Vittore Pecchini era il preside del liceo Marco Polo di Venezia e si è tolto la vita sabato scorso a 57 anni al Lido. Parlava sei lingue, era istruttore di vela e sub. Da settimane era al centro di contestazioni. La famiglia del professor Pecchini non crede all’ipotesi del suicidio. Il docente è stato soccorso all’interno del suo camper parcheggiato in una strada pubblica sull’isola. A dare l’allarme è stata la compagna.
Pecchini avrebbe assunto dei farmaci e telefonato alla compagna, che si è precipitata da lui. I tentativi dei medici di salvarlo sono stati vani.
Pecchini era originario della provincia di Reggio Emilia e laureato in filosofia, era preside del Marco Polo da inizio anno e da quattro guidava gli istituti Fermi, Corner, Cini e Venier. Aveva diretto istituti scolatici in Italia e all’estero.
Al preside veniva contestata la mancanza di contrattazione di istituto. “Sono stanco, arcistufo: a scuola mi stanno attaccando tutti, genitori e docenti”, aveva detto pochi giorni prima di morire. Un suicidio avvenuto alla vigilia dello sciopero indetto contro di lui. La contestazione nei suoi confronti si trascinava da mesi, addirittura con picchetti davanti all’ufficio scolastico e prese di posizione da parte di consiglieri comunali e parlamentari.
Per la polizia non vi sono dubbi sul suicidio, causato da ingestione di nitrito di sodio trovato all’interno del camper. Alla compagna aveva detto di sentirsi molto male.
In queste ore gli amici di Pecchini si sono sfogati:“Vittore si è ucciso, e l’avete ucciso voi”. C’è rabbia per il modo in cui il preside è stato bersagliato:“Vi arrogate il diritto di accanirvi sulle vite degli altri, di distruggere l’integrità di una persona. Vi piace contestare, criticare, accusare, demolire, senza pensare alle conseguenze. Avete sulla coscienza quest’uomo”.
Dure contestazioni sono state mosse a Pecchini dal gruppo Facebook “Contro l’accorpamento delle classi al Liceo Marco Polo”, aperto il 9 aprile. Gli veniva rimproverata “mancanza di trasparenza”, “ipocrisia”, “inadeguatezza”, “gestione personalistica” della scuola. “I genitori sollevano il conflitto di interesse del dirigente”, si legge in uno dei post pubblicati. Dunque, si fa riferimento allo “sciopero contro la gestione autocratica” del preside e un attacco diretto in cui si dice che “Il dirigente non solo non ha mostrato alcun interesse rispetto il confronto con insegnanti, studenti e genitori, ma ha mostrato uno spregio della democrazia che non lo rende in grado di dirigere questa scuola”. Infine: “Le parole di Pecchini lo condannano, come dirigente, in quel luogo di incapacità di difesa del liceo che lui rappresenta. Noi già sappiamo come vivere senza di lui: non solo non ci rappresenta, ma deve andare via”.