L’obiettivo era quello di raccogliere 240 milioni sul mercato per quotare la sua ultima creatura, la società di car sharing russa Delimobil, a Wall Street. Ma a Vincenzo Trani anche questa volta non è andata bene: tutto rimandato.
Vincenzo Trani è l’imprenditore napoletano con casa e portafoglio in Russia e sul quale Matteo Renzi ha puntato tanto da entrare al suo fianco nel consiglio di amministrazione della società.
Trani e Delimobil
Quella della Delimobil è l’ennesimo inciampo capitato a Trani in questi ultimi mesi a cui – secondo i documenti ufficiali depositati alla Camera di Commercio – le cose non stanno andando bene come immaginava. “Sono sempre stato convinto dell’importanza di valorizzare le competenze degli imprenditori italiani in tutto il mondo: per questo sarà al fianco del dottor Trani in questa sfida” aveva detto il leader di Italia viva.
Come riferisce Repubblica, Trani è assai conosciuto a Mosca dove da tempo fa affari. Il suo contatto migliore è con Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia. E, nel periodo del Conte I, contribuisce a fare entrare negli uffici giusti gli uomini leghisti. A partire dal quel Gianluca Savoini che difese strenuamente, con l’allora ministro Matteo Salvini, quando scoppiò l’affaire Metropol.
Il nome di Vincenzo Trani è rimbalzato per la questione vaccino. Perché Trani è stato il primo italiano a vaccinarsi con Sputnik.
L’uomo gira per alcune aziende italiane a promettere denaro qualora avessero cominciato a produrre il siero russo. Le cose non vanno come Trani immagina: il mercato vira su Pfizer, Sputnik quasi tutti lo dimenticano.
Ma Trani prova a fare un’altra operazione economica con il Covid: il primo luglio del 2020 apre, sede Napoli, la Pharmalite, “una piattaforma logistica nata in piena emergenza Covid” per supportare le farmacie nel business dell’online. Ha il 40 per cento della proprietà, l’altro pacchetto è nelle mani è Maria Carla de Vita, sua vice presidente a Mosca. Ma la società non parte bene: ha un rosso di qualche migliaia di euro. Utile negativo anche per la General invest srl, società di consulenza interamente di proprietà di Trani.
Mirko Capital e la galassia societaria
Il cui gioiello imprenditoriale è però la Mirko Capital, una società che si occupa di piccoli prestiti tra Russia, Est Europa e Asia. Il cuore della società è in Lussemburgo, uno dei rami in Italia. Anche lì c’è un problema: il 2020 si è chiuso in perdita con un calo del 20 per cento circa del giro di affari.
Tra i revisori dei conti c’è Ascanio Turco, commercialista lucano coinvolto in diverse inchieste giudiziarie, ed ex revisore di una società dei servizi segreti (la Cai che gestisce gli aerei degli 007). Il nome della Mirko Capital ritorna anche in alcune inchieste giudiziarie italiane: per esempio, in quella su monsignor Becciu, visto che il Vaticano – dopo aver avuto indicazioni di investire circa 30 milioni – sottoscrisse bond per 6, poi rimborsati nel 2019.
Negli ultimi mesi non eccellenti di Trani si inserisce anche un ulteriore particolare: l’imprenditore era console onorario della Bielorussia a Napoli. Ma da oltre un anno non lo è più. L’incarico gli è stato revocato. I motivi non sono chiari: “Il processo di assegnazione del consolato onorario è supervisionato dal ministero degli Affari Esteri. Il dottor Trani allo scadere del mandato consolare non ha ricevuto il rinnovo, presumibilmente in una ottica di riorganizzazione della rappresentanza diplomatica in Europa” aveva fatto sapere l’imprenditore.