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Una vita di pianto

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Roberto: un uomo ricattato dagli “zingari” e spinto al suicidio

 

 

I recenti fatti di cronaca hanno portato l’Abruzzo all’attenzione nazionale partendo dalla morte di Morosini, passando per l’omicidio Rigante per poi finire sulla questione dei manifesti “contro” i rom a Pescara. La caduta di stile dell’attuale amministrazione non ci ha stupito più di tanto, anche perché purtroppo, siamo abituati alla strategia comunicativa della maggioranza. Ciò che invece ci ha lasciati a bocca aperta è stata l’indignazione di associazioni e partiti che hanno messo in campo tutto il loro protagonismo su questo singolare caso. Riportiamo dal quotidiano “Il Centro”: ” PESCARA. Esposto alla procura «per incitamento all’odio razziale» dopo i manifesti del Comune sugli sfratti di «delinquenti e rom» dalle case popolari. A presentarlo è stato Sel: «Dopo il gravissimo attacco razzista del Pdl», dicono il coordinatore cittadino Daniele Licheri e il provinciale Roberto Di Lodovico, «vogliamo dare un segnale: l’utilizzo del linguaggio con cui si fa comunicazione politica non è neutro e chi fomenta lo scontro tra i cittadini ne deve rispondere»”. Ancora: “PESCARA. L’ufficio nazionale antidiscriminazione razziale (Unar), operante nell’ambito del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, ha trasmesso alla Procura di Pescara una comunicazione di reato per la violazione della legge sulla discriminazione razziale in merito ai manifesti del Pdl affissi a Pescara in cui i rom sono stati equiparati a delinquenti.” Persino Tommaso Valentinetti dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne si scomoda contro i manifesti:”Non possiamo non esprimere disagio nel leggere i manifesti apparsi in città a firma del Popolo delle libertà circa l’azione intrapresa dall’amministrazione cittadina per fronteggiare la delinquenza e gli abusi negli alloggi popolari»”. Ovviamente anche l’Associazione Culturale Tham Romano’ Onlus rappresentata da Santino Spinelli esprime, in una nota, tutto il suo disappunto e il suo stupore nell’apprendere che l’Amministrazione comunale di Pescara e la locale sezione del PDL, fomentano il razzismo istituzionalizzato affiggendo poster che inneggiano all’odio razziale nei confronti della Popolazione Romani’. Infine scende in campo anche Amnesty International che dal proprio sito scrive:”Amnesty International si è dichiarata preoccupata per le notizie relative ai tentativi di compiere attacchi razzisti nella città di Pescara e nei suoi dintorni negli ultimi giorni. Secondo il questore di Pescara, famiglie rom stanno lasciando la zona o si stanno riparando dentro le abitazioni nel timore di possibili attacchi. Per questa ragione, Amnesty International ha sollecitato le autorità italiane a prendere tutte le misure necessarie per proteggere le comunità rom da intimidazioni e attacchi, a condannare pubblicamente la violenza razzista e l’incitamento alla violenza razzista e all’odio razziale, ad avviare immediate e approfondite indagini su atti di intimidazione e di violenza di stampo razzista e a garantire che gli autori di tali azioni saranno sottoposti a procedimenti sulla base di leggi contemplanti pene commisurate alla gravità dei crimini commessi.” Ancora:”Un rom intervistato da Amnesty International ha riferito che donne rom sono state insultate, allontanate dai negozi e dagli ingressi delle scuole dove erano andate a prendere i loro figli. Nella notte tra il 7 e l’8 maggio, sono stati esplosi colpi in aria nel quartiere Rancitelli, dove vivono molti rom, all’apparente scopo di spaventare i residenti. Amnesty International ha ulteriormente appreso con preoccupazione le dichiarazioni attribuite al questore di Pescara, secondo le quali egli avrebbe esplicitamente collegato sequestri e altre operazioni di polizia nei confronti dei rom, compiute nei giorni scorsi e nell’ambito di indagini non relative all’omicidio di Domenico Rigante, alla necessità di rispondere alla generale aspettativa del pubblico di stroncare la criminalità dei rom.” Probabilmente Amnesty International non conosce bene il territorio in questione visto che le loro informazioni le hanno attinte dai giornali. Se a questo aggiungiamo la precaria capacità, in questo caso del Questore di Pescara, a diffondere una comunicazione chiara e completa ecco che anche le attività di polizia vengono vanificate. Se Amnesty International avesse pensato di intervistare anche cittadini qualunque, si sarebbe accorta dell’aria che si respira a Pescara e dintorni. Lo sforzo glielo risparmiamo per il momento proponendogli questo nostro reportage. In questa faccenda, di forte rilevanza mediatica ma di poca sostanza critica, tutti se ne sono voluti occupare anche chi, a nostro giudizio, non ne aveva titolo. Nei manifesti si fa una distinzione fin troppo evidente tra rom e delinquenti: dalle case popolari si tolgono sostanzialmente le persone che non ne hanno diritto. Quindi datosi che alcuni rom hanno occupato, ad esempio a Fontanelle piuttosto che a Rancitelli case popolari in maniera abusiva, sono stati giustamente sfrattati. Se con loro sono stati tolti anche alcuni “delinquenti” certo è che la colpa non è di nessuno. Tutto qui. Secondo il nostro modesto parere la “rappresentazione teatrale” a cui siamo stati sottoposti in questi giorni è stata ad uso e consumo solamente della politica e dei gruppi che ne fanno parte, allo scopo di rinsaldare le fila e prepararsi alle elezioni. Il problema in Abruzzo rimane, tant’è che numerosi sono i casi di cittadini onesti vessati da delinquenti che approfittano della fragilità del singolo per colpirlo. Nell’intervista che segue abbiamo raccolto la testimonianza di Roberto che da sei anni sta conducendo una battaglia legale contro alcuni rom. Il fratello di Roberto, giocatore incallito, chiese l’aiuto ad alcuni “zingari” per coprire i suoi debiti di gioco. Gli fu accordato un prestito di 4000 euro e un accordo con cui s’impegnava, nel caso non avrebbe onorato il suo debito, al riscatto di 1/12 della sua proprietà. Ovviamente il fratello di Roberto fece perdere le sue tracce e chi ci andò di mezzo fu proprio Roberto a cui i debitori chiesero di riscattare la loro parte con 30000 euro. Roberto però non poté pagare quella cifra che ben presto arrivò a 100000 euro. A quel punto gli fu proposto di rinunciare ai suoi 3/12 per 10000 euro. Ovviamente non accettò e pensò di comprare casa e vendere la sua porzione: l’operazione non gli riuscì e ben presto Roberto si ritrovò strozzato dai debiti della banca e dalle minacce di questi delinquenti. Ad oggi sono 6 anni che Roberto conduce una battaglia legale contro i suoi aguzzini ma senza risultati. Lui stesso ha più volte sentito la necessità di suicidarsi per dar fine a questa sua sofferenza. Noi con il cuore in mano gli chiediamo di restare perché da oggi ha altri amici con cui condurre la battaglia!

 

 

di Antonio Del Furbo   filmaker Roberto Di Tommaso

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