“Le istituzioni, grazie all’opera meritoria dei suoi uomini, sono riuscite a definire una verità giudiziaria, giungendo alla condanna degli esecutori e portando alla luce la matrice neofascista dei terroristi.”
Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’anniversario della strage di Bologna del 2 agosto 1980, in cui morirono per un attentato 85 persone. Purtroppo, però, è lo stesso Mattarella ad ammettere che “l’impegno profuso non è riuscito, tuttavia, a eliminare le zone d’ombra che persistono sugli ideatori dell’attentato. È una verità che dovrà essere interamente conquistata, per rendere completa l’affermazione della giustizia”.
E, in effetti, che giustizia offre lo Stato ai propri cittadini se non punisce, come in questo caso, chi ha voluto quella strage? Abbiamo appurato sicuramente che le mani che hanno piazzato le bombe erano uomini di matrice nera. E poi? Quali sono le facce, i nomi, i cognomi di chi ha ordinato quei morti?
Sappiamo, come aggiunge ancora il Presidente, che “la disumana ferocia della strage alla stazione di Bologna è parte incancellabile della memoria del popolo italiano e della storia della Repubblica.” Lo sappiamo, tutti. E, come popolo, sappiamo anche che questo “trentanovesimo anniversario dell’attentato terroristico ci richiama, anzitutto, a un rispettoso raccoglimento dinanzi alle vite crudelmente spezzate”. Siamo un popolo in grado anche di comprendere che “Le democrazie si nutrono dei sentimenti più profondi di umanità.”
Ma chi sarà a rivelarci quei nomi che hanno sporcato la storia d’Italia?
“Il diritto di sapere è un diritto inalienabile di civiltà” il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Ecco, appunto, vorremmo sapere anche da un ministro che dovrebbe avere libero accessi ad archivi segreti, relazioni e inchieste top secret. “Lo Stato deve unire i tasselli perché oggi purtroppo ce ne sono ancora di mancanti nella strage di Bologna” dice Bonafede. Ma lo Stato, rappresentato anche da Bonafede, dovrebbe darci una data certa per il riconoscimento dei mandanti di quella strage. Risposte che dovrebbero fornirci persone come il vice presidente del Csm David Ermini e il vicepresidente della Camera dei deputati, Maria Edera Spadoni, che non si sono sottratti alla 39esima passerella macchiata di sangue.
“Da quello che è emerso finora – ha sostenuto Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione fra i familiari dal palco antistante la stazione – riteniamo che pezzi importanti delle istituzioni, neofascisti e uomini della mafia abbiano cospirato contro la Repubblica italiana e contro la democrazia. Riteniamo che attorno alla strage di Bologna e alle stragi precedenti i poteri paralleli ed eversivi che si annidavano nelle istituzioni della Repubblica abbiano stipulato patti di potere scellerati e violenti che sono proseguiti e che hanno avuto degli eredi. Arrivare ai mandanti è possibile basta volerlo e questa volontà oggi c’è”.
Ecco, forse lo Stato, e i suoi uomini, dovrebbero smettere di leggere discorsi confezionati e sfogare l’ego su palcoscenici che non spettano. Poche dovrebbero essere le chiacchiere e tanti i fatti. Sullo sfondo, dopo 39 anni, rimangono i visi, gli occhi, le speranze di chi quel 2 agosto 1980 partiva per un viaggio alle 10.25.