Non c’è solo un legame tra Banca popolare di Bari e Consiglio superiore della magistratura. Oltre al servizio di tesoreria e allo sportello che l’istituto di credito gestisce a Palazzo dei marescialli, spunta anche un rapporto tra i vertici del Csm e della banca. Nella vicenda toghe e banche entrano, dunque, altri personaggi.
Nei fascicoli della Procura ancora in fase istruttoria, tra cui quelli per i crac delle società clienti di Bpb, spiccano, come abbiamo riportato ieri, diverse informative della Guardia di finanza e una corposa denuncia dei commissari dell’istituto. Ci sono, tra l’altro, anche molte intercettazioni tra cui quelle tra l’ex condirettore e vicedirettore generale di Pop Bari, Gianluca Jacobini e l’ex vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini.
Toghe e banche: Legnini e le telefonate con il vice di Pop Bari Jacobini
Molte conversazioni vengono considerate “non inerenti” all’inchiesta, mentre altre sono state segnalate dagli investigatori all’autorità giudiziaria. A collegare Legnini a Jacobini c’è Sergio Della Rocca, principe del foro abruzzese e buon conoscente dell’ex vicepresidente del Csm. Della Rocca, come riferisce La Verità, “è diventato vicepresidente della Fira, la finanziaria regionale, in quota Tercas e Caripe (banche abruzzesi controllate dalla Popolare di Bari), di cui Jacobini, oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza, era consigliere e procuratore speciale”.
Luciano D’Alfonso, ex presidente della Regione ricorda che “Il nome di Della Rocca venne fatto da Bpb, con mia sorpresa. Mi chiamò uno degli Jacobini, credo Gianluca, con la sua voce un po’ ansimante e mi disse: ‘Noi abbiamo gradimento per Della Rocca, voi avete qualcosa in contrario?’. La questione, messa in quei termini, per me era risolta alla radice“. Ma nelle intercettazioni l’ex manager di Bpb si sarebbe vantato anche di aver fatto nominare, attraverso Legnini, il procuratore generale di Bari Anna Maria Tosto.
Legnini e la sfida tra Tosto e Capristo
Nell’ambito sul caso Palamara-gate Legnini ha raccontato ai magistrati di Perugia la sfida tra la Tosto e Carlo Maria Capristo, recentemente arrestato con l’accusa di truffa. In quell’occasione le toghe progressiste di Area si saldarono per la prima e unica volta della consiliatura con i tutti i laici di sinistra del Csm.
“Quella della nomina di Capristo fu una delle occasioni nelle quali mi fu richiesto (da alcuni consiglieri del Csm, ndr) di fare un’opera di mediazione e il mio intervento fu a favore della dottoressa Tosto, che secondo me, era più idonea a condurre quell’ufficio ed era appoggiata da Area e da gran parte dei componenti laici” ha messo a verbale Legnini. Luca Palamara, interrogato come indagato, ha ricordato la battaglia per la Tosto: “Vi fu uno scontro tra Capristo e Tosto che era sostenuta da Area. Il gruppo (di Unicost, ndr) cercò di sostenere Capristo, ma io, all’atto della decisione finale, chiesi un rinvio che di fatto fece eleggere la Tosto. Tale votazione creò insofferenza nei miei colleghi di Bari che volevano Capristo”.
Paola Balducci, all’epoca consigliere del Csm in quota Sel, ha parlato di quello scontro:
“Mi sono battuta molto per la nomina della dottoressa Tosto alla Procura generale di Bari. Ho cercato sempre di favorire la nomina di donne nei ruoli apicali della magistratura. L’altro concorrente era Carlo Capristo che aveva tanti titoli. Molti erano più portati a votare quest’ultimo. Fu una guerra forte. A parità di voti, alla fine la dottoressa Tosto vinse per l’anzianità []. Ricordo che io ero la relatrice di tale pratica”.
L’ex parlamentare di Forza Italia e di Ncd, Paolo Tancredi, abruzzese come Legnini, spiega:
“Immagino che nell’inchiesta sulla Popolare di Bari ci siano tante intercettazioni nascoste. Io so che Giovanni ha parlato con Gianluca Jacobini fino a poco tempo fa”. E rivela: “Ho incontrato due volte Legnini al Csm e in tutti e due casi c’era anche Jacobini, anche se non mi era stato preannunciato. Il primo incontro risale ai primi mesi del 2015. Giovanni era da poco diventato vicepresidente e nel suo ufficio c’era l’ex condirettore della banca. La seconda volta li ho incrociati forse sul portone o al bar, dove Legnini mi aveva dato appuntamento. Ma di questa seconda occasione ho ricordi più vaghi. Che Giovanni avesse rapporti con Gianluca comunque in Abruzzo lo sanno tutti. Personalmente, durante la sua campagna elettorale per la presidenza della Regione Abruzzo, ho visto, almeno un paio di volte, Legnini prendere il telefono e parlare con Jacobini”.
Legnini: “Perché ce l’avete con me?”
“Ma perché ce l’avete tanto con me? Io sono una persona perbene” spiega Legnini. E sulle intercettazioni con Jacobini dice: “E che cosa dicono?”. Poi aggiunge che con Jacobini non si sentiva spesso: “Ma neanche per sogno. Ci siamo parlati rarissimamente e non lo sento almeno dall’anno scorso”.
“La Bpb è una delle banche più presenti sul territorio abruzzese” aggiunge Legnini.
Non li ho portati io nella mia regione, anche se sono stato sottosegretario al Mef. Fu la Banca d’Italia. Io non ho mai in alcun modo preso parte a trattative o incontri per l’acquisizione della Tercas da parte della Popolare di Bari”. E l’avvocato della Rocca è amico? “Lo conosco” e riguardo all’incarico in Fira precisa che “È uno degli avvocati più noti in Abruzzo. Fu nominato dalla Bpb e io non c’entro nulla. Non posso escludere di avere parlato con Jacobini di Della Rocca, ma io non ho niente a che fare con incarichi, non ho mai avuto rapporti professionali con lui, né ho ricevuto consulenze dalla banca, visto che non faccio l’avvocato da 7 anni. Non ho rapporti economici o di altro genere neanche con la famiglia Jacobini, che non ho mai frequentato. Li conoscevo, ci ho parlato, ma non ho fatto con loro neanche una cena”.
Sulla nomina della Tosto ha parlato con Jacobini? “Ma per l’amor di Dio, no, nel modo più assoluto. Se si fosse vantato di aver avuto un ruolo ci troveremmo di fronte a delle millanterie”.
La gara vinta dalla Pop Bari al Csm
L’ultimo argomento è la gara vinta da Pop Bari per la tesoreria del Csm: “Io non c’entro nulla, fu una procedura gestita interamente dai magistrati. Non ho detto mezza parola. La Bpb aveva una strategia aggressiva sulle tesorerie e io non ho mai aperto un conto con loro. Perché la gara fu indetta a cavallo di Ferragosto? Gli uffici avevano fatto scadere il contratto, se ne erano scordati”.