Il preside era una persona speciale. Informale forse. Una brava persona, umana e che aveva un forte attaccamento al suo lavoro. A volte, in pausa pranzo, amava suonare il clarinetto. In altre circostanze recitava poesie di Saba. Amava leggere dopo una vita spesa in barca. “Il preside marinaio”, lo chiamavano. Il 25 maggio scorso, però, Vittore Pecchini ha issato le vele definitivamente e ha lasciato questo mondo. È successo alla vigilia dello sciopero d’istituto contro di lui. Ha ingerito una dose letale di nitrito di sodio. Pecchini quest’anno era approdato allo storico liceo lagunare, il Marco Polo, dove si sono diplomati anche Massimo Cacciari e Gianni De Michelis. Pecchini ha sofferto molto: una contestazione nei suoi confronti che si è trascinata per mesi. Colpevole, secondo professori, genitori, studenti e sindacati tutti, di non essersi opposto a sufficienza alla decisione del Provveditorato di accorpare le classi terze e quarte. Assemblee, lettere, comunicati, picchetti. La questione è arrivata anche in Consiglio comunale. Fino allo sciopero d’istituto appoggiato da tutti i sindacati e revocato dopo il suicidio.
Per le forze dell’ordine questi problemi sarebbero stati predominanti nella scelta di togliersi la vita. Attilio Fratta, presidente nazionale Dirigentiscuola, non è d’accordo con questa versione: “È tutt’altro che irragionevole supporre che la causa scatenante sia stato il martellante concentrico attacco alla persona delle sigle sindacali di comparto” ha scritto in una lettera al ministro Bussetti. “Non abbiamo voltato le spalle al preside — ha detto la direttrice Usr Augusta Celada —. L’ho ricevuto più volte. Una persona convinta della propria gestione, peraltro in linea con le normative”. “Non abbiamo responsabilità nel gesto di Pecchini — ha detto anche Giuseppina Signoretto di Flc Cgil Venezia —, ma forse non abbiamo visto oltre”.
“È stato un confronto trasparente, mai sceso sul piano personale” si difendono insegnanti, alunni e genitori. Gli ultimi hanno già ripreso la battaglia dove l’avevano lasciata. Perché nel frattempo la linea di Pecchini sull’accorpamento è passata e loro si sono rivolti a un avvocato. “Non possiamo accettare superclassi da 25 studenti in un palazzo storico veneziano”.