Il premier italiano più bello e simpatico del mondo che, in un colpo solo, ha buttato via il suo ex collega Enrico Letta e disintegrato Scelta Civica, pare abbia molti scheletri nell’armadio.
Noi li abbiamo contati e, per il momento, ve ne serviamo solo dieci. Non è la solita analisi da Sfatto quotidiano che copia e incolla stralci di udienza pescando a caso. A dire il vero nel nostro racconto c’è solo una frode di 6 milioni di euro di quando il bel Matteo era presidente della Provincia.
LA CORTE DEI CONTI SENTENZIA
Il ministero del Tesoro sta vedendoci chiaro su Florence Multimedia, la società in house voluta dall’allora presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi. Renzi avrebbe concesso un “irregolare affidamento di servizi per un importo superiore a quello previsto dai relativi contratti di servizio”, per cifre da capogiro di oltre nove milioni di euro. Il bel gruzzoletto fu preso dalla società senza la procedura prevista dalla legge e senza mai informare il Consiglio provinciale. Ci sarebbe, poi, la questione del sollevamento dall’incarico del direttore unico della Provincia con un collegio di direzione di quattro membri due dei quali in aspettativa e poi riassunti con un contratto a tempo determinato. Ciò determinò un aumento di spesa di ben un milione e 34 mila euro.
IL MATTEO FIGLIO DEL MASSONE TIZIANO
Matteo Renzi è figlio di Tiziano Renzi, ex membro della DC e gran signore della Margherita e della Massoneria in Toscana. Il feudo incontrastato della famiglia Renzi è il Valdarno, dal quale si stanno allargando a macchia d’olio.
È notorio ai fiorentini che papà Tiziano controlli dalla metà degli anni ’90 la distribuzione della gran parte di giornali e di pubblicità in Toscana. E non finisce qui. La Baldassini-Tognozzi, la società un po’ edile e un po’ finanziaria con in mano tutti gli appalti della Regione, portava un bel po’ di denaro nelle casse della famiglia Renzi. La società, in crack, ha realizzato commesse milionarie tra cui le varianti di valico e la terza corsia dell’A1 fra Firenze e Bologna; la tramvia fiorentina.
Tiziano Renzi e Denis Verdini pare siano accomunati dall’appartenenza alla massoneria. Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia rivelò l’esistenza, nel Pd, di almeno 4 mila affiliati “su quasi 21 mila iscritti in 744 logge, il 50% dei quali concentrati in Toscana, Calabria, Piemonte, Sicilia, Lazio e Lombardia, con la maggiore densità assoluta a Livorno e Firenze”. Di Verdini disse che “milita da diversi anni nella massoneria”. E l’anello di congiunzione tra Berlusconi e Renzi, pare, siano proprio Verdini e il padre del premier.
IL CONTROLLO DEI MEDIA LOCALI
Il premier, quando era presidente della Provincia, trovò un secondo lavoro a un bel gruzzolo di giornalisti sparpagliandoli tra uffici stampa degli eventi organizzati dalla Provincia e una serie di riviste inutili e costossime per la collettività. Più volte intervistato dalle tv per aver pagato spazi (legittimi) di comunicazione. Una pratica diffusa in tutte le emittenti locali d’Italia che, pur di andare avanti, accettano ogni tipo di compromesso. Si tratta di capire se poi le stesse emittenti hanno la forza di contrastare, nel caso, il loro sponsor.
RECUPERO DI SANT’ORSOLA
Quando si parla del recupero dell’ex convento di Sant’Orsola Matteo non sta nella pelle per l’emozione. Lui dice di averlo recuperato ma, in molti tra i cittadini, non sono d’accordo. “È chiuso e abbandonato da molti decenni, sarebbe stato recuperato dalla Provincia -così dice Renzi- con un investimento iniziale di 20 milioni di euro. E questo non è vero. Infatti, a bilancio, a fine anno, la Provincia per Sant’Orsola ha stanziato la miseria di un milione di euro. È un esempio del suo continuo modo di mentire”. Tra i comitati che da tempo si battono per il recupero di Sant’ Orsola aleggia il timore che, dopo queste elezioni, le istituzioni, in primis la Provincia, dimentichi nuovamente l’impegno preso.
LA ZONA DI CASTELLO E LA FONDIARIA-SAI
Il braccio destro di Ligresti, patron della Fondiaria, Rapisarda, come apparso nelle intercettazioni telefoniche, pretese che per le commissioni di Castello la Provincia avesse fatto una gara d’appalto. Il motivo che “sennò ci accusano di fare noi il prezzo” disse Rapisarda al telefono con l’assessore Biagi. E così fu: Renzi fece la gara d’appalto. E i poteri forti contro cui Renzi combatte?
L’AFFARE ‘NOILINK’
Le cifre, anche in questo caso, sono da capogiro: 700mila euro in cinque anni, dal 2007 al 2011, sono arrivati sotto forma di “erogazioni liberali” all’Associazione Noi Link, vicina a Matteo Renzi che nel 2009 si occupò di seguire la campagna delle primarie per la candidatura a sindaco. Grazie al consigliere comunale di Sel, Tommaso Grassi, vennero fuori cifre dettagliate: 79.600 euro nel 2007, 142.500 euro nel 2008, 175.400 euro nel 2009, 156.350 euro nel 2010, 179.074,29 nel 2011 per un totale appunto di 733.021,19 euro. E tra i soci di Noi Link ci sono persone che poi hanno lavorato o in Comune o nelle partecipate di Palazzo Vecchio. Scrive Repubblica:”I fondatori sono Marco Seracini, che ha ricoperto la presidenza di Montedomini, l’amministratore delegato di Firenze Parcheggi nonché consigliere dell’ Ente Cassa di Risparmio Marco Carrai, suo fratello Stefano, imprenditore, Lucia de Siervo, ex capogabinetto ed ex assessore adesso direttore della Cultura, l’ assessore all’ Ambeinte di Scandicci Simona Bonafè, al fianco di Renzi nella campagna delle primarie, il consigliere regionale del Pd Nicola Danti, responsabile toscano dei comitati Renzi, Francesca Grifoni, ora capo della segreteria di Sergio Givone e prima a Florence Multimedia, l’ ex direttore di Montedomini Vincenzo Cavvalleri, ora alla guida dei Servizi Sociali del Comune e il presidente della Silfi Andrea Bacci”. Grassi ricorda l’episodio in cui Di Bacci, in una intercettazione telefonica con Riccardo Fusi, si parlava della messa a disposizione di Renzi di un elicottero privato. “Queste settecentomila euro arrivano da privati anonimi. Perché non sono stati mai resi noti questi finanziatori?” chiede Grassi. E aggiunge:”Renzi ha riempito le istituzioni e le società partecipate non più con i nomi indicati dai partiti ma con quelli dei soci o dei finanziatori delle sue associazioni impegnate nella campagna elettorale. Mi sembra giusto rendere pubbliche queste informazioni prima del voto delle primarie. Come si comporterebbe il sindaco una volta arrivato a Palazzo Chigi?”.
Vai a saperlo cosa farà ora Renzi alla presidenza del Consiglio.
Antonio Del Furbo