Un’indagine profonda e inquietante scuote il carcere Pietro Cerulli di Trapani. Venticinque agenti della polizia penitenziaria sono stati colpiti da misure cautelari e interdittive, in seguito a gravi accuse di tortura, abuso d’autorità e falso ideologico in concorso.
Trapani: 25 agenti penitenziari indagati per tortura, abuso d’autorità e falso ideologico. Di questi, undici sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre quattordici sono stati sospesi dalle loro funzioni. Complessivamente, sono 46 le persone indagate, con perquisizioni domiciliari che hanno coinvolto anche altri membri del personale penitenziario.
Le indagini e le accuse
L’inchiesta, coordinata dal nucleo investigativo regionale di Palermo e supervisionata dal nucleo centrale, ha avuto origine nel settembre 2021. Le denunce di alcuni detenuti del penitenziario trapanese hanno sollevato il sospetto di sistematici maltrattamenti, perpetrati in aree del carcere prive di telecamere. In seguito all’installazione di nuovi dispositivi di videosorveglianza, gli investigatori hanno documentato episodi di violenza fisica e atti vessatori ripetuti nel tempo.
Secondo quanto riportato dall’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Trapani, su richiesta della Procura, il comportamento di un gruppo di agenti penitenziari sarebbe stato caratterizzato da un “modus operandi diffuso”, con abusi deliberati nei confronti di alcuni detenuti. Le violenze non sarebbero state episodi isolati, ma piuttosto parte di una prassi consolidata, che ha visto più agenti coinvolti in atti di brutalità intenzionali.
Operazione e dettagli
L’ordinanza è stata eseguita dal nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo, con il supporto di reparti territoriali e il coordinamento del nucleo investigativo centrale. Gli investigatori descrivono un quadro preoccupante di comportamenti vessatori e abusi, che hanno suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica.
La conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione si terrà negli uffici della Procura di Trapani, con l’intervento del procuratore capo Gabriele Paci. Saranno fornite ulteriori informazioni sugli sviluppi delle indagini e sulle responsabilità degli indagati.
Un sistema da riformare
Questo caso riporta al centro del dibattito il tema delle condizioni nelle carceri italiane e del comportamento degli agenti penitenziari. Le accuse sollevano interrogativi non solo sul controllo interno delle istituzioni detentive, ma anche sulla necessità di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, anche in un contesto difficile come quello carcerario.
Le autorità giudiziarie continueranno a fare chiarezza sulle responsabilità individuali e collettive. Tuttavia, rimane il bisogno di riforme strutturali per prevenire episodi simili e assicurare che il sistema penitenziario operi in linea con i principi dello Stato di diritto.