Dopo il riassetto di questi anni che ha portato l’ente pubblico a un forte ridimensionamento, spuntano, in base a denunce presentate, una serie di comportamenti di funzionari interni su cui la politica e i sindacati hanno preferito non mettere bocca.
Accade, dunque, che alcuni servizi vengano smantellati a totale discapito degli utenti. A farne le spese, ovviamente, anche i portalettere che si sono visti imporre percorsi di centinaia di chilometri senza orari e con straordinari non pagati e né autorizzati ma pretesi con minacce e ritorsioni.
Poste italiane S.p.A. è una società che oltre a gestire il servizio postale è operativa nei settori finanziari, assicurativi e nella telefonia mobile. Poste è oggi controllata controllata per il 35% dalla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e per il 29 % del Ministero dell’economia e delle finanze (Mef). Cdp svolge attività primaria di servizi di posta, bancoposta e di telecomunicazione; servizi di telematica pubblica; operazioni di riscossione e pagamento; raccolta del risparmio postale. Stiamo parlando di un colosso che fattura 10,86 miliardi di €, con un utile netto di 1,40 miliardi di € e con oltre 127mila dipendenti. Organizzata in 5 Divisioni e 13 Direzioni e Servizi Centrali. Dispone di 6 aree territoriali, 132 filiali, 12.845 uffici postali, 16 centri di meccanizzazione postale, 2.117 uffici di recapito con 40.717 addetti al recapito, 7.249 sportelli automatici, 18 collegamenti aerei quotidiani, 33.000 veicoli.
Eppure, nonostante questo, i problemi che i dipendenti denunciano, non sono pochi.
“Intanto Poste ha la personalità giuridica di SPA ma sappiamo tutti che il 90% del capitale è dello Stato, o meglio del MEF, visto che la Cassa Depositi e Prestiti è in pratica la facente funzioni della Banca d’Italia” ci spiega una nostra fonte interna. “Quindi un Ente pubblico tranne che per l’amministrazione del personale e i bilanci.” Da qui la nascita e il consolidamento di un sistema in cui i funzionari locali si comportano alla stregua dei “caporali” dei campi dei pomodori, con potere di “vita o di morte” su tutti. Sostanzialmente nelle loro mani risiede la qualità della vita di migliaia di persone e delle loro famiglie. Carriere, premi ad personam, o al contrario ritorsioni, mobbing, persecuzioni. “Il tutto tenendo in mano la ‘bibbia aziendale’, ovvero Contratto, Codice etico, modello 231, dl81, certificazioni Iso di cui l’Azienda è dotata ma che loro non vedono neanche” aggiunge il nostro contatto.
Da quasi un anno, precisamente da ottobre 2018, è partita una grande riorganizzazione della logistica del servizio postale. “Il servizio è stato completamente smantellato al punto che i portalettere fanno due zone a giorni alterni di centinaia di chilometri di percorso, senza orari, straordinari non pagati, né autorizzati, ma pretesi con minacce e ritorsioni”. Ci sarebbero, dunque, direttori formati come ‘sicari’ tali da aver impostato un clima di terrore. Alla base ci sarebbe, quasi sicuramente, il taglio di 20mila dipendenti in 5 anni a fronte di un terzo di nuove assunzioni, tutte o quasi part-time.
In questo quadro alcuni sindacati farebbero spallucce tanto che gli accordi sindacali verrebbero puntualmente disattesi. La Cisl, che detiene il maggior numero di iscritti, sempre presente alle assunzioni dei nuovi arrivati, avrebbe concordato con l’azienda il trasferimento d’ufficio a 200 km di distanza di chiunque abbia osato presentare un certificato di inabilità anche temporanea alle mansioni svolte. Emblematico un caso di trasferimento da Teramo ad Ancona per aver chiesto un cambio di mansione. Le persone che da Teramo vengono distaccate ad Ancona o Pescara presentano certificati medici che indicano una inabilità temporanea a svolgere la mansione di portalettere. Non vengono trasferiti d’ufficio solo se per infortunio o gravissime patologie (art.41CCNL) ma questo distinguo e questa verifica avvengono dopo l’ordine di distacco, per cui se qualcuno sta facendo la chemio deve mettersi in certificato fino alla visita del medico competente. L’accordo sindacale con questa clausola è stato poi recepito anche dagli altri sindacati ma la Cisl ha indicato e preteso che il luogo di trasferimento coattivo fosse Pescara. Solo la CGIL NON ha firmato questo accordo in sede nazionale perché non riteneva giusto il trasferimento a prescindere di una persona inabile anche solo temporaneamente. Lo scopo del provvedimento è fare da deterrente alle richieste dei dipendenti legate alla salute.
Vicende che hanno portato nel 2014 a un’interpellanza parlamentare per la mancanza di trasparenza in Poste Italiane e in particolare in Abruzzo.
“In diverse regioni d’Italia sembrerebbero essere incongruenti i comuni metodi di valutazione del personale e di meritocrazia da parte della società Poste italiane” si legge nell’interrogazione dell’allora senatore Bartolomeo Pepe.
Una situazione che la stessa Ugl ha più volte denunciato. L’Unione generale del lavoro in un missiva del marzo scorso scrive:
“Dopo aver abbondantemente segnalato per numerose volte ai responsabili aziendali a tutti i livelli, con particolare riferimento al responsabile di Risorse Umane Territoriali la situazione di seguito specificata, questa O.S. chiede di essere audita allo scopo di verificare se tali comportamenti rientrino nella fattispecie normata dalle leggi indicate”.
Ma la Ugl denuncia anche fatti gravi rispetto alla situazione igienica dei luoghi di lavoro: “Nella sede di TERAMO CDM, nell’edificio in cui
lavorano circa 150 persone, la situazione degli ambienti, sia lavorativi che di servizio, versa in condizioni inaccettabili: polvere, ragnatele, bagni impraticabili, pavimenti raramente lavati, aree di ristoro sporche e mancata sostituzione dei filtri degli impianti di climatizzazione. Edificio contenente amianto dentro i pannelli.”
La vicenda, però, non trova soluzione. Come mai?
“Di tutto abbiamo informato anche diversi politici, tra cui i deputati abruzzesi del PD e 5S, ma anche il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon” spiega l’Ugl. “Nessuna risposta neanche da loro.”
“Abbiamo uffici in condizioni igieniche e ambientali da terzo mondo, amianto dappertutto, ma le certificazioni sono sempre rilasciate.”
di Antonio Del Furbo