Sarà il nuovo amore, sarà, forse, il fatto che il leader della Lega nn sopporto più i grillini, d’un tratto è scoppiata la simpatia tra genero e suocero.
E chi l’avrebbe mai detto che tra Matteo Salvini e Denis Verdini scoppiasse quest’attrazione fatale? In fondo, non sono molto lontani i tempi in cui Salvini definiva l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi “voltagabbana” e “traditore” a causa del suo appoggio ai governi Renzi e Gentiloni. Ora per il ministro dell’Interno, invece, Verdini rappresenta un consigliere molto apprezzato al punto di incontrarlo più di una volta nel giro di un mese.
Il primo incontro ai primi di marzo, al ristorante di cui è socio suo figlio Tommaso, PaStation, vicinissimo da Montecitorio. Tre ore di colloquio serrato. Poi qualche altro incontro e telefonate per giungere, qualche giorno fa, nella villa di famiglia di San Casciano e ospite di Francesca Verdini. In quell’occasione papà Verdini ha organizzato una cena in onore del vicepremier in un’altra villa di famiglia, a Pian dei Giullari. E sempre lui, Denis, ha suggerito la location di Villa Le Piazzole per l’incontro tra Salvini e Conte. Il grande manovratore, però, ci tiene a non mettersi in mostra vista la condanna che gli pesa sulle spalle e su cui, a breve, si esprimerà la Cassazione su quella condanna in secondo grado a 6 anni e 10 mesi del luglio scorso riferita al crac del Credito fiorentino.
Al centro degli incontri tra Salvini e Verdini ci sarebbe la partita alle comunali di Firenze su cui, proprio il ministro, avrebbe chiesto una mano per spazzare via i renziani.
“L’incontro tra premier e vicepremier del Governo del Movimento 5 stelle si tiene a Firenze a villa Verdini, dove si sono visti ieri Conte e Salvini. Nemesi, contrappasso o i semplici casi della vita? Di Maio, Di Battista e Grillo non hanno nulla da dire…” si chiede il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi.
Appare strano, infatti, il silenzio assordante del Movimento che, in passato, sul nome di Verdini ha sempre fatto le barricate. “La norma del Rosatellum, introdotta in Commissione, che permette a chi risiede in Italia di candidarsi all’estero è fatta per Denis Verdini” urlava dai banchi dell’allora opposizione Danilo Toninelli contestando un emendamento al Rosatellum che modificava una norma introdotta in Commissione. Il voto stabiliva l’ineleggibilità nelle Circoscrizioni Estere dei cittadini che negli ultimi dieci anni avessero ricoperto cariche elettive o di governo, nelle forze armate e nella magistratura dei Paesi di residenza. Una norma, secondo Toninelli, che era pro–Verdini per ricambiare l’aiuto che l’ex leader di Ala aveva dato al governo nel voto sul Def il 4 ottobre scorso in Senato e perché avrebbe avuto bisogno di immunità. Eppure durante il governo Renzi, Verdini votò a favore di un provvedimento che ritorna molto di attualità in questo periodo: le unioni civili.
“L’elezione dei presidenti delle Camere ha dato vita a un metodo: e i leader di Lega e 5Stelle lo utilizzeranno per formare il governo. E non facciamo drammi, non sono barbari: dovranno trovare dei punti in comune per governare e non potranno forzare su questioni di principio: il governo si fa solo con i compromessi”. Così parlò Verdini a fine marzo 2018.
Già erano iniziate le prove tecniche di avvicinamento al governo e che, a breve, sfocerà in un inciucio anche a 5 stelle?