“Tutti sapevano che sarebbe successo qualcosa ma non è stato fatto nulla”. di Antonio Del Furbo
Si chiama Hedia Lammari dal 1990 vive a Pescara. È insegnante di arabo e con la sua associazione porta avanti il discorso dell’integrazione e, soprattutto, della cultura.
“In Abruzzo come nel resto d’Italia si fa pochissimo. È molto importante fare cultura, insegnare, fare corsi di lingua e spiegare ai ragazzi che tutte le religioni del mondo parlano di pace” mi spiega Lammari raggiunta telefonicamente. E sul Corano non ha dubbi:“bisogna farlo leggere e non spiegarlo. I ragazzi devono leggerlo per capirne il significato profondo. Per capire che il Corano parla di pace e mai di guerra”.
La voce di Lammari tradisce un po’ di emozione per i fatti accaduti oggi tra la Tunisia e la Francia:“Provo profonda tristezza e rabbia. Ma quello che è accaduto si sapeva. La popolazione lo sapeva, si aspettava questa strage. Questi criminali che hanno ammazzato fanno parte di una cellula terroristica molto organizzata e potente”. Lammari non ha dubbi:“Vogliono farci capire che che la loro intenzione è di impossessarsi di tutto il mondo. Questi non hanno nulla a che fare con la religione. Loro vogliono il controllo politico di tutto il mondo ma, soprattutto, ne vogliono il controllo economico”. E quando si parla di potere economico si parla, ovviamente, di petrolio.
“Il governo tunisino ha preso dei provvedimenti che non sono sufficienti” aggiunge ancora Lammari. “Oltre quello bisogna pensare a fare cultura nella popolazione. Dobbiamo far passare il concetto che loro distruggono e che noi costruiamo”.
Insomma, costruttori di pace.“Bisogna fare qualcosa anche in Italia e insisto nel dire che bisogna fare sicurezza alle frontiere. Queste cellule contattano i giovani che non hanno bene in mente cosa sia la religione islamica e li arruolano approfittando della loro ignoranza”. La conseguenza di ciò che sta accadendo però è anche il “risultato di tante politiche sbagliate di paesi occidentali. E la loro responsabilità è dell’80%”.
L’allarme di Charlie Hebdo, quindi, non è bastato. Ora, forse, sarebbe il caso di aprire, finalmente, un tavolo interreligioso e che i politici si sforzino di fare qualcosa per l’integrazione.