Il territorio è quello del Salento, siamo alla Procura di Lecce. Qui c’è l’ulteriore conferma che il terremoto che continua a squassare il Csm e la magistratura italiana ha una chiave e si chiama Cosimo Ferri. “Il Mercante in Fiera della giustizia italiana” lo definisce Repubblica. L’uomo che doveva rimodulare la geografia giudiziaria del Paese attraverso le Procure Italiane di Milano-Firenze-Roma-Napoli-Palermo. A lui nessuno ha avuto il coraggio di chiedere conto. Ferri è stato tre volte sottosegretario alla giustizia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Un uomo che non ha mai mollato la sua corporazione nonostante il suo ingresso in politica. E proprio a Lecce il nome di Ferri torna a rimbalzare nell’inchiesta condotta dal Procuratore Leonardo Leone de Castris e dalla sostituta Roberta Licci, come “l’aggiusta faccende delle grane disciplinari, la pantofola da baciare per progredire in carriera”.
E proprio a Lecce due magistrati sono finiti in un’inchiesta per abusi e corruzioni che gli sono valsi l’accusa di associazione a delinquere. Per anni, a Trani, “Michele Nardi, gip di quell’ufficio e quindi ispettore ministeriale e pm a Roma, insieme ad Antonio Savasta, pm, hanno venduto processi e utilizzato la custodia cautelare come strumento di estorsione nei confronti dei loro indagati”. Michele Nardi è in carcere. Antonio Savasta, reo confesso, è ai domiciliari. Negli atti dell’indagine, scrive Repubblica, la catastrofe dei due magistrati sta investendo altri giudici. Dalla Cassazione ai tribunali ordinari. Soprattutto, nell’informativa finale dell’indagine consegnata dai Carabinieri alla Procura di Lecce torna il nome di Cosimo Ferri. “Nardi – scrivono i carabinieri nelle 592 pagine dell’informativa – dispone di una fitta rete di conoscenze influenti nell’ambito dei più disparati ambiti professionali e della pubblica amministrazione. Conoscenze, utili e referenziate, a cui si propone direttamente mettendo a disposizione la sua collaborazione per qualsiasi evenienza e da cui, evidentemente, riceve come contropartita, notizie e appoggi”. Nardi ha rapporti diretti con i vertici della Massoneria attraverso i quali prova a indirizzare un processo che lo riguarda a Catanzaro. I carabinieri riferiscono che trova una sponda preferenziale nel “nostro Cosimo”, come affettuosamente lo chiama la compagna di Nardi al telefono, suggerendogli di rivolgersi a lui per uno dei suoi guai al Csm.
Cosimo Ferri con Nardi, si legge ancora nell’informativa, “ha rapporti confidenziali, così come con alcuni esponenti del Csm e con alti funzionari del Ministero di Giustizia”. “Dovremmo interessare Cosimo”, dice ad esempio Nardi al giudice Antonio De Luce che a lui si era rivolto per avere un aiuto nella nomina a Presidente del Tribunale di Trani, cosa che per altro effettivamente otterrà. Nardi si rivolge all’amico Antonio Savasta per aggiustare i suoi guai disciplinari al Consiglio Superiore. Gli stessi per i quali sarà poi arrestato. “Sapevo che Nardi aveva ottime entrature al Csm”, ha raccontato Savasta nel corso dell’incidente probatorio. E che questo – ha aggiunto – gli consentiva di aveva notizie dirette e riservate da Palazzo dei Marescialli. “Nardi dice a Savasta di aver saputo che il Consiglio Superiore della Magistratura è male intenzionato nei suoi confronti e che ha intenzione di fare una pulizia radicale a Trani. Per questo, gli consiglia di trasferirsi immediatamente a Roma”. Del resto, che Nardi sia un investimento degno di questo nome per Savasta è nell’esito del suo procedimento disciplinare in Consiglio. Viene assolto dalla commissione in cui in quel momento siede anche Luca Palamara.