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Claudio Giardiello, forse proprio per il carattere poco aperto al dialogo, come ha riferito il suo ex avvocato, pare aver rivendicato cifre che non gli appartenevano all’epoca della Magenta srl. 

Il contenzioso della sua società iniziano quando la Cisep spa, azionista con la Magenta srl della Miani immobiliare, avrebbe svolto un giro di affari in nero. Al centro della questione un’operazione immobiliare. Massimo D’Anzuoni, Giorgio Erba, Silvio Tonani, Giardiello e Davide Limogelli si sarebbero accordati per spartirsi le somme dell’operazione, progetto che andò in fumo visto che Giardiello denunciò gli affari avviando un’azione di responsabilità contro la Miani. Cisep pretese che la Magenta srl risarcisse il danno provocato dalle denunce dello stesso Giardiello.

Secondo i documenti in mano a Repubblica “gli amministratori della Miani avevano raggiunto un preciso accordo per spartirsi una parte dei ricavi sottratta alla regolare contabilità” con un prospetto chiaro e preciso:

l prospetto è chiaro e preciso:
– € 1.355.235,00 dal sig. Claudio Giardiello (il “Conte Tacchia”), il quale ha versato € 393.392,50 all’altro socio della Magenta, sig. Davide Limongelli (il “Marchesino);
– € 1.245.968,03 dal sig. Massimo D’Anzuoni (il “Predatore”);
– € 1.245.968,03 dal sig. Giorgio Erba (il “Comandante”);
– € 1.245.969,02 dal sig. Silvio Tonani (“Tinto Brass”).

A quel punto Giardiello avrebbe preteso compensi maggiori di quelli pattuiti e avanzato:”insostenibili ed ingiustificate pretese economiche nei confronti degli altri amministratori della Miani I quali in nessun modo riuscivano a ricondurre a ragione il loro interlocutore, soggetto, peraltro, ad improvvise alterazioni dell’umore e propenso anche all’aggressione pur di farsi ragione”.

Miani e Cisep a quel punto cercano di regolarizzare le posizioni con il Fisco ma Giardiello rivendica la truffa subita.

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