Numerosi operai della Whirlpool sono scesi in strada a protestare. Tra le richieste, quella di un incontro urgente con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
La manifestazione ha raggiunto l’autostrada Napoli-Roma che per un tratto è stata bloccata. Nella giornata di ieri gli operai avevano impiccato un manichino sul cavalcavia. Un gesto accompagnato da una nota.
“I lavoratori Whirlpool sono appesi ad un filo della speranza, perché la vita di ognuno di noi non finisca sotto un ponte”.
Nel frattempo, è stato proclamato uno sciopero generale di quattro ore a Napoli. Si fermeranno tutti i settori produttivi dell’area metropolitana per il prossimo 5 novembre. Inoltre è prevista una manifestazione in Piazza Dante per la vertenza Whirlpool e a difesa dell’intero sistema produttivo e occupazionale. La mobilitazione, che vedrà esclusi i servizi essenziali, è stata proclamata da Cgil, Cisl e Uil, al termine dell’attivo unitario convocato dalle tre confederazioni.
A ottobre 2019 la Whirlpool Emea comunicò di essere pronta a ritirare la procedura di trasferimento del ramo d’azienda. Dunque, a non procedere con il licenziamento collettivo dei dipendenti di Napoli e a continuare la produzione delle lavatrici. Una decisione che fu condivisa con il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. L’obiettivo era quello di “ripristinare un clima costruttivo nella trattativa con il governo e con le organizzazioni sindacali“.
Il punto centrale, ieri come oggi, è rimasto quello dell’insostenibilità del sito.
“È un primo passo che ci consente di sederci a un tavolo per risolvere definitivamente i problemi di quello stabilimento” disse il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Che aggiunse: “Su questa vertenza il Governo ci ha messo la faccia. Abbiamo ottenuto un importante risultato. Ora ci sono le condizioni per sederci a un tavolo con le parti sociali per provare a trovare una soluzione industriale anche con un impegno del Governo per lo stabilimento. Era un primo passo fondamentale altrimenti la procedura di cessione avrebbe comportato o la cessione a un’altra attività industriale che era difficile da accettare o a una procedura di licenziamento collettivo. L’abbiamo ottenuto grazie all’impegno dei lavoratori, alla loro compattezza e alla loro manifesta volontà di lavorare in quello stabilimento. È un primo passo ma era fondamentale farlo”.
La Whirlpool non può prendere soldi pubblici e scappare
“La multinazionale deve rispettare gli impegni presi e deve mantenere la produzione di lavatrici a Napoli” spiegava già a luglio scorso la leader delle tute blu e segretaria generale Fiom-Cgil, Francesca Re David. “Soprattutto non può pensare di prendere risorse pubbliche e contemporaneamente licenziare. Lo stabilimento rappresenta un baluardo contro la desertificazione industriale nel territorio campano e nel Sud del Paese, oltre che un presidio di democrazia contro la criminalità organizzata. È una vertenza simbolo per tutto il Mezzogiorno, non esiste l’Italia senza il Mezzogiorno. Le lavoratrici e i lavoratori hanno dimostrato una capacità di resistenza straordinaria. La mobilitazione proseguirà finché non sarà raggiunto il risultato del mantenimento del sito industriale e della produzione di lavatrici, e della difesa di tutti i posti di lavoro”.
17 milioni di soldi pubblici alla Whirlpool
Il ministero dello Sviluppo, dunque, offre incentivi, sotto forma di una decontribuzione per 15 mesi sui contratti di solidarietà, per 17 milioni di euro. E i vertici di Whirlpool mettono sul tavolo cinque ipotesi per lo sviluppo del sito di Napoli che a fine maggio avevano annunciato di voler vendere. L’azienda, in quell’occasione, spiegò che solo la quinta, che prevede una riconversione dello stabilimento “sotto una nuova realtà aziendale”, avrebbe garantito il mantenimento della continuità industriale e avrebbe salvato i 412 posti di lavoro a rischio.
La proposta avvenne dopo che Luigi Di Maio, il mese prima, aveva minacciato di chiedere la restituzione dei soldi pubblici già goduti dal gruppo degli elettrodomestici. Risultato del nuovo tavolo al Mise a cui parteciparono l’amministratore delegato di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia, e l’allora vicepremier pentastellato, con i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm.
Le strade della seconda trattativa
La Morgia, nelle cinque ipotesi da percorrere, disse che erano “tutte in linea con l’impegno a garantire la continuità produttiva e i livelli occupazionali”. Le prime tre opzioni – disse – avrebbero richiesto investimenti nelle lavatrici di alta gamma, un segmento di mercato in forte difficoltà da diversi anni, oppure “trasferimenti di produzione da siti italiani o EMEA, con potenziali ripercussioni sugli altri stabilimenti e sulla profittabilità dell’azienda nella Regione EMEA”. Soluzione che avrebbe garantito solo parzialmente i posti di lavoro, dimostrandosi quindi non sostenibili nel medio-lungo termine.
La quarta soluzione “al momento prevederebbe il mantenimento della produzione di lavatrici e sarebbe aperta se si dovesse eventualmente riscontrare un interesse dal mercato e a determinate condizioni”. Solo la quinta e ultima opzione di fatto “garantirebbe il mantenimento della continuità industriale e i pieni livelli occupazionali”: è quella che prevede “un cambio di missione dello stabilimento, in grado di dare un futuro sostenibile al sito nel medio e lungo periodo. Alla nuova missione corrisponderebbe un cambio di produzione sotto una nuova realtà aziendale e con una nuova organizzazione del lavoro. Il processo di cambiamento verso la produzione di nuovi prodotti sarebbe accompagnato da un percorso formativo volto a supportare lo sviluppo di nuove capacità e competenze del personale”. Tradotto: riconversione sotto una nuova società.
L’offerta del governo e le promesse di Conte
Arriva a quel punto l’offerta di diciassette milioni di decontribuzione. “È pronta una norma, da approvare nei prossimi giorni. Norma che permetterebbe a Whirlpool di avere una decontribuzione per 17 milioni di euro nei prossimi 15 mesi, non pagando tasse sui contratti di solidarietà”, disse Di Maio. Il premier Conte in quelle ore, rispondendo a un question time alla Camera, disse: “Poco fa si è concluso al ministero il tavolo Whirpool. È stato deliberato uno strumento normativo per mantenere lo stabilimento di Napoli, per salvaguardare i livelli occupazionali”.
La Morgia, però, rimase cauto. “Dobbiamo avere il dettaglio del testo. Non è una questione di cifre, dobbiamo capire il contenuto tecnico per poi fare valutazioni. Ripeto, abbiamo presentato 5 diverse ipotesi e in ognuna la proposta del Mise avrà un impatto quindi dobbiamo rivalutare con attenzione. Stiamo parlando di 412 famiglie”. E ancora: “Ulteriori investimenti dell’azienda nella produzione di lavatrici a Napoli, anche se supportati da significativi incentivi finanziari negli anni, non garantiscono una soluzione sana e sostenibile nel lungo periodo. Solo un nuovo progetto industriale e un nuovo prodotto siano in grado di ridare nuova linfa al sito e di garantire i posti di lavoro a Napoli”.