Il capoluogo piemontese anticipa, a quanto pare, una sorta di ‘gemellaggio’ con il borgo abruzzese. Le due città dichiarano guerra ai mezzi green e preannunciano una crociata verso chi non rispetta le regole.
A Torino, infatti, la polizia municipale ha fermato in corso Principe Oddone una persona su un monopattino elettrico. Dopo i controlli, è stata riscontrata l’assenza di targa, del libretto di circolazione e dell’assicurazione: mancanze che sono costate al conducente una multa di 1.079 euro, causa la violazione degli articoli 97 e 193 del codice della strada.
Proprio il 21 ottobre scorso la polizia municipale ha stabilito che i monopattini elettrici, superando i 6 chilometri l’ora di velocità, sono paragonabili in tutto e per tutto ai ciclomotori. Di qui l’obbligo di avere il certificato di circolazione, la targa e l’assicurazione per la responsabilità civile. Rispettivamente le multe sono di 154, 76 e 849 euro. “ Senza considerare il fatto – sottolineava il comandante della polizia municipale di Torino, Emiliano Bezzon – che sarebbe obbligatorio il casco. Ma su questo tralasciamo per ora”.
Insomma, una serie di norme e balzelli per ostacolare la smart mobility tanto cara al governo e all’amministrazione comunale torinese. Infatti, il 27 luglio scorso è entrato in vigore il decreto che dà il via libera ai Comuni per l’avvio di test su strada dei monopattini elettrici: circolazione solo in città, nelle ciclabili o anche su strada ma con limite a 30 km orari, obbligo di illuminazione. E Torino ha già messo la norma a discapito del green giusto per fare cassa: i 30km/h si trasformano in 6km/h. E non solo. Gli stessi vigili urbani sembrano andare contro la circolare che autorizza la sperimentazione a Torino dei monopattini, dopo la firma del decreto da parte dell’ex ministro Toninelli, e il bando che chiede ai noleggiatori di free floating di aprire il servizio in città in via sperimentale. Due iniziative dell’assessore alla Viabilità, Maria Lapietra, per riuscire a governare il fenomeno.
Fatto sta, comunque, che il venticinquenne torinese stava utilizzando la pista ciclabile, ma secondo la polizia municipale, in attesa che escano le direttive sulla sperimentazione dei monopattini su Torino, i monopattini non possono andare nemmeno sulle piste riservate alle bici.
A Lanciano, invece, accade che il nuovo Corso, appena inaugurato con una spesa di oltre un milione di euro, sarà fruibile solo da pedoni. Nemmeno uno spazio ciclabile per, ad esempio, qualche monopattino. Niente.
In realtà una pista ciclabile a Lanciano esiste ma…ha qualche problema. L’amministrazione, come abbiamo raccontato, ha una pista ciclabile di 860 metri costata 875mila euro. L’Ascom Abruzzo all’epoca presentò un esposto inviato, tra gli altri, al Provveditorato interregionale per le Opere pubbliche e al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel documento si leggeva “che la ciclabile pista presenta numerose criticità” e che “Il collaudo effettuato e sottoscritto dall’ingegnere che ha realizzato l’opera nulla ha a che vedere con il collaudo ministeriale, che non c’è stato e che dovrebbe certificare la conformità della pista alle norme dello Stato sul flusso e la sicurezza”. A supporto dell’associazione c’è anche una relazione del comandante della Polizia municipale in data 22 maggio 2017. I tecnici del Ministero evidenziarnono “davanti al Direttore del Dipartimento e ai tecnici del Comune di Lanciano, che una pista ciclabile di 861 metri di lunghezza non può essere interessata direttamente da sei intersezioni stradali e da numerosi accessi laterali, sia si uso pubblico che privato. Inoltre affermarono che è gravissimo che, dopo quasi due anni dalla utilizzazione della pista ciclabile, non sia stata emessa l’ordinanza di cui all’articolo 5 del decreto legislativo del 30 aprile ’92.”
Insomma: le città d’Italia, grandi e piccole, sono pronte ad accogliere la mobilità green. Dopo la burocrazia.