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Vladimir Putin, i suoi tesori e amici e amanti collocati nei posti di potere. Ecco i nomi

Vladimir Putin, i suoi tesori e amici e amanti collocati nei posti di potere. Ecco i nomi

Il cerchio d’oro del presidente russo: pochi privilegiati che hanno ottenuto ricchezze enormi. Familiari e commilitoni dell’era sovietica.

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Gli oligarchi vicini a Vladimir Putin sono 40. Sono i privilegiati che controllano l’economia russa.

Fedelissimi di Vladimir Putin come Alexei Miller, capo della Gazprom, e Igor Sechin, numero uno della Rosneft. Poi ci sono – come racconta L’Espresso – uomini d’affari diventati ricchissimi già ai tempi di Boris Eltsin, acquisendo a prezzi stracciati proprietà e aziende pubbliche privatizzate dopo il crollo dell’Unione sovietica. Gli stessi che nei primi giorni di guerra in Ucraina vanno a rapporto dallo zar. Alcuni sono famosi anche in Occidente, altri meno, ma hanno la stessa preoccupazione: possiedono patrimoni enormi, ora minacciati da “sanzioni senza precedenti”. Secondo le stime aggiornate a poche settimane fa, Alexei Mordaschov, il re dell’acciaio, ha un tesoro personale di almeno 21 miliardi di dollari. Vladimir Potanin, viceministro russo fino al 1996, ne ha accumulati 23 con il colosso Norilsk Nickel. Vagit Alekperov, il boss del petrolio della Lukoil, ne ha 17. Il banchiere Petr Aven, azionista di Alfa Group, si accontenta di cinque miliardi.

Nell’era di Putin si è affermata una cerchia più ristretta, esclusiva.

Pochi privilegiati che possono vantare un solido rapporto di amicizia, di carriera o di famiglia con il presidente. Anche loro sono ricchissimi. E lo sono diventati proprio nel ventennio del potere di Putin. Senza avere altri titoli se non il legame personale con lo zar. Un cerchio d’oro di cui fanno parte parenti e amici di famiglia. Ex ufficiali che hanno lavorato con Putin nella centrale di spionaggio del Kgb a Dresda. Vecchi amici della giovinezza e dell’università di San Pietroburgo. Compagni di scalata al potere politico a Mosca. Tutti gli uomini del presidente, ma anche le donne: presunte amanti, figlie segrete, modelle con proprietà sontuose. E i presunti tesorieri occulti: personaggi sospettati di custodire miliardi per lo stesso Putin. Tesori che il presidente non può dichiarare, altrimenti ammetterebbe di capeggiare uno dei regimi più corrotti della storia. Fondato sul saccheggio sistematico delle risorse pubbliche.

I nomi del presidente

Le accuse ai presunti tesorieri-prestanome di Putin, respinte da tutti gli interessati, nascono dalle scoperte dei più coraggiosi giornalisti russi, tutti perseguitati dal regime, che scrivono per le poche testate rimaste indipendenti e in questi anni hanno lavorato insieme a L’Espresso a numerose inchieste internazionali, coordinate dal consorzio Icij. Attorno allo zar sono cresciuti patrimoni sproporzionati, tenuti nascosti, non giustificabili con guadagni leciti.

Mikhail Shelomov è il figlio di una cugina di Putin, Lyubov Shelomova. I suoi redditi ufficiali si riducono a uno stipendio da tecnico di una compagnia navale pubblica. I giornalisti russi di Novaya Gazeta e Occrp hanno scoperto che Shelomov ha investito segretamente, almeno fino al 2017, ben 573 milioni di dollari. Il dipendente statale ha comprato, in particolare, quote di Bank Rossiya, la banca controllata da una cordata di amici dello zar, e della Sogaz, la compagnia di assicurazione della Gazprom, il colosso pubblico del gas. Il figlio della cugina di Putin ha acquisito anche una ricca società, Platinum, dai fratelli Arkady e Boris Rotenberg: due storici sodali del presidente, diventati miliardari con tutti i loro familiari.

