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Verso un secondo lockdown. Il rischio è elevato.

Verso un secondo lockdown. Il rischio è elevato.

Una fetta di deputati spinge per un lockdown per il Covid-19 a partire dalla prossima settimana. Ma per Conte "Il Paese non reggerebbe"

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Il rischio lockdown per l’Italia è stato più volte smentito dai rappresentanti del governo.



E lo ha ribadito lo stesso premier, Giuseppe Conte. Il punto è che fonti riferiscono che nell’esecutivo si parla di un possibile secondo lockdown. Per questo motivo si stanno mettendo in atto tutte le misure necessarie per evitare il peggio. “Il rischio c’è” dice Roberto Speranza, che di fatto non ha escluso che l’Italia possa tornare nuovamente nel dramma che abbiamo vissuto in primavera. E proprio il ministro della Salute ha rivelato che sullo sfondo delle riunioni riservate c’è il “tutti dentro”.

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“Stiamo lavorando giorno e notte perché si eviti un lockdown nazionale”, ha fatto sapere Speranza. Per adesso il governo ha scelto l’obbligo delle mascherine anche all’aperto. “Molto dipenderà dai comportamenti delle persone” spiega Conte.

Il dato politico è che Conte è l’uomo della mediazione tra la parte intransigente e quella più morbida. Tra i duri e puri c’è Dario Franceschini colui che ha premuto per estendere ovunque l’obbligo del dispositivo di protezione. “La gente non si contagia a scuola, sul tram, o in ufficio. Il 70% dei contagi avviene in famiglia e con gli amici”, avrebbe fatto notare il capo delegazione del Partito democratico nel corso di un vertice serrato al tavolo di Palazzo Chigi. “Come facciamo a obbligare le persone non conviventi a presentarsi a una festa in casa con la mascherina? Può essere una raccomandazione, ma non un dettame di legge” ha detto Teresa Bellanova.

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Le misure più drastiche arriveranno, dunque. È solo questione di tempo. Entro il 15 ottobre Conte dovrà firmare il nuovo Dpcm. Tuttavia il premier per ora non sente la stessa necessità della primavera anche per la posizione maturata anche in seguito all’osservazione fatta dal ministro dell’Agricoltura: “La struttura produttiva del Paese non reggerebbe a un secondo blocco”.

Non resta che attendere i numeri dei contagi e l’ufficializzazione delle misure drastiche.

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