Dopo 17 anni dall’omicidio, i giudici non ancora riescono a mettere la parola fine sulla morte della ragazza.
Il 1° giugno del 2001 Serena Mollicone, 18enne di Arce, in provincia di Frosinone, uscì di casa per recarsi all’ospedale di Isola Liri e nel primo pomeriggio, rientrata nel suo paese, sparì. Dopo 48 ore, il corpo della giovane studentessa venne trovato da alcuni volontari della Protezione civile in un boschetto di Anitrella, frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, con un sacchetto di plastica sulla testa, e le mani e i piedi legati. Ad eseere indagato fu un carrozziere di Rocca d’Arce, con cui la diciottenne si sospettò avesse un appuntamento. Dopo le indagini l’uomo venne prosciolto in via definitiva. Nel 2008 ci fu un altro episodio misterioso, ovvero il suicidio del carabiniere Santino Tuzi, che era tra i militari presenti in caserma il giorno della scomparsa della 18enne. Gli inquirenti arrivarono a capire che la donna fu picchiata a morte, dopo un violento litigio, all’interno della caserma dell’Arma di Arce, dove si era recata forse per denunciare strani traffici in paese. Un omicidio a cui avrebbe fatto seguito una serie di depistaggi.
Furono indagati, con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere, l’ex comandante della stazione di Arce, il maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna, il luogotenente Vincenzo Quatrale per concorso morale nell’omicidio e per istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi, e l’appuntato Francesco Suprano per favoreggiamento. Dopo le indagini dei carabinieri di Frosinone e la perizia dei Ris, si attende la decisione del sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo.
Gli investigatori dei Ris hanno ultimato la perizia sui frammenti di legno recuperati, nel corso della nuova autopsia effettuata sulla salma della vittima, sul nastro adesivo con cui erano stati bloccati mani e piedi della diciottenne e si sono convinti che quel materiale provenisse dai locali appunto della caserma.