Per le toghe sporche l’accusa è pesante che, se confermata, aprirebbe uno squarcio su una pista ancora poco battuta. Una loggia massonica “coperta” influenzerebbe i processi a Catanzaro. A rivelarlo è il giudice Petrini arrestato nell’inchiesta “Genesi”. Tra gli affiliati ci sarebbero anche diversi avvocati.
Arrestato un giudice: sentenze favorevoli in cambio di “gamberi, vacanze in resort, champagne e sesso”
Dentro ci sono tutti: avvocati, periti, professionisti ma soprattutto magistrati. Cinque i giudici in forza nel distretto di Catanzaro che sarebbero “amici” dei clan ai quali i boss di mezza Calabria si sarebbero rivolti per “aggiustare” o quanto meno “addolcire” i processi.
Il boss scissionista della ‘ndrangheta vibonese, Andrea Mantella, oggi collaboratore di giustizia, ha raccontato ai sostituti procuratori della Dda di Salerno, Vincenzo Senatore e Silvio Marco Guarriello, storie che potrebbero sfociare in uno tsunami sul tribunale di Catanzaro.
A chiamare in causa le toghe sporche, però, non è solo Mantella, ma anche il giudice Marco Petrini.
La Gazzetta del Sud riferisce dei destini incrociati di Marco Petrini e Giancarlo Pittelli, l’avvocato penalista di Catanzaro arrestato lo scorso 19 dicembre nell’ambito della maxi-inchiesta “Rinascita-Scott” coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Da qui è partita l’inchiesta “Genesi” poi trasferita per competenza alla Procura di Salerno una volta accertato il coinvolgimento del giudice Petrini.
Marco Petrini, e due avvocati, uno del foro di Catanzaro e l’altro di Locri, sono stati arrestati a gennaio scorso dalla Guardia di Finanza su disposizione della Dda di Salerno per corruzione in atti giudiziari.
Nei documenti dell’accusa si parla di “azioni corruttive per far riottenere il vitalizio a un ex politico calabrese” e per “agevolare futuri avvocati per il superamento del concorso”. Nell’ordinanza si legge di “gamberi, vacanze in resort e champagne” e di “16 prestazioni sessuali in cambio di sentenze”,
L’iniziazione
L’ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, oggi ai domiciliari nel monastero di Decollatura, ha raccontato ai pm salernitani la sua adesione ad una loggia massonica “coperta”. Oltre a lui, farebbero parte della “loggia” altri sette magistrati del distretto di Catanzaro. La cerimonia di iniziazione sarebbe avvenuta in uno studio legale ubicato in pieno centro a Catanzaro, punto di incontro di avvocati dei fori di Cosenza, Castrovillari, Vibo e Catanzaro. Petrini avrebbe “svelato” i volti dei colleghi aggiungendo che la sua adesione alla presunta loggia sarebbe avvenuta per iniziativa di Giancarlo Pittelli che avrebbe anche presieduto il “rito”. Riferimenti su cui il procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli e i pm Luca Masini e Vincenzo Senatore starebbero cercando di riscontri dettagliati.
Le cene dei giudici
Al tribunale di Salerno sono arrivate anche tre informative inviate dai carabinieri del Ros nell’ambito delle indagini che hanno portato all’operazione “Rinascita-Scott”. I documenti riferiscono di contatti tra l’avvocato Giancarlo Pittelli e alcuni magistrati del distretto giudiziario di Catanzaro. Tra gli atti inviati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro si farebbe riferimento anche alla cena svolta a casa di Pittelli nel maggio del 2018 e alla quale avrebbero partecipato otto magistrati e altri professionisti, tra i quali anche un alto ufficiale dell’Arma dei Carabinieri. Una cena “intercettata” dalle cimici piazzate dai carabinieri del Ros.