UE accelera sulla decarbonizzazione, ma serve di più: la CCS come soluzione?
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L’Unione Europea punta a ridurre drasticamente il consumo di combustibili fossili entro il 2040. L’obiettivo? Arrivare alla neutralità climatica nel 2050.

UE accelera sulla decarbonizzazione, ma serve di più: la CCS come soluzione? Per riuscirci, la strada tracciata passa attraverso energie rinnovabiliefficienza delle risorse e economia circolare.

Ma c’è un problema: esistono settori industriali dove azzerare le emissioni è praticamente impossibile. Parliamo dell’acciaio, del cemento, della chimica, della carta e della ceramica, industrie altamente energivore e difficili da decarbonizzare. Qui entra in gioco la CCS (Carbon Capture and Storage), ovvero la cattura e lo stoccaggio della CO2, una tecnologia già esistente e utilizzabile per ridurre l’impatto ambientale di questi settori.

Come funziona la CCS?

La CCS impedisce alla CO2 prodotta dagli impianti industriali di finire nell’atmosfera, catturandola direttamente dai fumi di scarico e immagazzinandola nel sottosuolo, in giacimenti di gas esauriti o altre formazioni geologiche sicure. Non solo: grazie alla CCU (Carbon Capture and Utilization), la CO2 può essere riutilizzata come materia prima per la produzione di materiali da costruzione, trasformando un problema in un’opportunità.

Secondo la Commissione Europea, entro il 2030 si dovranno stoccare almeno 50 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, per arrivare a 450 milioni entro il 2050.

Ravenna CCS: il primo impianto italiano di cattura e stoccaggio della CO2

In Italia, il primo grande progetto CCS è stato avviato a Ravenna, grazie alla collaborazione tra Eni e Snam. Qui, la CO2 viene catturata dalla centrale di trattamento del gas naturale di Casalborsetti, trasportata e poi stoccata nel giacimento esaurito di Porto Corsini Mare Ovest, al largo delle coste ravennati.

Oggi il progetto cattura fino a 20mila tonnellate di CO2 l’anno, ma entro il 2030 punta a immagazzinare 4 milioni di tonnellate annue, con la possibilità di arrivare a 16 milioni in base alla domanda del mercato. Il potenziale complessivo? 500 milioni di tonnellate di CO2.

Decarbonizzazione e competitività industriale

L’industria italiana genera circa il 3% del PIL e impiega il 6% della forza lavoro. La CCS potrebbe garantire una transizione ecologica senza compromettere la competitività delle aziende. Non a caso, Ravenna CCS potrebbe diventare un hub strategico per il Mediterraneo, attirando investimenti e collaborazioni internazionali.

Oltre l’Italia: CCS in Europa e nel mondo

L’impegno di Eni nella CCS non si ferma a Ravenna. L’azienda è già protagonista di progetti nel Regno Unito (HyNet NorthWest nella baia di Liverpool) e sta sviluppando iniziative simili in Olanda, Mare del Nord, Nord Africa ed Estremo Oriente.

La corsa verso la decarbonizzazione è iniziata. Ma basterà la CCS a salvare il pianeta? O servirà una spinta ancora più radicale?

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