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Vaccino AstraZeneca, usata una dose su 10. Ecco perché l’azienda ha dimezzato la fornitura

Vaccino AstraZeneca, usata una dose su 10. Ecco perché l’azienda ha dimezzato la fornitura

Sono milioni le dosi arrivate ma i vaccinati solo 80mila. Il 30% dei flaconi è inutilizzato nei frigoriferi. Caos nei 21 piani regionali

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Dalle parti governative hanno diffuso – nei giorni scorsi – la velina secondo la quale in Italia non sono arrivate le giuste dosi di vaccino di AstraZeneca. La Ue ha detto che l’azienda biofarmaceutica ha tagliato il 50% della fornitura senza contestualizzare la notizia.

Partiamo da Israele. Lì, è stata vaccinata metà popolazione. Anche l’Inghilterra, con le iniezioni a tappeto, ha fatto un buon lavoro di copertura. L’Italia, invece, dopo un iniziale sprint nella primissima fase – quella delle somministrazioni a medici e infermieri dentro i 300 ospedali – ora all’alba delle vaccinazioni di massa sta frenando. Per dare qualche dato l’Italia per numero di dosi somministrate per 100 abitanti è dietro Polonia, Slovacchia, Spagna, Francia e Germania. La colpa non è da ricercare solo nei tagli nelle consegne delle aziende, fatto che riguarda tutti i Paesi europei – ma da un altro elemento molto importante.

Il caos dei piani regionali

AstraZeneca avrebbe – secondo fonti Ue – dimezzato la fornitura dei vaccini. Ed è vero. È anche vero, però, che i vaccini non vengono fatti e che l’Italia non procede alla somministrazione del vaccino. Il problema è da ricercare anche nelle difficoltà organizzative delle Regioni che per vaccinare al di fuori degli ospedali – over 80, docenti, personale scolastico e forze dell’ordine – va troppo a rilento con territori già avanti e altri che partono in forte ritardo. Ciò comporta il fatto che, al momento, più di una dose su quattro (il 30%) rimane nei frigoriferi. In altri termini su 5,2 milioni di dosi disponibili le somministrazioni sono quasi 3,7 milioni: inutilizzate dunque 1,5 milioni di dosi.

Numeri altissimi e non giustificati dalla necessità di accantonare i flaconi per le seconde somministrazioni. Con differenze regionali enormi: se la Valle d’Aosta ha somministrato oltre il 90% delle dosi disponibili, Calabria, Sardegna e Liguria ne lasciano quasi la metà inutilizzate.

AstraZeneca, andamento lento

Il ritardo più evidente riguarda il vaccino di AstraZeneca che da martedì 23 febbraio – dopo una circolare del ministero della Salute attesa da tempo – non è solo utilizzabile per gli under 55 ma fino ai 65 anni. Qui lo spreco è altissimo: finora è stata impiegata solo una dose su dieci. La struttura commissariale guidata da Arcuri ha consegnato un milione e 48mila dosi, ma quelle somministrate sono meno di un decimo. Il vaccino AstraZeneca è indicato prioritariamente per l’impiego delle vaccinazioni delle categorie lavorative più esposte. I dati di martedì rilevano che i vaccinati con la prima dose sono pochissimi: solo 51mila i vaccinati con la prima dose del personale scolastico e 33mila quelli che appartengono alle forze armate. Poco più di 80mila dosi impiegate a cui vanno aggiunte qualche altro migliaio per le vaccinazioni di medici privati under 55.

Poca organizzazione

A pesare sul forte rallentamento è che l’attuazione è passata alle Regioni che stanno partorendo 21 piani regionali. Con regole diverse e tempi diversi: c’è chi per esempio è molto avanti nelle vaccinazioni degli over 80 – come il Lazio che ha già raggiunto il 20% dei grandi anziani – e chi sta partendo solo in questi giorni. Qualcuno si rifiuta di vaccinare nel proprio studio chiedendo l’intervento della Asl e lasciando i pazienti per “strada”.

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