In un angolo silenzioso di Palermo, un uomo anziano cammina lentamente, il bastone come un sostegno alla sua debole figura. Siamo nel 2022. Le lacrime solcano il suo viso segnato mentre con un fazzoletto lucida le lapidi, ogni nome inciso è un ricordo, una ferita che non si rimargina. Quest’uomo è Vincenzo Agostino, il custode dei segreti sepolti di Palermo. Il testimone delle migliaia di vite spezzate dalla violenza della mafia, il custode di una lotta senza fine per la verità e la giustizia.
Vincenzo Agostino legge ad alta voce i nomi dei caduti, una preghiera sussurrata per ogni anima perduta. Attraversa i vialetti dei cimiteri con passo lento, guidando coloro che lo seguono alla scoperta dei “tesori nascosti” che giacciono lì, sepolte sotto il peso dell’ingiustizia e del silenzio. Ogni lapide, ogni cippo funerario racconta una storia di dolore e di speranza, una storia di vite sacrificate sull’altare dell’indifferenza e della corruzione.
Vincenzo Agostino, all’età di 87 anni, ha portato sulle sue spalle il peso di una tragedia personale e collettiva.
Il ricordo del figlio Nino, un agente di polizia assassinato insieme alla giovane moglie incinta Ida Castelluccio, è ancora vivo nella sua memoria, un dolore che non svanirà mai. Il 5 agosto 1989, quel giorno terribile, ha segnato il destino di Agostino e della sua famiglia, lanciandoli in un vortice di dolore e di ricerca disperata di verità.
Ma la verità è stata elusiva, sfuggente, come un miraggio nel deserto.
Per oltre trent’anni, Agostino ha lottato contro un muro di omertà e complicità, contro un sistema che sembrava più interessato a nascondere la verità che a farla emergere. Solo recentemente, grazie all’impulso delle indagini di Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, un processo è stato avviato, un timido passo verso la giustizia tanto agognata.
Il film documentario “Io lo so chi siete”, diretto da Alessandro Colizzi e scritto da Silvia Cossu, è diventato una voce coraggiosa che rompe il silenzio, che svela le ombre nascoste dietro i delitti apparentemente risolti. Attraverso la storia di Nino e Ida, il film apre uno squarcio sulla realtà oscura di Palermo, sul connubio nefasto tra mafia e Stato.
Vincenzo Agostino, nonostante la sua età avanzata e la sua salute precaria, ha continuato la sua battaglia per la verità. Ha attraversato paesi, parlato nelle scuole, nei presidi sulla legalità, nei processi dove la sua testimonianza è stata richiesta. Sempre convinto che il destino del figlio sia stato segnato da un’oscura alleanza tra mafia e potere. Una verità che deve emergere per onorare la memoria di coloro che hanno sacrificato le loro vite per un ideale di giustizia.
“Io lo so chi siete” è più di un titolo di un film, è un grido di consapevolezza collettiva. Un richiamo alla necessità di guardare oltre le apparenze, di scavare nelle profondità oscure della storia per trovare la verità. Se solo la Rai avesse il coraggio di trasmettere questo film, farebbe un servizio pubblico di inestimabile valore. Illuminando gli angoli più oscuri della nostra società e aprendo la strada verso una giustizia vera e duratura.