Era il 5 luglio del 2011 quando Flavio Simmi fu ucciso. Si trattò di un agguato che, pare, ebbe origine in ambienti israeliani.
Avi è il nome dell’uomo che avrebbe ordinato la fine di Flavio. Avi è un trafficante di cocaina nato in Terra Santa. Di lui si sa ben poco. C’è una sua foto, una pista che porta a una donna, Alessia Vitola, morta alcuni anni fa. Flavio avrebbe avuto un debito mai onorato con l’israeliano che, a sua volta, avrebbe dato l’ordine di eliminarlo.
Una traccia, questa, che appare nel decreto del gip Massimo Lauro che, nel frattempo, ha archiviato le indagini su Ivan Gennaro Musto, sospettato per anni di essere il mandante dell’omicidio voluto per vendicarsi di una relazione intima avuta dalla moglie con Flavio nel 2006.
Simmi muore nel 2011, ovvero in un anno caratterizzato da delitti irrisolti.
Un mistero avvolge anche la morte di Rafael Cohen, il commerciante ebreo ammazzato il 13 giugno. Ed è un mistero la tragedia di Edoardo Sforna, il 18enne ucciso a Morena il 24 agosto di otto anni fa. Tra quelle due date si consuma la morte di Simmi. Nella mattina del 5 luglio quando in via Riccardo Grazioli Lante, due motociclisti lo uccidono, sparando nove colpi di pistola. Agguato consumato davanti alla moglie Paola Petti, in passato assunta nell’ufficio stampa di Palazzo Chigi. Qualche mese prima, a febbraio, Simmi era stato avvertito con alcuni colpi di pistola alle gambe mentre usciva dal suo Compro Oro in piazza Monti di Pietà. Sulla vita di Simmi c’è solo un’ombra, quella del padre Roberto, indagato (ma poi prosciolto come riferisce il Corriere) come appartante alla Banda della Magliana.
Elementi che fanno pensare a metodi da criminalità organizzata. Il gip chiude scrive: “Avi non era il solo soggetto che aveva motivi di astio nei confronti di Flavio”.