Oltre ai due giudici è stato coinvolto anche un imprenditore. Stando alle dichiarazioni dei magistrati di Lecce, Savasta lo avrebbe favorito evitando di fare “i dovuti approfondimenti sul suo conto” in cambio di utilità.
Si parla di soldi, diamanti, viaggi a Dubai, auto e Rolex al fine di aggiustare i processi. A fare da intermediari gli avvocati e persino un ispettore di polizia. L’imprenditore coinvolto è Luigi Dagostino, re degli outlet ed ex socio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Le indagini sono state coordinate dai pm di Lecce Leonardo Leone de Castris e Roberta Licci che hanno portato all’arresto dell’ex pubblico ministero del Tribunale di Trani, Antonio Savasta, giudice del Tribunale di Roma, e il collega Michele Nardi, pm a Roma, ed in precedenza gip a Trani e magistrato all’ispettorato del ministero della Giustizia. L’accusa per entrambi è di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso per fatti commessi tra il 2014 e il 2018 quando appunto erano in servizio a Trani.
L’imprenditore Dagostino, socio di Tiziano Renzi e della moglie nella società Party Srl, è finito ai domiciliari a Firenze con l’accusa di fatture per operazioni inesistenti. Sempre secondo l’accusa l’allora pm lo avrebbe favorito evitando di fare “i dovuti approfondimenti sul suo conto in cambio di denaro e altre utilità.
Oltre ai due magistrati è finito in carcere anche l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, in servizio al commissariato di Corato (Bari). Interdetti dalla professione per un anno gli avvocati Simona Cuomo e Ruggiero Sfrecola per associazione per delinquere finalizzata ad una serie di delitti contro la pubblica amministrazione.
I due magistrati “avrebbero garantito positivi esiti processuali” nelle vicende giudiziarie in cui erano coinvolti gli imprenditori, “in cambio di ingenti somme di denaro e in alcuni casi di altre utilità tra cui anche gioielli e pietre preziose” riferisce Il Fatto.
L’altro filone dell’inchiesta è coordinata dalla procura di Lecce e affidata al Nucleo operativo Carabinieri di Barletta. Dal fascicolo è emerso “il coinvolgimento di alcuni indagati in condotte corruttive in concorso“.
Il gip Giovanni Gallo ha anche disposto il sequestro preventivo nei confronti degli indagati di beni che superano complessivamente i due milioni di euro di valore. Al magistrato Michele Nardi sono stati sequestrati beni per 672mila euro tra cui un orologio Daytona Rolex d’oro e diamanti, all’altro magistrato Antonio Savasta sono stati sequestrati beni per quasi 490mila euro. Altri 436mila sono stati sequestrati rispettivamente al poliziotto Vincenzo Di Chiaro e all’avvocata barese Simona Cuomo.