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È dagli anni ’80 che l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sta lavorando ad un complesso esperimento sulla fisica dei neutrini. Obiettivo degli scienziati è capire se esiste un tipo di neutrino fino ad ora sconosciuto: il SOX.

di Antonio Del Furbo

 

Ricordo, quasi come un sogno, il giorno in cui, in seconda media, con tutta la classe andammo a fare visita ai Laboratori: era il 1985, ovvero tre anni dopo l’inizio degli scavi per la costruzione delle sale sotterranee. Io e i miei compagni intuimmo la grandezza dell’opera ma prendemmo la giornata, ovviamente, come un’opportunità per non stare in classe. Due anni dopo i Laboratori furono inaugurati con l’arrivo del primo direttore: Enrico Bellotti. 

L’INFN, ente pubblico di ricerca, si occupa in primo luogo dello studio della fisica delle particelle, ovvero parte della fisica che studia i pezzi che costituiscono la materia, in particolare i neutrini, attraverso i quali si riesce a capire come funziona l’Universo. 

Nel 2014, l’esperimento Borexino ha misurato direttamente e per la prima volta i neutrini primari dalla fusione protone-protone.

Gli scienziati, ora, stanno lavorando a un esperimento dal nome SOX, Short-distance Oscillations with boreXino, che potrebbe dimostrare l’esistenza di un “neutrino sterile”, capace di interagire con le altre particelle solo tramite la forza di gravità. L’esperimento ha però bisogno di una fonte di particelle sub-atomiche, ovvero una fonte radioattiva, e a questo scopo è previsto da qui a diversi mesi l’arrivo di Cerio 144 presso il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, in Abruzzo.

Appena appurata la notizia, i moviementi ambientalisti e gran parte della stampa hanno generato una serie di preoccupazioni e allarmato la popolazione. La trasmissione de Le Iene, addirittura, ha paragonato il SOX al disastro di Fukushima. L’INFN, attraverso un post di risposta ad una madre che su Facebook chiedeva spiegazioni, ha risposto in maniera puntuale e precisa.

Sul tema è intervenuto anche Marco Pallavicini, vicedirettore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, coordinatore del progetto SOX.

“SOX è un progetto di fisica del neutrino che sarà realizzato con una sorgente di neutrini (il Cerio 144, nda), e un rivelatore di neutrino già esistente che si chiama borexino, in funzione in funzione presso i Laboratori del Gran Sasso da molti anni” ha detto Pallavicini a Startmag.

Si tratta, dunque, di ricerca di base nel “campo della fisica del neutrino con delle potenziali applicazioni in cosmologia”. Un campo di ricerca, tra l’altro, premiato con un Nobel nel 2015.

Nel merito del servizio delle Iene, il professore è molto diretto e chiaro:“Gli allarmismi nascono prima, perché poi “Le Iene” hanno raccolto e amplificato una disinformazione dilagante, diffusa da varie associazioni ambientaliste che hanno sparpagliato delle bugie”.

Cosa ci sarebbe  in comune tra l’esperimento e una centrale nucleare?
“Assolutamente nulla se non il fatto che c’è di mezzo la radioattività, ma è un legame molto labile.
Se sposassimo questa tesi dovremmo dire che anche le sorgenti al cobalto che si utilizzano in ospedale per la radioterapia, o le sorgenti radioattive utilizzate da tutti i rivelatori di fumo presenti nelle case dovrebbero essere considerati pericolosi. Se i rivelatori di fumo utilizzano quantità minime di fonti radioattive, le sorgenti al cobalto che si usano negli ospedali non sono affatto quantità minime, sono quantità molto importanti che, però – come nel caso di SOX – sono utilizzate in modo assolutamente sicuro, perché la tecnologia per farlo esiste”.

“La ragione di fondo per cui il paragone con una centrale nucleare e con l’incidente di Fukushima è veramente una truffa, è che una sorgente radioattiva non è un reattore. Una sorgente radioattiva non è un dispositivo in cui avviene una reazione nucleare di fissione, che per essere gestita dev’essere controllata come accade nei reattori. In una sorgente radioattiva, anche in presenza di un quantitativo importante di radiazioni, come nel caso di SOX, non c’è nessuna reazione. Si tratta di decadimenti naturali, che per nessuna ragione possono essere accelerati o rallentati o cambiati e una volta che uno ha – come nel caso di SOX – sigillato completamente la fonte radioattiva e schermato con del materiale passivo, che quindi non si può guastare, non si può rompere, non si può aprire in nessun caso, non esiste alcun pericolo. Quella con Fukushima è veramente un’associazione di idee truffaldina, non è neanche un errore, a mio giudizio c’è dientro la volontà precisa di spaventare la popolazione, facendo un paragone scientificamente inconsistente, tra un disastro planetario come quello di Fukushima e un progetto assolutamente sicuro e innocuo come SOX”.

