Denunce alla Procura e petizioni online ai ministeri: è l’iniziativa organizzata da Gioventù Bruciata, che parla di cave, rifiuti interrati, discariche abusive, roghi appiccati ad ogni ora del giorno.
Poi l’attacco al sindaco uscente di Napoli sull’accordo per smaltire l’immondizia della Capitale nella Terra dei fuochi. Marì Muscarà, consigliera regionale M5s, presenterà un’interrogazione: “Non è ancora chiaro se quell’operazione si possa fare e, in caso affermativo, come sia possibile”
“Siamo morti che camminano”, ma anche “orfani di madri, padri e nonni”.
L’iniziativa portata avanti da Gioventù Bruciata che si chiama “We can’t breathe – Nun putimme riciatà”. E si definisce “inaccettabile la decisione del sindaco Luigi de Magistris che, dopo una presunta indagine sull’adeguatezza dei siti di smaltimento presenti nella periferia Nord di Napoli, ci condanna a ricevere circa 150 tonnellate di rifiuti provenienti dalla capitale”. Una scelta che ha già scatenato l’ira dei cittadini sui social, ma anche quella di politici locali. Sull’operazione c’è chi ha molti dubbi. “Non è ancora chiaro se quell’operazione si possa fare e, in caso affermativo, come sia possibile” commenta a ilfattoquotidiano la consigliera regionale dissidente del M5S Marì Muscarà.
Il grido dalla Terra dei fuochi
“Da ormai un mese o più i nostri comuni sono ferocemente colpiti da una puzza vomitevole, che genera emicranie, mal di stomaco, allergie, e chissà cos’altro. Siamo quindi obbligati a barricarci nelle nostre case” scrivono. Il lockdown non è mai finito per i loro figli “costretti a giocare tra le pareti domestiche, dove sono al riparo dall’aria irrespirabile”. L’odore arriva da più parti.
“C’è l’imbarazzo della scelta – dicono – tanti sono i siti di smaltimento che ci circondano: Cava Alma, Cava Riconta, Resit 1 e Resit 2, Taverna del Re, Settecainati, Cava Giuliani, Stir, Ponte Riccio. Parliamo di un’area di 426 chilometri quadrati in cui negli anni è stata registrata la presenza di 2.767 siti di smaltimento abusivo di rifiuti, anche pericolosi”. Il 37% della popolazione, oltre 354mila cittadini si è ritrovata a vivere a meno di 100 metri da almeno uno di questi siti “esponendosi ad agenti chimici causa di tumori, nascite premature, asma, malformazioni congenite e leucemie” che colpiscono neonati, bambini e adolescenti.
Rifiuti da Roma e Milano
Storie e numeri pesanti. Ma c’è un elemento nuovo. Solo pochi giorni fa il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha autorizzato Sapna, la società pubblica che gestisce tutti gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti dell’intera area metropolitana di accogliere la richiesta di aiuto di Ama, l’azienda dei rifiuti della città di Roma, di ricevere una quota di rifiuti per scongiurare un’emergenza nel Lazio e nella capitale. “Dopo aver fatto tutte le verifiche tecniche da parte dei nostri dirigenti – ha spiegato lo stesso primo cittadino – siamo in grado dal 4 ottobre fino al 31 dicembre, senza alcuna ricaduta di efficienza nel trattamento dei rifiuti sui nostri territori, che hanno ovviamente l’assoluta priorità, di ricevere circa 150 tonnellate di rifiuti della capitale d’Italia al giorno”. Ma la Terra dei fuochi non ci sta.
I dubbi
“I rifiuti non trattati, come quello che dovrebbe arrivare dal Lazio, non può viaggiare tra Regioni, a meno che non vi sia un accordo tra Regioni di cui ad oggi non c’è alcuna prova documentale”. Per questa ragioni la consigliera sta presentando in queste ore un’interrogazione: “Anche se vi fosse l’accordo, però, lo smaltimento fuori del territorio della regione dove sono prodotti sarebbe giustificato solo per fronteggiare situazioni di emergenza causate per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza da parte della protezione civile. E non mi sembra questo il caso”.
Nel frattempo, i cittadini della Terra dei fuochi chiedono al Governo di intervenire d’urgenza per la bonifica totale di tutto il territorio e di impegnare parte del recovery plan e dei fondi giunti dall’Ue per salvare il territorio.