Sergei Roldugin

È un altro grande amico dello zar. Da giovane ha conosciuto il fratello maggiore di Putin e negli anni è diventato uno di famiglia: è stato il padrino di battesimo di Maria Putina, la figlia più grande del presidente. Roldugin è violoncellista. Eppure è intestata a lui una fortuna a nove zeri, smascherata nel 2016 con i Panama Papers: l’inchiesta collettiva dei giornalisti di mezzo mondo lo ha collegato a una rete di società offshore da oltre un miliardo di dollari.

Le carte mostrano che oltre 200 milioni sono arrivati da tesorerie anonime controllate dai fratelli Rotenberg. La risonanza dello scoop costrinse Putin in persona a smentire che il violoncellista con il tesoro fosse un suo prestanome. Il presidente disse che l’amico “guadagna molto come concertista” e tiene i soldi all’estero “per comprare strumenti musicali da donare al conservatorio di Mosca”. L’indifendibile Roldugin è stato sanzionato dalle autorità occidentali solo nei giorni scorsi, mentre l’Ucraina veniva invasa e bombardata per ordine di Putin, sei anni dopo i Panama Papers.

Pyotr Kolbin

È amico dello zar fin dall’infanzia. Prima che Putin diventasse presidente, faceva il macellaio e viveva in una casa popolare. Un’inchiesta di Novaya Gazeta, il giornale dove lavorava Anna Politkovskaja quando fu assassinata nel 2006 a Mosca, ha rivelato che a Kolbin era intestato il dieci per cento della Gunvor, la multinazionale delle materie prime. Altri giornalisti russi hanno poi scoperto che allo stesso amico di Putin faceva capo un quarto delle quote di un maxi-giacimento di gas, pagate 81 milioni di dollari e rivendute nel 2011 per 526 milioni. Acquirente finale, il gruppo Novatek, il colosso privato del gas controllato dall’oligarca Leonid Mikhelson con la partecipazione di Gennady Timchenko, il banchiere più vicino a Putin. Secondo fonti russe, Kolbin sarebbe morto diversi mesi fa e la sua fortuna sarebbe stata ereditata, almeno sulla carta, dal figlio, che ha il nome di un amico: Vladimir.

I diversi settori del cerchio d’oro sembrano stratificazioni geologiche.

Il primo strato si forma già quando Putin lavora in Germania Est per il Kgb. Il giornalista e attivista anticorruzione Alexei Navalny, prima avvelenato e poi arrestato dal regime di Mosca, ha ritrovato negli archivi di Dresda documenti degli anni ’80 e foto di Putin con due ufficiali dello spionaggio sovietico, che poi hanno fatto carriera nei colossi pubblici. Sergei Chemezov è diventato il capo della Rostec, che controlla oltre 700 società statali tra cui Lada-Avtovaz (auto), Kamaz (camion) e Kalashnikov (armi). Nikolai Tokarev, che non aveva mai rivelato il suo passato nel Kgb, guida da più di un decennio il gruppo Transneft, che costruisce oleodotti e gasdotti. Dal circolo delle spie di Dresda proveniva anche Vladimir Yakunin, l’ex capo delle ferrovie russe, epurato anni fa dopo una serie di scandali finanziari.

Dopo il crollo dell’Urss, Leningrado è stata ribattezzata San Pietroburgo, ma Putin non ha dimenticato i vecchi amici. Sotto la sua presidenza sono diventati miliardari, oltre ai fratelli Rotenberg, personaggi come Nikolai Shamalov, azionista di Bank Rossiya, German Gref, il potentissimo numero uno della banca statale Sberbank, e Ilham Ragimov, il re dell’immobiliare, che ha un patrimonio personale di oltre mezzo miliardo. Ragimov è stato compagno di Putin all’università, come altri oligarchi. Il suo gruppo incassa oltre un miliardo all’anno solo di affitti.

Il partito di Putin proclama di difendere i valori della famiglia. 

Un principio applicato agli affari da svariati parenti e affini del presidente. Il più in carriera oggi è il figlio del cugino Yevgeny: si chiama Mikhail Putin e nel 2018 è diventato vicepresidente della Gazprom. Ma anche le famiglie non ufficiali hanno fatto fortuna. Svetlana Krivonogikh è una presunta ex amante, madre di una figlia segreta di Putin, nata nel 2003. Prima di conoscere lo zar, faceva la cameriera a San Pietroburgo. Un mese dopo aver dato alla luce Elizabeta è diventata proprietaria di una lussuosa residenza a Montecarlo, rivelata sei mesi fa dai Pandora Papers. Oggi Svetlana si gode un patrimonio di oltre cento milioni ed è socia di Rossiya Bank e di varie imprese turistiche insieme a fedelissimi di Putin come il banchiere e industriale Timchenko, che ha un patrimonio di oltre 16 miliardi.

