Continuano, specie nelle catene dei centri commerciali, le offerte sull’olio d’oliva e dell’Extravergine. Tariffe che sfiorano i due euro a litro e che, obiettivamente, lasciano molti dubbi sulla qualità del prodotto.
I casi di truffe sull’olio d’oliva spacciato per extravergine sono tanti. Ricordiamo, ad esempio, il caso delle sette aziende olearie che dovevano rispondere di frode in commercio per aver spacciato un comune olio di categoria 2, meno pregiato e meno costoso, per extravergine d’oliva.
Il mercato dell’olio extravergine è regolato da norme severissime
La qualità di un olio extravergine d’oliva viene valutata in base a panel test, ovvero analisi sensoriali e chimiche dell’olio che servono a scoprirne i difetti come il rancido, la muffa e tutti quelli stabiliti dalle linee guida dell’Unione europea. Affinché un olio venga classificato come un extravergine, secondo la normativa vigente, “la meridiana dei difetti deve essere pari a zero e il gusto praticamente perfetto”.
La lista degli oli
In passato la trasmissione televisiva Patti Chiari della televisione Svizzera, ha preso a campione 12 bottiglie: di queste sei non hanno superato i test. I campioni sono stati sottoposti a due analisi organolettiche e a una chimica. Gli oli sono stati fatti assaggiare a Zurigo dall’unico panel test svizzero riconosciuto dal Coi, il Comitato oleolicolo internazionale e poi anche dal comitato di assaggio ufficiale dell’olio Dop Chianti in Toscana. I risultati sono stati identici.
Gli oli extravergine che in realtà non sono extravergine
L’Olio De Cecco classico extravergine d’oliva definito dal panel come: “Un olio rancido e sicuramente non extravergine”.
Olio Carapelli extravergine d’oliva definito dal panel in questo modo: “Il difetto principale è il riscaldo quando le olive vengono depositate più del previsto cominciano a fare una fermentazione. La maggior parte delle persone, pensa sia un gusto normale ma invece è un difetto. Non lo metterei nello scaffale”.
Olio Bertolli extravergine d’oliva originale che per il panel “È fangoso, ammuffito non è extravergine. Un olio difettato, si avverte la fermentazione delle olive, estremamente rancido”.
Gli oli extravergine che sono extravergine
A vincere il test, ovvero l’olio veramente extravergine d’oliva come indicato in etichetta è il Sabo 100% Italiano, imbottigliato da un’azienda ticinese e prodotto con materia prima della pugliese Olearia Clemente.
Tra i prodotti eccellenti anche il Gran Delizia Igp Toscano e il Monini. Risultati speciali anche per il PrimaDonna venduto da Lidl, il Bio Natur Plus (100% Dop umbro) e il Qualité&Prix della Coop svizzera.
Idrocarburi e plastificanti
Un’altra analisi tedesca di pochi giorni fa ha scovato la presenza di sostanze inquinanti all’interno delle bottiglie di 20 differenti oli.
La rivista tedesca Oko Test si è concentrata questa volta sulla valutazione di alcuni oli extravergine di oliva di note marche venduti comunemente al supermercato (alcuni dei quali italiani o presenti anche in Italia). I risultati, anche in questo caso, hanno riservato amare sorprese.
Olio extravergine…forse
Se acquistiamo un olio extravergine di oliva tutto ci aspettiamo di trovare all’interno delle bottiglie tranne che le sostanze inquinanti. Ci si può attendere che sia olio di maggiore o minore qualità, ma il minimo che si può chiedere è che si tratti di vero extravergine. Purtroppo, come già hanno segnalato altri test, la qualità e le indicazioni di origine degli oli d’oliva sono in alcuni casi fraudolente.
E il test tedesco ha analizzato i seguenti oli (di cui 12 biologici) confermando i sospetti
- Rapunzel – Olio extra vergine di oliva di Kreta (biologico)
- La Española – Natives Olivenöl extra (biologico)
- Bio Planète Olivenöl, nativ extra (biologico)
- La Selva – Olio Extravergine d‘Oliva Italiano (biologico)
- Neuco – Natives Olivenöl (biologico)
- Dennree – Olivenöl Nativ extra (biologico)
- Gaea – Natives Olivenöl Extra Special Selection Griechenland (biologico)
- Monini Bios – Olio Extra Vergine di Oliva (biologico)
- Alnatura – Natives Olivenöl Extra (biologico)
- Byodo – Natives Olivenöl Extra mild (biologico)
- Mani Bläuel – Natives Olivenöl Extra (biologico)
- Naturata – Olivenöl Nativ extra (biologico)
- Primoli – I.G.P. Toscano Olio Extra Vergine di Oliva
- Edeka – Griechisches Natives Olivenöl Extra g.g.A. Chania
- Bertolli – Extra Originale
- Cantinelle – Natives Olivenöl Extra
- Casa Morando – Olivenöl Nativ Extra
- Rewe Beste Wahl – Natives Olivenöl Extra g.U. Sitia-Lasithiou
- De Cecco – Extra Classico
- Primadonna – Natives Olivenöl Extra
I risultati del test
Gli esperti hanno valutato gli oli considerando eventuali difetti del gusto e l’impressione sensoriale generale. Inoltre i tecnici di laboratorio sono andati alla ricerca all’interno delle bottiglie di sostanze nocive come pesticidi, plastificanti e residui di oli minerali. Solo due sono stati gli oli raccomandati come “buoni”. Si tratta dell’italiano Primoli I.G.P. Toscano e dell’olio extravergine a marchio Rapunzel.
Idrocarburi
Gli elementi maggiormente riscontrati sono stati gli idrocarburi. Sotto questo nome si nasconde un gruppo molto ampio di sostanze diverse che possono includere composti potenzialmente cancerogeni. Si tratta di idrocarburi aromatici a base di olio minerale MOAH che sono stati individuati in metà degli oli analizzati.
Più della metà degli oli contiene anche gli idrocarburi saturi MOSH / POSH. Sono sostanze pericolose che si vanno a depositare, i primi, nel fegato, nei linfonodi, nella milza e nel tessuto adiposo e i secondi possono comportarsi in modo simile ma la cosa è ancora in fase di studio.
Come ci arrivano nelle bottiglie?
Secondo alcuni produttori i componenti dell’olio minerale analizzati potrebbero essere anche di origine naturale. Il punto è che i laboratori hanno valutato che si tratta proprio di idrocarburi derivati da petrolio. Tracce di MOAH possono arrivare in bottiglia dagli oli lubrificanti per le mietitrebbia, dai nastri trasportatori per oleifici, dalle motoseghe per il taglio degli ulivi ma anche da pesticidi a base di olio di paraffina, particolato e gas di scarico. Negli oli analizzati è stata rilevata la presenza di diisobutilftalato, un plastificante che l’Unione europea classifica come una tossina riproduttiva e che dunque non dovrebbe certo trovarsi in nessun alimento.
Inoltre, quattro oli, a differenza di quanto dichiarato in etichetta, non erano propriamente extra vergine
Risultavano essere rancidi nel test del gusto. Si tratta degli oli di Alnatura, Byodo e Naturata ma anche di quello De Cecco. Il sapore dell’olio rancido può voler dire che è fortemente ossidato. Ciò può essere dovuto o al frantoio che utilizzato olive raccolte troppo mature oppure che ha conservato male il prodotto finito. In merito al discorso sulla provenienza, la maggior parte delle bottiglie contiene un mix di oli provenienti da paesi dell’UE e / o paesi terzi.
Solo un olio è stato valutato dal sapore molto buono: l’olio di Primoli.