La sintesi della relazione congressuale finale di Ancora Italia è chiara: “Non ha senso rinchiudersi dentro i limiti angusti di una appartenenza fanaticamente identitaria”.
Un vero minestrone politico. All’evento tenutosi sabato scorso al Palapartenope di Napoli c’erano tutti: il Partito comunista di Marco Rizzo, gli skin di sinistra di Patria socialista, la ex leghista Francesca Donato. E, ancora, Antonio Ingroia, le formazioni sovraniste Riconquistare l’Italia e, appunto, Ancora Italia. Abbastanza vicini a chiudere l’accordo, gli ex 5 Stelle di Alternativa, ospitati all’evento di Napoli con il deputato Pino Cabras in rappresentanza.
“Puntiamo a costruire un’area politica che tenga insieme le forze del dissenso al governo Draghi”, spiegano.
Le estrazioni culturali dei promotori sono in alcuni casi agli antipodi, ma le convergenze antisistema sono dichiarate e condivise. Sulla pandemia e sulla guerra, ad esempio. “Il tentativo di dipingere Putin come un pazzo assetato di potere è semplicemente ridicolo, alla luce del progressivo e minaccioso avanzamento delle forze atlantiche fino alle porte della Russia. L’utilizzo strumentale e cinico del popolo ucraino, scagliato come palla di cannone contro Mosca dai soliti burattinai, palesa il carattere assolutamente perfido delle élite atlantiste”, è spiegato nel documento di Ai. Oppure: “Con il covid il Sistema ha compito un decisivo passo in avanti, trasformando i diritti inalienabili in mere concessioni garantite dal potere sulla base di decisione arbitrarie e illogiche ammantate di grottesca scientificità”.
Via dall’Euro.
Promettono di lavorare all’uscita dall’euro. Ma in generale “la disarticolazione delle principali istituzioni globaliste, Nato, Ue e Oms su tutti, rappresenta un obiettivo primario e indispensabile per chiunque voglia combattere una battaglia che non risulti soltanto cosmetica”.
Programma e parole d’ordine che richiamano un po’ al M5S delle origini, ma pure alla Lega Nord di Matteo Salvini. E che combaciano con Italexit di Gianluigi Paragone, che però è ben deciso a correre da solo alle prossime elezioni. Attendisti, come detto, ci sono gli ex 5 Stelle dell’Alternativa. A settembre andranno a congresso pure loro e lì decideranno sul da farsi, anche perché resta da capire se mai i 5 Stelle, tornati effettivamente all’opposizione, potranno essere considerati degli interlocutori. Si guarda con interesse anche alle mosse di Alessandro Di Battista, oggetto del desiderio dei radical.
Sulla carta il voto antisistema può valere ancora un 10-15 per cento complessivo, ma gli attori pronti a contenderselo sono parecchi. Non solo Paragone a destra, ma pure l’Unione popolare di Luigi De Magistris a sinistra. “Sono convinto che un 5 per cento può essere alla nostra portata”, ragiona il senatore Emanuele Dessì, oggi accasato nel Partito comunista.
Appunto, tutti dentro il minestrone politico.