Un tratto stradale di soli 12 km in cui ben 4 Comuni si dividono la “pappatoia” derivante dagli Autovelox.
Guardiagrele, San Martino sulla Marrucina, Rapino e Roccamontepiano. Tutti piccoli comuni e tutti ricadenti in provincia di Chieti. E tutti con unico scopo: rimpinguare le casse comunali a suon di multe per eccesso di velocità. Verbali che vengono elevati quotidianamente su una strada a scorrimento veloce con limiti che si alternano tra i 50 km/h e i 90km/h.
E il punto della questione è proprio qui: le amministrazioni puntano alla prevenzione o alla repressione con annesso fondo cassa?
Multe sulla Statale 81
L’ultimo Comune ad aver “sposato la causa” dell’Autovelox sulla statale 81 Bucchianico-Guardiagrele è quello di Roccamontepiano. Un’adesione questa che, però, coincide con un fatto che tende a far pendere l’ago del sospetto verso chi sostiene che le apparecchiature servano esclusivamente per multare.
Verbali a 50km/h
Giovedì 17 ottobre, infatti, i primi rilevamenti della velocità sono stati effettuati nel tratto tra il km 155+500 e il km 157+700 interessato dal limite di velocità di 50km/orari. L’obiettivo, come dichiarato dall’ente e dai vigili, è quello di aumentare il livello di sicurezza stradale.
I Vigili: “Tutto regolare”
A spiegarlo proprio il comandante Luciano Tascioli, che al suo fianco ha chiamato il comandante di Torrevecchia Teatina, Lorenzo Cesarone. Il “servizio di controllo del rispetto dei limiti di velocità – spiega il capitano Cesarone – “è stato predisposto sotto il coordinamento della prefettura e per il tramite della polizia stradale con l’utilizzo di una postazione temporanea di rilevamento autovelox con la presenza dell’operatore di polizia”. Poi la puntualizzazione: “Sia chiaro che non occorre alcuna preventiva autorizzazione del prefetto e non occorre il parere dell’ente proprietario della strada poiché la postazione è temporanea”. Dunque, secondo i Vigili l’operazione messa in atto è al solo scopo di tutelare la sicurezza dei cittadini. Il motto è, in sostanza, “paga chi sbaglia mentre nulla deve temere chi rispetta le norme”.
L’intervento dell’Anas
Il punto, però, è che proprio su quel tratto in cui i Vigili effettuano i controlli, fino a qualche giorno fa il limite era di 50 Km/h, un po’ poco per una strada a scorrimento veloce che, se rispettato, metterebbe sì a rischio l’incolumità degli automobilisti. Non solo. Il tratto in questione arriva (va) subito dopo un tratto in cui il limite è a 90 Km/h: una variazione di ben 40 Km/h che, nel caso di rallentamento repentino, potrebbe anche provocare un tamponamento. E, infatti, qualche giorno dopo l’Anas ha innalzato il limite di velocità da 50 a 90 km/orari nel tratto di statale 81 in questione.
Questa valutazione non avrebbe dovuto farlo il capo dei vigili visto che parla di sicurezza stradale?
Ma c’è dell’altro. Cesarone sostiene che per garantire più visibilità all’autovelox, è presente, oltre a un vigile urbano in divisa e in piedi nel punto del rilevamento e per tutta la durata del servizio, anche il segnale con il caschetto dei vigili urbani. Dalla documentazione in nostro possesso e, soprattutto dal video che vi postiamo sotto, appare evidente che l’Autovelox sia sistemato in prossimità del segnale in un punto abbastanza difficile da scorgere.
L’intervento del Sindaco di Rapino
Dati i forti dubbi di opportunità, dopo l’Anas manifesta la sua posizione anche il sindaco di Rapino, Rocco Micucci. “Le multe con l’autovelox fatte giovedì 17 ottobre scorso sulla statale 81 dal Comune di Roccamontepiano – spiega il primo cittadino – devono essere annullate in autotutela”. E, aggiunge Micucci, “Ho avvisato il sindaco di Roccamontepiano, Adamo Carulli, perché consideri quelle multe solo un ‘monitoraggio’o si adoperi per il loro annullamento in autotutela, ricordandogli che la circolare Minniti del 2017 stabilisce che le postazioni debbano essere ben visibili e preventivamente segnalate. Questo perché il servizio non si riduca in un’’imboscata’ nei confronti degli utenti, ma a garanzia della sicurezza, perché si evitino anche brusche frenate da cui potrebbero scaturire incidenti. Tutto ciò non mi sembra che sia stato applicato. Infatti ho constatato di persona che l’autovelox era in una zona non visibile, a ridosso del guardrail, in una semicurva coperta da vegetazione spontanea, senza alcuna auto di servizio a rendere visibile la postazione e con il personale al di là del guardrail nascosto dalla vegetazione.”
“L’appostamento”
Cesarone, nella sua replica, dice di aver rispettato “l’esatta osservanza della direttiva Minniti che, alla parte terza, sostiene che in caso ci sia un appostamento temporaneo di autovelox, sono sufficienti per la visibilità il cartello a distanza in cui viene avvisata l’utenza di fare attenzione al controllo della velocità, e la postazione che deve stare nei paraggi.” Dunque, Cesarone parla di “appostamento”, un termine che suona quasi come una “minaccia” verso gli automobilisti.
