Stefano Napoli, coinvolto nell’inchiesta condotta da Report, ha deciso di mollare il ruolo di capo dei vigili di Roma e si è dimesso.
“Ho dovuto costatare la mortificante assenza del benché minimo cenno di vicinanza alla mia persona e al mio ruolo”.
Queste le parole di Stefano Napoli che questa notte ha consegnato a Virginia Raggi una lettera di tre pagine. Nella missiva la richiesta di essere rimosso dal suo ruolo di comandante generale a interim della Polizia locale di Roma capitale.
Il documento è molto critico nei confronti dei vertici del Campidoglio, da cui il capo dei caschi bianchi dipende direttamente. Il riferimento è ai fatti raccontati dall’inchiesta della trasmissione Report, andata in onda il 23 novembre scorso. Per Napoli si tratta di un “vile attacco alla mia dignità, personale ed istituzionale”, segnando “il momento più buio del mio trentennale percorso lavorativo nel Corpo”.
Corruzioni e commistioni con la criminalità organizzata
Il servizio aveva raccontato i casi di corruzione e addirittura commistioni con la criminalità organizzata di parti deviate della Polizia locale capitolina. Episodi in gran parte relativi al periodo fra il 2009 e il 2015. Fra questi, l’inchiesta per corruzione ai danni dell’ex comandante Angelo Giuliani – al vertice dei ‘pizzardoni’ quando era sindaco Gianni Alemanno – conclusasi con la prescrizione. Nell’ambito di quegli atti, c’era un’intercettazione fra Giuliani e Napoli. Il primo che gli chiedeva di rispondere alle sollecitazioni dell’allora deputato di Fratelli d’Italia, Marco Marsilio (attuale presidente dell’Abruzzo).
“Come si può ragionevolmente ignorare la vera e legittima natura della tanto scabrosa verifica richiestami tanto più che (Marsilio, ndr) non ha mancato di chiarire le vere e inequivoche ragioni di quella interlocuzione?”.
Per la “mancata vicinanza” verso la sua persona, Stefano Napoli se la prende soprattutto con Virginia Raggi. Napoli – in principio ad interim fino al 31 dicembre – era stato scelto in estate su sollecitazione del suo predecessore, Antonio Di Maggio. Quest’ultimo arrivato al massimo delle proroghe per sopraggiunti limiti d’età, figura di cui Raggi è rimasta entusiasta per decisionismo e tenuta del Corpo.
La Raggi avrebbe preferito il suo collaboratore-militare, il generale Paolo Gerometta.
La tensione è salita alle stelle martedì, all’indomani dell’inchiesta di Report, quando la rimozione-dimissione del comandante era praticamente a un passo. Poi nel tardo pomeriggio il passo indietro e la comunicazione di una “rotazione straordinaria degli agenti di Polizia locale nel I Municipio centro storico”. “Peccato che tale presunta decisione, ai sino ad oggi smentita – scrive Napoli nella sua lettera di dimissioni – sia stata diffusa solo pochi istanti dopo la conclusione del nostro personale incontro del 24 novembre, durante il quale erano state concordate modalità del tutto difformi sulle iniziative da intraprendere nell’ambito del predetto Gruppo”.
Vigili e sesso
Pare che a far traboccare il vaso ci si sia stato anche lo “scandalo” poi trasformatosi in “spy story” dei due vigili urbani che avrebbero avuto un rapporto sessuale a bordo di una volante durante un turno di pattugliamento a un campo rom. L’audio pervenuto al Comando in agosto non era stato ricavato dalla radio lasciata accesa durante l’atto, ma da una pennetta Usb lasciata nell’auto di servizio. Una registrazione abusiva oggetto di un esposto in Procura a Roma che potrebbe essere una sorta di ricatto ai danni di una dirigente “scomoda” madre dell’agente donna “pizzicata” dall’audio.
“Il suo silenzio – si legge nella lettera di Napoli – forse il segnale più evidente dell’isolamento cui ho sopra accennato, crea scoramento e sconforto nell’intero Corpo, esponendo i miei colleghi, oltreché il sottoscritto, al rischio di ulteriori attacchi mediatici e, con ciò, al protrarsi e all’aggravarsi delle mistificazioni di cui siamo vittime”.