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Sul caso Sarti la politica, ovviamente, non ha capito nulla

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Il caso delle immagini hot della deputata grillina Giulia Sarti sta provocando tensioni fuori e dentro il Parlamento. Dopo il servizio delle Iene è intervenuto persino il Garante della Privacy il quale ha richiamato i media al rispetto del codice deontologico, astenendosi “dal diffondere dati riguardanti la sfera intima di una persona per il solo fatto che sia famosa o che eserciti funzioni pubbliche”. La polizia postale assicura, comunque, che non hanno rilevato la presenza in Rete di nuove foto e video.

di Antonio Del Furbo



L’Authority è intervenuta dopo che si è saputo della circolazione tra i mezzi di informazione di immagini private che sarebbero state registrate nell’abitazione della parlamentare. A rivelare l’esistenza delle immagini l’ex collaboratore e fidanzato della deputata Bogdan Tibusche, che avrebbe installato, su richiesta della Sarti, un impianto di videosorveglianza in casa. 

E mentre la politica, tutta, si affanna a dare solidarietà alla Sarti e a impegnarsi avviando la discussione su un disegno di legge per prevenire e punire la pubblicazione e diffusione di materiale sessualmente esplicito senza il consenso della persona coinvolta, Le Iene assicurano che “Le foto hot non c’entrano con la nostra inchiesta”. La redazione spiega che “Noi indaghiamo su questioni di pubblico interesse, su dove potrebbero essere finiti i soldi che la parlamentare aveva dichiarato di aver restituito al fondo per il microcredito e che sarebbero stati dedicati anche all’eventuale acquisto di apparecchi di videosorveglianza forse per girare filmini privati. Questo non c’entra nulla con la diffusione del materiale rubato all’onorevole anni fa dalla sua posta elettronica”.

In questi giorni, nelle chat WhatsApp di giornalisti, politici e non solo, stanno girando foto hot della parlamentare.

Si tratta di capire, però, se la Sarti, come gli altri parlamentari pentastellati, utilizzava un trucco tanto semplice quanto geniale: ordinare i bonifici, pubblicare le ricevute sull’apposito sito e poi revocarli. Un sistema che, a quanto pare, Giulia Sarti avrebbe evitato di restituire 23.500 euro, 4mila dei quali sarebbero andati a coprire le spese degli ormai famigerati “video controlli di Dedo e Luca”. Questione che appare nella chat Telegram tra Andrea Bogdan Tibusche e la Sarti.

Le altre domande a cui la Sarti dovrebbe rispondere è su come sono stati spesi i soldi che ha dichiarato di aver restituito alle piccole imprese. E poi, soprattutto, un onorevole, per di più con un ruolo molto delicato prima in Commissione Antimafia, poi in Commissione Giustizia, era conoscenza del fatto che in casa aveva telecamere in registrazione 24 ore al giorno? O è stata ancora una volta vittima di qualcuno tecnologicamente più esperto di lei? E se questi video fossero veramente finiti nelle mani di una terza persona?

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