A fuggire dall’Ucraina sono gli oligarchi. Voli executive per miliardari in partenza da Kiev: solo domenica, 20 in uscita.
“Il record da almeno sei anni”, dicono i giornalisti della Pravda ucraina che li hanno inseguiti sulle app del traffico aereo. Fuggiti anche 23 parlamentari: a stanarli di fronte alla Rada Aleksej Danilov, segretario del Consiglio per la sicurezza e difesa.
È iniziata, dunque, la grande fuga dei paperoni, i ricchi uomini d’affari e burattinai della politica. Un brutto pasticcio che mescola corruzione e prevaricazione, miliardi e malagiustizia. Nel commosso messaggio alla nazione alla vigilia della possibile avanzata russa, il presidente Volodimir Zelenskij ha puntato verso di loro il dito dell’ignominia: ma come, oligarca, te ne vai “nel momento cruciale? La tua forza non è nei tuoi soldi e nei tuoi aerei, ma nel ruolo civile che interpreti. Torna dalla tua gente e nel tuo Paese, grazie ai quali hai fabbriche e fortuna. Oggi si supera il test per dirsi cittadini ucraini: passalo con dignità”.
Quelli che lasciano Kiev
Tra i 20 jet privati e super charter decollati c’era quello di Rinat Akhmetov, il signore del carbone e del Donbass, l’uomo più ricco del Paese. Re senza rivali della povera Donetsk, distrutta dalle bombe, e proprietario dello Shakhtar. Equilibrista tra Russia e Occidente, ha una rete estesa dalla siderurgia all’energia, dalle miniere alle banche, dai media al calcio. A decollare anche il gioiello di Boris Kolesnikov, vice presidente dello Shakhtar Donetsk, multimiliardario, ex deputato, filorusso, pupillo di Janukovich e leader del partito “l’Ucraina è casa nostra”.
C’era pure il milionario Igor Abramovich, lassù oltre le nubi su un charter da 50 ospiti. Via da Kiev anche il jet del ricco mecenate Viktor Pinchuk, partito domenica: 61 anni, 1,44 miliardi di dollari sotto la sella, grande appassionato d’arte, pure lui tutto media e politica con 4 televisioni e un giornale. È il genero del secondo presidente dell’Ucraina indipendente, Leonid Kuchma, che dribblava gli scandali per corruzione e imponeva la mordacchia alla stampa. Akhmetov, che guida la classifica dei ricchi, aveva già lasciato l’Ucraina due settimane fa, il 30 gennaio, diretto a Zurigo dove suo figlio Damir s’è comprato un villone da 57 milioni di euro.
Quelli con molti soldi
Vadim Novinskij, russo per nascita, filorusso per convinzione politica, ex uomo Lukoil in Ucraina prima di mettersi in proprio coi colossi siderurgici locali, è volato a Monaco il 10 febbraio. Oleksandr Jaroslavskij, il presidente del Metalist, la squadra di Kharkiv, lo stesso giorno è salito su un Jet privato: alle 23 della sera prima un’auto del suo corteo ha ucciso un pedone sulla statale, abbandonato lì senza soccorsi. Era nel convoglio, ora è lontano dai guai personali e del Paese.
È volato via anche Andrej Stavnitser, il padrone dei terminal di Odessa, console onorario austriaco. Se n’è andato come Vadim Nesterenko, presidente di una holding agricola da 67mila ettari a Dnipro. Hanno seguito di un giorno Vadim Stolar, immobiliarista e parlamentare filorusso; e Vasilj Khmelnitskij, l’imprenditore kazako ritiratosi dalla politica dopo una surfata tra i blocchi come nemmeno nel Pacifico. Il suo staff dice che è andato “ad allenarsi”, ma tornerà: “I bambini li ha lasciati qui”.