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Tar annulla la nomina di Finiti: scontro politico sulla presidenza del Tribunale di Sorveglianza di Roma

Tar annulla la nomina di Finiti: scontro politico sulla presidenza del Tribunale di Sorveglianza di Roma

Tar annulla la nomina di Finiti: il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha annullato la nomina più controversa degli ultimi mesi

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Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha annullato una delle nomine più controverse degli ultimi mesi, quella della gip Marina Finiti a presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, avvenuta il 7 febbraio scorso.

Tar annulla la nomina di Finiti: scontro politico sulla presidenza del Tribunale di Sorveglianza di Roma. La decisione del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) di preferirla alla reggente dell’ufficio, Vittoria Stefanelli, con 19 voti a favore contro 11, è stata definita “viziata da difetti procedurali e illogicità”, con particolare riferimento alla “svalutazione ingiustificata” dei titoli di Stefanelli rispetto a quelli della rivale.

Le critiche

La scelta del CSM ha suscitato numerose critiche all’interno della magistratura. In molti ritenevano che Stefanelli, con 12 anni di esperienza presso il Tribunale di Sorveglianza, di cui due come dirigente, fosse la candidata più qualificata rispetto a Finiti, che non esercitava in quell’ambito dal 1999. Tuttavia, il sospetto diffuso tra molti addetti ai lavori è che la decisione sia stata influenzata da interessi politici e dalle dinamiche interne alle correnti del CSM, una prassi non nuova all’interno dell’organo.

Il Tribunale di Sorveglianza di Roma è un ufficio chiave, soprattutto per la gestione di casi legati al regime di carcere duro, il cosiddetto 41-bis, e per le decisioni che riguardano personaggi di spicco del mondo economico e politico coinvolti in vicende giudiziarie. Proprio sotto la guida di Stefanelli, l’orientamento del tribunale era stato considerato particolarmente rigoroso dagli avvocati difensori, tanto da portare l’Unione delle Camere Penali a proclamare diversi scioperi contro la presunta “deriva carcerocentrica” del tribunale.

Il caso Dell’Utri

Un episodio particolarmente significativo risale al 2017, quando Stefanelli, allora presidente del collegio di Sorveglianza, respinse la richiesta di sospendere la pena di Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni per concorso in associazione mafiosa. Nonostante le patologie di Dell’Utri, i magistrati conclusero che le sue condizioni potevano essere gestite adeguatamente all’interno del carcere di Rebibbia, scatenando l’ira di molti esponenti del centrodestra.

Proprio questa decisione, secondo alcuni, avrebbe contribuito a rendere Stefanelli una figura invisa agli occhi di alcune correnti politiche, che avrebbero preferito una figura più “affidabile” alla guida della Sorveglianza. La nomina di Finiti, infatti, è stata sostenuta dalla maggioranza di centrodestra del CSM, con l’appoggio dei membri laici vicini a Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, oltre ai togati di Magistratura Indipendente, una corrente conservatrice storicamente vicina a tali schieramenti.

Dopo la sentenza del TAR, il CSM avrà la possibilità di impugnare la decisione al Consiglio di Stato. Se l’annullamento verrà confermato, sarà necessaria una nuova valutazione per la nomina del presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, riaprendo un capitolo che, al di là dei tecnicismi giuridici, sembra rivelare ancora una volta le dinamiche politiche e correntizie che permeano il mondo della magistratura.

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