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Vice presidente Terravision a Zonedombra: nessun processo ai magistrati ma chiesto ristoro dei danni

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Yakuta Rajabali, Vice President Terravision Group, ci ha inviato una mail per chiarire alcuni aspetti di un articolo pubblicato.

Con riferimento all’articolo pubblicato il 17 aprile 2015 su zonedombratv.it a firma di Del Furbo dal titolo Scandalo Terravision: i giudici decidono che è in fallimento. E l’azienda porta a processo i pm, sono costretta, al fine di garantire una corretta informazione e tutelare l’immagine dell’azienda che rappresento a richiederLe, con riferimento alle notizie divulgate, la pubblicazione della seguente rettifica.

Non vi è alcun parallelismo tra la richiesta di risarcimento danni presentata presso il competente Tribunale di Perugia ed il procedimento penale in cui è imputato, tra gli altri, il fondatore di Terravision. La società Alivision, di cui l’azienda inglese Terravision Transport Limited è proprietaria, non ha affatto “processato i magistrati mentre la causa è ancora in corso”. Piuttosto si è limitata a chiedere il ristoro degli ingenti danni, pari a circa € 6.000.000,00 subiti a causa dell’istanza di fallimento presentata dai due P.M. ed il cui rigetto è divenuto definitivo.

Tale prerogativa, soggetta al termine di prescrizione biennale che nel nostro caso decorre dalla sentenza del tribunale Fallimentare del 5 febbraio 2014, era prevista anche dalla precedente normativa recentemente modificata dopo le reiterate prescrizioni di Strasburgo. È infatti quella europea la sede giurisdizionale a cui sempre più i cittadini italiani, non senza ragione, si rivolgono. Come direbbe Clinton “it’s Europe, stupid”.

La singolarità del procedimento in sede fallimentare ha avuto ampio risalto sulla principale stampa nazionale italiana e sul Financial Times. Va fatto presente che la peregrina iniziativa del PM ha minato l’esistenza stessa della Alivision che in virtù di ciò ha rischiato la revoca di tutte le autorizzazioni per l’esercizio dei servizi di trasporto per il rilascio delle quali, in Italia, sono occorsi diversi anni. Correttamente, con decreto del 5 febbraio 2014, il Tribunale fallimentare ha rigettato l’istanza di fallimento disattendendo, con argomentazioni critiche ed articolate, le richieste della Procura della Repubblica di Roma: il Tribunale fallimentare ha infatti ritenuto la società Alivision non fallibile in quanto non sussistono “fatti esteriori rivelatori della sussistenza dello stato di insolvenza prospettato dal Pubblico Ministero”. Continua inoltre la sentenza dicendo che la debenza all’Erario “è frutto di una valutazione dai contenuti non esenti da critiche effettuata dal consulente del P.M., soggetto sfornito della potestà di accertamento dell’esistenza di debiti tributari”.

Con riferimento a queste circostanze e come già riportato dal Vostro giornale, i due magistrati sono stati indagati e dovranno comparire davanti al GIP di Perugia il prossimo 21 maggio in quanto accusati per aver effettuato pressioni sul Presidente del Tribunale Fallimentare perché il fallimento venisse decretato senza concedere il minimo termine a difesa previsto dalla legge e per aver modificato artatamente, al fine di sostenere l’insolvenza della società, il documento di un pubblico ufficiale.

Contrariamente a quanto riportato, il sequestro di alcune linee di trasporto, richiesto dai due P.M., respinto dal GUP e parzialmente autorizzato dal Tribunale del Riesame è avvenuto nell’ambito di un procedimento penale scaturito da un’indagine avviata nell’autunno 2005 dal Dr. Dovinola ed in concomitanza con l’inizio del servizio di transfer ad opera di una società concorrente presso l’aeroporto di Ciampino. Questa indagine penale, a cui dal 2013 ha partecipato anche la Dott.ssa Filippi, lungi dall’essere caratterizzata dalla “normale dialettica processuale” sancita nell’articolo in questione, ha collezionato in 10 anni notevoli singolarità tra cui, unicamente per motivi di sintesi, si ricordano:

• 41 persone e 25 società indagate in 9 anni di indagine con interrogatori effettuati dal PM in calzoncini e scarpe da tennis, con tanto di racchetta sulla scrivania. • Un custode giudiziario che causa in 4 anni la esponenziale moltiplicazione dei debiti dell’unica società sottoposta a custodia • L’appropriazione di dati riservati da parte di società concorrenti, non perseguito dal PM che ne ha invece fatto uso nel procedimento • Un’istanza urgente di fallimento notificata 45 ore prima dell’udienza, sulla base di una relazione depositata diciotto mesi prima da un consulente coinvolto in una vicenda che ha visto il trasferimento della moglie Gip a Roma • Valori definitivamente accertati dagli enti impositori competenti ed arbitrariamente rideterminati dal suddetto perito, che non conosce la differenza tra ruoli e cartelle, vengono fatti propri dai PM e con una perizia che ricalca integralmente quella formulata dal commercialista della società concorrente •  I PM alterano passaggi determinanti della nota del curatore per alterare la verità; lo stesso PM che ha insistentemente richiesto il fallimento di Alivision per insolvenza, gestisce l’amministrazione del sequestro dell’azienda volta a garantirne invece la continuità.

Si deve altresì evidenziare che il medesimo Pm ha recentemente chiesto il sequestro conservativo della stessa azienda, ritenuto del tutto improponibile dal Gip che lo ha rigettato.

Indubbiamente il successo dei nostri servizi di transfer che al prezzo di 4 o 5 € consentono ai cittadini romani di raggiungere gli aeroporti di Ciampino e Fiumicino danno terribilmente fastidio e per questo, in modo trasparente e pienamente legittimo, sia nel 2008 che nel 2012 l’Ambasciatore inglese è intervenuto sulla questione per tutelare i principi di competitività e libera concorrenza.

Da cittadina britannica che lavora in Italia da 14 anni e la cui azienda non ha mai avuto in nessun altra città o nazione europea dove opera esperienze come quelle riportate, constatato che  600.000 italiani vivono e lavorano serenamente nella sola Londra  mentre nel recente passato un’azienda del calibro di British Gas è stata costretta ad abbandonare l’Italia. Terravision, ben meno importante, tuttavia marchio sufficientemente noto in Europa che ha formato in poco più di 12 anni oltre 4.000 giovani prevalentemente italiani di cui 400 sono attualmente impiegati presso la nostra azienda è da 10 anni e solamente a Roma, oggetto di indagine permanente da parte del medesimo PM. Nel contempo altre primarie aziende britanniche soffrono difficoltà legate ad evidenti alterazioni dei processi concorrenziali.

La persecuzione nei confronti di Terravision è stata peraltro acclarata sia da una sentenza civile del Tribunale di Roma, che ha condannato il Comune di Roma per l’illegittimo ostruzionismo all’attività dell’azienda, sia dall’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza, che ha evidenziato un vero e proprio cartello che ha tentato di impedire l’attività imprenditoriale di Terravision.

Cartello che oggi, dai Vostri stessi articoli, emerge essere ben inserito nel collaudato sistema mafia capitale, contrastato fin dal 2001dal fondatore di Terravision, oggi imputato.

Mi domando se questo modo di interpretare i principi di competitività e libero mercato sia la strada giusta per attrarre in Italia  maggiori investimenti esteri arginando lo strapotere della criminalità organizzata che si giova di oscure procedure, alimentate dalla corruzione.

 

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