Tra i 28 destinatari delle misure cautelari emesse dalla Procura di Salerno nell’ambito di un’indagine su usura e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, spicca un nome che desta particolare attenzione.
Usura e immigrazione clandestina: ex poliziotto e clan camorristico coinvolti. L’inchiesta, che ruota attorno a un noto esponente del clan Graziano e coinvolge numerosi colletti bianchi, ha portato alla luce un sistema ben organizzato di illeciti. Tra gli indagati figura Francesco Bossone, ex agente di polizia con una carriera costellata di riconoscimenti, che ha prestato servizio presso la Squadra Mobile di Napoli e successivamente a Roma, nei Servizi Segreti. Secondo documenti consultabili da fonti aperte, Bossone avrebbe collaborato con la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli in operazioni di contrasto al crimine organizzato e al traffico internazionale di droga.
I nomi eccellenti
Il nome di Bossone appare nel capo di imputazione numero 60, l’ultimo in una lunga ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari. Gli inquirenti lo accusano di aver agevolato l’assunzione fittizia di immigrati tramite i decreti flussi, con particolare riferimento alla sessione del marzo 2023. Nella ricostruzione investigativa, Bossone viene descritto come il coordinatore dell’attività criminale, incaricato di individuare aziende compiacenti che accettassero di assumere sulla carta gli extracomunitari segnalati da Massimo Graziano. Le pratiche considerate irregolari ammontano a 506, tutte inoltrate alle Prefetture con il solo scopo di ottenere visti d’ingresso fraudolenti. Il guadagno illecito stimato era di 5.000 euro per ogni permesso rilasciato.
Anche Massimo Graziano è una figura di rilievo nell’inchiesta. Sebbene residente da tempo nell’Agro nocerino-sarnese, il suo passato è legato all’omonimo clan camorristico della Valle del Lauro, nel territorio avellinese, come stabilito da una sentenza definitiva del 2015. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, Graziano sarebbe stato al vertice dell’organizzazione criminale con base a Sarno. E avrebbe accumulato ingenti profitti tramite attività usurarie e operazioni finanziarie illecite. Attraverso società intestate a prestanome, il gruppo sarebbe riuscito a ottenere finanziamenti garantiti dallo Stato, destinati non solo all’elargizione di nuovi prestiti usurari, ma anche all’acquisto di beni e altre operazioni speculative.
Le indagini
Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno, sotto il coordinamento del Procuratore Giuseppe Borrelli, hanno portato a una vasta operazione giudiziaria, culminata nell’emissione di misure cautelari personali e patrimoniali. Dei 28 arrestati, 12 sono stati condotti in carcere, 12 sono ai domiciliari, mentre per 4 sono state disposte misure interdittive che vietano l’esercizio della professione. Complessivamente, gli indagati nell’inchiesta sono 47 e il sequestro di beni e valori supera 1,4 milioni di euro.
Le accuse
L’elenco delle accuse mosse dalla Procura è lungo e articolato: associazione per delinquere, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, favoreggiamento, truffa ai danni dello Stato, turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture false, riciclaggio e impiego di proventi illeciti, oltre a reati legati all’immigrazione clandestina.
Un ruolo chiave in questo complesso sistema di frodi è stato svolto da professionisti del settore finanziario. Secondo gli investigatori, un commercialista e due direttori di banca avrebbero fornito consulenze mirate per attestare la solidità finanziaria delle aziende coinvolte, requisito essenziale per ottenere i prestiti garantiti dallo Stato. Tuttavia, una volta incassati i fondi, le rate dei finanziamenti non venivano saldate, causando un danno erariale significativo.
Parallelamente all’attività usuraria, il sodalizio criminale gestiva un traffico di ingresso illegale di immigrati, sfruttando nove aziende compiacenti, alcune delle quali direttamente controllate da Graziano e dai suoi familiari. Tra queste, una società con sede a Sarno era gestita da un imprenditore vittima di usura, costretto a partecipare al sistema fraudolento. Il meccanismo consentiva a centinaia di stranieri di ottenere visti senza alcuna reale opportunità lavorativa, generando ingenti guadagni illeciti per gli organizzatori.
Le indagini hanno svelato un intreccio di collusioni tra criminalità organizzata, ambienti economici e professionisti del settore finanziario. Ciò ha permesso di mettere in luce l’ampia portata dell’infiltrazione mafiosa nel tessuto imprenditoriale e amministrativo. La Procura di Salerno prosegue ora con l’analisi delle prove raccolte, determinata a ricostruire nel dettaglio la rete di complicità e a perseguire i responsabili di uno dei più rilevanti casi di frode e sfruttamento dell’immigrazione emersi negli ultimi anni.