Putin ha sempre smentito di aver avuto anche un figlio da un’altra presunta ex amante, Alina Kabaeva, già campionessa di ginnastica, poi diventata potente parlamentare nel partito del presidente e quindi manager del National Media Group, che controlla giornali e tv di regime. Il padrone è l’oligarca Yuri Kovalchuk, il primo azionista di Bank Rossiya.

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I giornalisti russi di IStories, che da anni lavorano con Icij, Occrp e con L’Espresso, hanno illuminato un vortice di passaggi di proprietà che collegano una serie di case di lusso con la famiglia Kabaeva e con una dozzina di altre donne legate al presidente. Al centro delle operazioni c’è Grigory Baevskiy, ex dirigente di una società di edilizia pubblica, che ha venduto numerose proprietà ai Rotenberg e poi è diventato il capo del loro gruppo immobiliare privato. Nel 2009, ad esempio, Baevskiy ha ceduto un appartamento di 228 metri quadrati, nel centro di Mosca, a Leyasan Kabaeva: la sorella di Alina. Nel 2013 lo stesso immobiliarista ha trasferito una casa con ampio terreno a Uspenskoe, il sobborgo più caro ed esclusivo della capitale russa, a una pensionata ultraottantenne, Anna Zatsepilina: la nonna di Alina Kabaeva.

Katerina Tikhonova

Almeno dal 2012 in un appartamento di Baevskiy vicino a Mosca vive un’inquilina d’eccezione: Katerina Tikhonova, che nel passaporto non ha registrato il suo secondo cognome, Putina. Lo ha scoperto un’inchiesta giornalistica che l’ha identificata come la figlia più giovane del presidente russo. Da semplice ricercatrice, nel 2015 Katerina è diventata responsabile del maxiprogetto da 1,7 miliardi di dollari per il nuovo polo universitario di Mosca. Da qualche tempo si è separata dal marito, Kirill Shamalov, figlio di Nikolai, l’oligarca di San Pietroburgo.

Shamalov junior, assunto come manager dal gruppo petrolchimico Sibur, otto anni fa ne è diventato comproprietario, acquistando il 17 per cento delle azioni da Timchenko, il miliardario sanzionato dagli Usa già nel 2014 per il suo legame con Putin. Le ha pagate con un prestito concesso da Gazprombank, di cui suo fratello Yuri è consigliere d’amministrazione. E nel 2017 è passato all’incasso: ha rivenduto la sua quota della Sibur, secondo la testata russa Vedomosti, per più di due miliardi di dollari.

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Baevskiy, originario di San Pietroburgo, ha procurato almeno una dozzina di case ad altre parenti o amiche di Putin. Il catasto russo non pubblica i prezzi, per cui non è chiaro se si tratti di vendite o donazioni. Nessuno degli interessati ha fornito chiarimenti. Oltre agli affari di famiglia, l’immobiliarista ha siglato contratti imprevedibili, che portano a giovani modelle russe. Alisa Kharcheva è una ventenne che nel 2010 ha impersonato “miss aprile” in un calendario erotico stampato per celebrare il compleanno di Putin, che ha gradito molto il dono, come ha confermato il suo portavoce Dmitry Peskov. Due anni dopo Alisa ha pubblicato su Internet un altro messaggio di auguri al presidente russo, con una foto che la ritrae accanto a una gattina e a un ritratto di Putin.

Nulla, rispetto al sostegno fornito da Putin in persona agli amici più fidati. Perfino negli odiati Stati Uniti.

Qui la Lukoil ha acquistato, per 71 milioni di dollari, la Getty Petroleum Marketing, con 1300 stazioni di benzina ubicate nella costa orientale degli Usa, che ora l’oligarca Alekperov teme di vedersi sequestrare. Un affare celebrato, nel 2003, con un ricevimento a Manhattan.

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