Con le sue denunce è stato scoperchiato il sistema che ha trasformato l’Università Mediterranea di Reggio Calabria in un feudo di proprietà del rettore di turno e dei suoi fedelissimi.
L’inchiesta della procura ha messo in luce come venivano decisi i vincitori dei concorsi, gli assegni di ricerca e i dottorati nell’Università Mediterranea. Si aggiustava tutto, anticipando le domande oggetto della prova, sistemando gli elaborati, truccando i titoli. E chi per merito avrebbe dovuto vincere un assegno di ricerca o una cattedra doveva mettersi in coda e aspettare il proprio turno. A Clara Stella Vicari Aversa era stato consigliato questo nel 2008, quando – beffata ad un concorso – ha fatto ricorso al Tar. “E dire che io avevo partecipato con molto molto entusiasmo; potevo far fruttare la mia esperienza e i miei contatti all’estero tornando a casa”.
“Per mera curiosità, dopo il concorso, nel 2008, ho fatto l’accesso agli atti e mi sono resa conto di una serie di errori – spiega Aversa a Repubblica – . Ad esempio, io risulto laureata nel 2002 e non nel ’95. Sette anni proficui della mia attività didattica, di ricerca, progettuale, pubblicistica, improvvisamente cancellati ed annullati. E nei concorsi successivi, errori e sviste si ripetono identiche, segno che è stato fatto solo un copia-incolla dei vecchi verbali del primo concorso nonostante fosse stata cambiata la commissione. Oltre naturalmente ad altro ‘nuovo’”.
Poi, aggiunge, “Non ho la presunzione di ritenere che, tra i vari partecipanti, il concorso l’avrei vinto io ma ho la certezza che non si è consentito di selezionare il più idoneo in modo legittimo e trasparente”.
Perché ha deciso di denunciare?
“Avevo fatto ricorso al Tar, ma anche alla luce di altri casi conosciuti grazie alla associazione ‘Trasparenza e merito’ ho capito che la sola via amministrativa non sarebbe mai stata sufficiente per ottenere giustizia. Poi si trattava pur sempre del mio mondo, l’Università dove mi ero formata, laureata, dove avevo insegnato e avevo molti rapporti umani e di amicizia. Non è facile fare questo passo ulteriore. Ma diventa questione di dignità personale.
Molti che pensavano e pensano, nel contesto universitario, che sia io il problema. Nonostante abbia vinto sempre tutti i ricorsi dinanzi al Tar e al Consiglio di Stato, ripetute volte, per loro non era la commissione a sbagliare o l’Università a commettere errori, ma io. Per i giudici il concorso, anche quando è stato rinnovato, è stato svolto in maniera illegittima, l’università si è rifiutata di rispettare diverse sentenze di Tar e Consiglio di Stato. Se dopo 14 anni i giudici devono intervenire per rimediare ad errori della pubblica amministrazione è proprio il sistema che funziona male, è fallato”.
Quindi ha abbandonato tutto?
“No, assolutamente. Proseguo la mia attività professionale e di ricerca che di tanto in tanto, Covid permettendo, mi porta anche all’estero. All’Università basca di San Sebastián mi invitano spesso. La settimana prossima invece sarò a Madrid, invitata come speaker a Rebuild 2022”.
Il dottorato per la figlia dei politici
Vicari aveva fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, ma i superiori – risulta dalle indagini – le avevano suggerito di rinunciare all’azione giudiziaria e “aspettare il proprio turno” per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del Dipartimento. Secondo gli inquirenti, i concorsi truccati riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatore, professore ordinario e associato e assegnista di ricerca, nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione. Tra gli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio c’è anche Rita Elvira Adamo, figlia dell’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo e della deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio.
Secondo la Procura, dopo la segnalazione dall’ex rettore Catanoso, la figlia dei due politici si è classificata “dapprima al nono posto senza borsa”, e poi, a seguito della rinuncia di una candidata, “all’ottavo posto con borsa di studio dell’ateneo” nella selezione per il dottorato di ricerca in “Architettura e Territorio”. “In riferimento alla Adamo – è scritto nell’ordinanza del gip – dalle intercettazioni è emerso come sia stato direttamente il Catanoso a segnalarla alla Commissione e in particolare a parlare con l’Amaro (l’ex direttore del Dipartimento, ndr), affinché fosse adottato un rimedio al problema della mancata allegazione, da parte della candidata, di una documentazione necessaria alla domanda di partecipazione al dottorato. Il rettore lo esorta, infatti, a trovare una soluzione che non appaia all’esterno come un favoritismo”.
Le spese personali dell’ex rettore…
Dalle indagini è emersa – scrive il gip – “la gestione ‘domestica’ dell’Ateneo da parte del Catanoso”. Gestione che “si è tradotta anche nell’appropriazione delle risorse finanziarie dell’ente mediante utilizzo, per spese non istituzionali, di una carta di credito abbinata ad uno dei conti correnti intestati all’Università”. A questo proposito, si legge nell’ordinanza, “il quadro che emerge dalle recenti risultanze investigative è a dir poco disarmante. Si fa fatica a credere che un uomo delle istituzioni, una delle più importanti per la crescita culturale, civile ed economica del paese, sia potuto arrivare a fare ciò che abbiamo visto nel ripercorrere le risultanze investigative, con una sfrontatezza fuori dal comune. I fatti denotano mancanza di senso delle istituzioni”.
Nel dettaglio, stando all’inchiesta, l’ex rettore “si appropriava della provvista di denaro esistente mediante un uso sistematico per il soddisfacimento di esigenze personali e non istituzionali: in particolare utilizzava reiteratamente, nell’arco temporale dal gennaio 2017 al luglio 2019, la carta per pagamenti concernenti l’acquisto di regalie con cui omaggiare i suoi conoscenti in ambito istituzionale, politico ed universitario, per trasferte verso Parigi e Roma non giustificate da impegni ufficiali ma finalizzate a far visita alla figlia, per pranzi e cene di piacere, e per l’acquisto di biglietti ferroviari e spostamenti in taxi per sé e per i suoi congiunti”.
…e quelle dell’attuale
Sempre su Catanoso: “Egli si definisce come uomo che proviene dalla ‘strada‘ e che si è costruito in un certo modo grazie al fatto di aver saputo allacciare importanti relazioni, ma pare evidente che non abbia sviluppato la cultura del rispetto delle regole e del ruolo pubblico dallo stesso esercitato, cultura che impone l’esercizio delle funzioni solo per la realizzazione dell’interesse pubblico. Le ambizioni dii potere, di crescita personale, gli hanno imposto di comportarsi in certo modo e di asservire le istituzioni ai suoi personali interessi. Si è inserito in un giro di relazioni istituzionali che gli hanno imposto di avere un elevato tenore di vita e importanti disponibilità finanziarie”.
Per quanto riguarda, invece, l’attuale rettore Santo Marcello Zimbone, secondo il gip ha agito nello stesso solco del predecessore perseguendo “l’illecita gestione senza soluzione di continuità, avallando e garantendo ai direttori dei dipartimenti e ai docenti la conservazione delle loro posizioni privilegiate, nonché la progressione di carriera dei candidati di volta in volta segnalati, anche mediante l’ingerenza nella formazione delle commissioni esaminatrici, composte in modo ‘adeguato’ al raggiungimento dei suoi obiettivi”. Anche lui “realizzava reiterate condotte di appropriazione di risorse dell’ateneo quali le autovetture di servizio per il soddisfacimento delle esigenze private, nonché di turbata libertà nella scelta del contraente nelle procedure di gara volte all’aggiudicazione degli appalti di lavori”.