Se si ha la fortuna di nascere in una famiglia privilegiata come quella che presta servizio nel pubblico impiego, le agevolazioni per la bella vita non finiscono mai. A pensarci sempre la politica che, nelle stanze del potere, pare non dormire la notte per assicurare privilegi alla casta.
L’accordo prevede il taglio del 30 per cento delle tasse universitarie non solo per i dipendenti regionali ma anche per i loro coniugi, conviventi e figli. Una bella agevolazione, dunque, che fa diventare la casta sempre più casta relegandola nel castello dorato dei privilegi.
Seppur ci sarebbe da ridere, in una nota la Regione precisa che, addirittura, ci sarebbe un obiettivo che è quello “di garantire una crescita professionale del lavoratore, della capacità innovativa e di iniziativa nell’ambito della pubblica amministrazione.” Cosa che, evidentemente, senza uno sconto non era possibile. Ma l’unversità teramana si spinge oltre nella risibilità del concetto: “L’Università s’impegna a concedere una riduzione del 30 per cento del contributo annuale delle tasse a condizione che per gli anni successivi al primo lo studente consegua almeno 36 crediti formativi se a tempo pieno e, 18 nel caso di studente a tempo parziale. E comunque, non deve essere fuori corso”.
La domanda è: perché figli, mariti, mogli e conviventi devono avere lo sconto per studiare? Forse gli stipendi pubblici (molto corposi) non bastano per la cultura?
“La convenzione -spiega la Regione- avrà una durata di 5 anni. Possono usufruirne i dipendenti della Regione in servizio e in quiescenza, i coniugi e conviventi nonché i figli dei dipendenti regionali in servizio o in quiescenza. La convenzione è stata sottoscritta dal Presidente della giunta regionale Marco Marsilio e dal Rettore Dino Mastrocola. L’obiettivo è quello di garantire una crescita professionale del lavoratore, della capacità innovativa e di iniziativa nell’ambito della pubblica amministrazione.”
Non c’è mai fine al ridicolo.