Il Comune di Roccamontepiano
Sulla vicenda il sindaco di Roccamontepiano, Adamo Carulli, è rimasto in silenzio. Sul sito dell’amministrazione, comunque, è sempre presente il calendario con l’avviso delle date di “appostamento”.
La nostra inchiesta
La modalità d’esecuzione del caso in questione rispecchia fedelmente uno dei tanti casi di cui ci siamo occupati. Sempre sulla la Ss 81, un’arteria fondamentale che mette in comunicazione la provincia con l’interno dell’Abruzzo, a marzo 2017 documentammo “l’appostamento” dei Vigili di Guardiagrele. Anche in quel caso i limiti di velocità oscillavano tra i 50 Km/h e i 90 Km/h. Un’automobilista che ci inviò il video si stava recando in direzione Guardiagrele e, dopo un avviso di Autovelox in prossimità di una piazzola di sosta, circa 500 metri dopo si accorse della presenza di un vigile urbano e di un uomo in borghese posizionati oltre il guardrail.
L’attrezzatura per il rilevamento della velocità era posizionato (come si vede dalle immagini) appena dopo il guardrail, in prossimità dello svincolo. Tralasciando la posizione di uomini e attrezzi, ci chiedemmo: l’Autovelox rilevava le velocità delle auto su entrambe le corsie oppure solo su una? Nel caso avesse rilevato il transito delle auto sulla corsia opposta, è evidente che, essendoci uno svincolo d’ingresso, non tutti potrebbero accorgersi del rispetto dei 40 Km/h. La questione più interessante però, è quella che già avevamo sollevato qualche tempo fa riguardo i vigili urbani di San Martino sulla Marrucina (Ch) che, a pochi metri dalla superstrada, avevano piazzato un rilevatore su una strada in cui andava fatta la contestazione immediata. Denunciammo quella situazione con forza tant’è che ben due giudici si pronunciarono su trenta sentenze mandando ko l’autovelox di San Martino. Sentenze, tra l’altro, confermate in appello dal tribunale e che davano ragione agli automobilisti tartassati. I giudici condannarono alle spese il sindaco perché piazzò la pattuglia dei vigili urbani in agguato sulle strade più trafficate del suo comune per, come dire, ridare aria alle casse del Palazzo comunale.
Ieri come oggi, un decreto del Prefetto dice che:
“Sono state individuate le arterie della provincia ovvero singoli tratti di esse (strade extraurbane secondarie e di scorrimento, classificate dal vigente Codice della Strada come “C” e “D”, sui cui è possibile utilizzare ed installare i dispositivi e mezzi tecnici di controllo del traffico finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni delle norme di comportamento di cui agli artt. 142 e 148 del D.L.vo 30.4.1992, n. 285 e succ. modd. e integrazioni, senza obbligo di contestazione immediata della violazione”.
Il Prefetto che richiamava all’osservanza i Vigili
L’allore Prefetto di Chieti, Fulvio Rocco de Marinis, scrisse una missiva agli enti comunali. “Giungono a questa Prefettura” scriveva de Marinis a gennaio 2014 “numerose segnalazioni circa casi di mancato rispetto, da parte delle Forze di Polizia che effettuano rilevamenti della velocità mediante apposite apparecchiature di controllo, della preventiva segnalazione e visibilità delle postazioni.” De Marinis precisava: “In proposito, pervengono spesso lamentele da parte di utenti che trasmettono foto dalle quali si evince il posizionamento dell’apparecchiatura c.d. autovelox sul ciglio della strada apparentemente ‘abbandonata’ e solo quando si arriva in corrispondenza della postazione viene notata l’autovettura del comando di polizia municipale occultata sino a quel momento alla vista dell’utente: altri trasmettono fotografie di persone all’apparenza civili al limitare di una confluenza stradale e solo giunti in corrispondenza della stessa viene notata l’apparecchiatura, generando in definitiva il convincimento che gli enti usino le apparecchiature non tanto quale mezzo di prevenzione delle violazioni alle norme di circolazione stradale bensì quale strumento per generare utili per le amministrazioni interessate.”
Cesarone “L’Antifurbo”
Qualche tempo fa, Lorenzo Cesarone scrisse un libro dal titolo “L’Antifurbo” che, come spiegava all’epoca, “È un testo efficace e di agevole lettura che può costituire un’utile guida per il cittadino. Merito di questo libro è principalmente quello di aver reso comprensibili e conoscibili non soltanto i diritti individuali ma anche le opportunità dei gruppi di attivarsi a tutela dei loro interessi, utilizzando lo strumento associativo, prima ancora che quello giudiziario”. Erano anni in cui Cesarone si batteva per i diritti dei cittadini come dirigente nazionale dell’Arco consumatori e proponeva “una legge per consentire la detrazione fiscale non solo degli interessi sui mutui, ma anche su finanziarie e prestiti personali e una modifica delle procedure d’iscrizione alla Centrale rischi, per agevolare e non affossare chi per cause diverse ha pagato in ritardo”.
Una legge di cui oggi, chissà, potranno usufruirne i 200 automobilisti multati proprio da Cesarone per pagarsi i verbali.