La fonte di radioattività del SOX, in sostanza, è più simile alle fonti radioattive che contengono gli ospedali piuttosto che a quelle delle centrali nucleari. 

“Tanto per chiarire il tipo di informazione che viene dato: Il test che abbiamo fatto in Ottobre era un test puramente meccanico che aveva la funzione di formazione del personale e training per chi dovrà svolgere il lavoro in futuro” aggiunge il vicedirettore.

“Il contenitore del Cerio144 per SOX risponde a requisiti che hanno a che fare con la scrematura della radiazione. Tanto per dare un valore, la radiazione residua che esce dal tungsteno è tale per cui gli operatori che misureranno la sorgente – quindi quelli che ci vanno più vicino, che faranno la calibrazione, che installeranno gli apparati, isomma quelli che ci staranno attaccati – prenderanno una dose confrontabile con un paio di radiografie dentistiche o molto meno di una ordinaria radiografia che uno si fa quando si fa male al polso. Meno di 100 micro sievert. Una normale radiografia viaggia sui 300/400 microsievert e si va verso i 1000 sievert per una normale radiografia. Se facciamo una TAC si va addirittura a 500-100 volte di più. Un viaggio in aereo andata e ritorno a New York, porta un’esposizione alle radiazioni molto maggiori rispetto alla SOX per gli operatori che ci stanno in contatto. Tutti gli operatori che non vi entrano in contatto, il personale del laboratorio non coinvolto in SOX, non prenderanno alcuna dose, zero”.

Riguardo al peta bequerel, Pallavicini ripsonde così:

“Si tratta di un numero di decadimenti al secondo che, ripeto, è una quantità importante di radiazione ma quella radiazione è totalmente e invariabilmente confinata all’interno del contenitore. Per cui non ha alcun senso dare il numero di decadimenti al secondo.

Per SOX abbiamo bisogno di tanti neutrini, per questo c’è un’emissione di un numero molto grande di neutrini ma tutto il resto – e quindi qualunque cosa possa essere dannosa – è assolutamente confinato nella capsula e non uscirà mai. E non esiste uno scenario normale e neanche incidentale di contaminazione. Perché indubbiamente si tratta di un quantitiativo di Cerio significativo, ma sarà trattato e gestito in modo tale che quel materiale starà sempre chiuso lì dentro. Punto. Non ci sono se e non ci sono ma”.

Nessun pericolo nemmeno per il rischio terremoto: 

“Se parliamo di SOX in particolare mi metto a ridere: la sorgente è alta 40 cm, è un cilindro di 50 cm di lato, che pesa 2 tonnellate perché è piena di tungsteno. All’interno c’è un buchetto e quel buchetto è pieno di cerio, ma è un blocco che è indistruttibile per qualunque immaginabile terremoto. Non esiste un terremoto che distrugge quel contenitore, e se arrivasse un terremoto di tale intensità, verrebbe spazzata via l’Italia intera. Stiamo parlando di ipotesi ridicole”.

Nessun pericolo nemmeno per la falda acquifera:
“L’inquinamento della falda sarebbe realistica se l’ipotesi che il cerio venga dispersa fosse realistica, ma non lo è. I requisiti con cui abbiamo disegnato quello strumento sono molto più stringenti di quanto le norme radioproduzionistiche e le norme aziendali richiedono.
Dico semplicemente un dato: quella sorgente verrà alloggiata in una stanza – che è la camera pulita 1 di borexino – che noi abbiamo realizzato per avere un contenuto radioattivo dell’aria, semplicemente dell’aria che respirano le persone, 10.000 volte minore dell’aria standard”.

 A questo punto il pericolo pare sia il fatto che l’esperimento non possa essere fatto. Ma governo e Regione, ovvero gli enti che dovrebbero avere a cuore la salute dei cittadini, perché prima hanno firmato le autorizzazioni e poi si sono quasi scusati per averlo fatto? Mistero. 

 

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