L’uomo chiave è Michele Scillieri, il commercialista nel cui studio è stata registrata la lista “Per Salvini premier”. Il sistema Lega.
Nell’interrogatorio di sabato scorso ha parlato del suo incarico nella Lombardia Film Commission e di come abbia dovuto restituire una fetta considerevole dei compensi ai revisori contabili della Lega. Scillieri ha anche rivelato il meccanismo delle retrocessioni al partito: una prassi valida per tutti i soggetti che vengono collocati nelle caselle delle municipalizzate. O che ottengono contratti nel sistema pubblico lombardo.
I soldi della Lega nelle tasche dell’idraulico
L’interrogatorio è durato dieci ore, davanti al procuratore aggiunto Eugenio Fusco e al pm Stefano Civardi. I giudici indagano sugli 800 mila euro stanziati dalla Regione Lombardia per l’acquisto della nuova sede della Lombardia Film Commission a Cormano, e che sono stati distratti dai revisori contabili della Lega in Parlamento, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba.
Lega, i commercialisti arrestati: “Faremo altre operazioni”
Durante le perquisizioni, la Guardia di Finanza di Milano ha trovato due fatture emesse da una società dei due revisori leghisti a favore di Scillieri. Quest’ultimo ha riferito ai magistrati come le due fatture servissero proprio a giustificare la restituzione del denaro. Nel suo caso, il 40 per cento di quanto incassato dall’incarico per “consulenza fiscale, tributaria, contabile” da 25mila euro più Iva, ricoperto dal gennaio 2018. Allora il presidente della Lfc era Di Rubba. Lo scorso 10 settembre Scillieri, Manzoni e Di Rubba sono finiti ai domiciliari per turbativa d’asta, peculato ed evasione fiscale. Tutti accusati di aver messo in piedi già dalla fine del 2016 l’operazione sul capannone di Cormano, utilizzando il prestanome Luca Sostegni e una manciata di società decotte.
Non solo Scillieri
Scillieri riferisce ai magistrati di aver saputo che le retrocessioni non riguardano solo il suo caso. Ogni contratto che veniva assegnato a professionisti, scelti sempre tra persone vicine al Carroccio. Poi cita un episodio avvenuto poco distante dalla sede della Lega di via Bellerio. Ricorda di aver segnalato ai revisori leghisti un suo cliente che, sapendolo molto vicino alla Lega, gli chiedeva insistentemente di ricevere qualche incarico. La risposta ricevuta dai contabili è stata negativa: non è una persona di fiducia è stato il verdetto. Insomma, non c’è la garanzia che una volta ricevuto i pagamenti ripaghi il partito.
Le percentuali girate al partito
Le percentuali sul denaro da retrocedere varierebbero tra il cinque e il quindici per cento. Ecco perché gli inquirenti hanno evocato il “sistema Caianiello”, dal nome dell’ex vicepresidente di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, il “ras delle nomine” arrestato nell’inchiesta “Mensa dei poveri”. Caianiello pretendeva la “decima”. Si trattava di una percentuale spesso del dieci, altre volte del quattro o del sette per cento chiesta a professionisti e manager che piazzava nei gangli delle amministrazioni locali. Scillieri ha annuito, ritenendo sostanzialmente valido il paragone col sistema dell’Haus Garden pub di Gallarate.
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Il verbale di Scillieri è depositato al Riesame chiesto da Francesco Barachetti, l’imprenditore ai domiciliari che avrebbe incassato circa due milioni dalla Lega, poi retrocessi a enti vicini al partito.
Scillieri è l’unico che ha mostrato di voler collaborare con gli inquirenti. Iniziando ad aprire quel famoso “cassettino” di cui parlava con Sostegni, il prestanome che non riusciva a ottenere da Di Rubba e Manzoni il compenso per il ruolo di “testa di paglia” in Paloschi, la srl sull’orlo del fallimento che aveva originariamente in pancia l’immobile di Cormano.
“A me non si apre quel cassettino della testa, non si è mai aperto in vita mia, non fatemelo aprire… – si sfogava il commercialista lo scorso 14 maggio, intercettato dalla Finanza -. Son dei criminali, dei banditi, dei ladri! Ma veri! Se non la finiamo con questa cosa di Luca, il cassetto lo apro, stiamo attenti”.