Tutto come se nulla (quasi) fosse successo. Un operaio di 29 anni muore nella fabbrica della Sevel di Atessa ma, a quanto pare, la produzione riparte senza che nessun sindacato contesti, magari con uno sciopero, l’accaduto.
Intanto, Cristian Terilli, di Pignataro Interamna (Frosinone) se n’è andato a soli 29 anni, appunto, mentre, nella fabbrica dell’ex gruppo Fiat, la Sevel, sostituiva un tirante a un discensore. Per lui non c’è stato scampo: è stato schiacciato da un supporto di ferro dell’impianto robotico cadutogli addosso durante l’operazione. E oggi alle 14, dunque, sono riprese le attività dopo la pausa natalizia. Si torna a lavoro ma con un un turno di ritardo rispetto a quello delle 6 di oggi solo perché ci sono problemi legati all’area posta sotto sequestro dal pm Serena Rossi. Il tutto mentre oggi, all’ospedale di Chieti, è iniziato l’esame autoptico per accertare le cause del decesso del giovane operaio.
Gli indagati
A finire sott’inchiesta sono sei persone tra cui i responsabili di Fca e delle ditte Comau e Sinergia. Proprio a quest’ultima la Comau ha subappaltato l’intervento di manutenzione alla Sevel.
Il fatto
Terilli stava eseguendo un intervento di manutenzione all’Unità tecnologica elementare, appartenente al reparto Lastratura. Il suo compito era quello di sostituire i tiranti di un elevatore che movimenta le fiancate sinistre del Ducato. Appena dopo le 12.30 un castelletto di traslazione si è staccato e lo ha schiacciato alle spalle. I colleghi hanno dato subito l’allarme e chiesto aiuto ad alcuni dipendenti della Sevel che si trovavano sulle linee vicine. L’elisoccorso del 118, giunto sul posto, non ha potuto fare nulla.
Il cordoglio dei sindacati
“Ancora un morto sul lavoro, un giovane lavoratore, che mentre la produzione è ferma era in fabbrica per la manutenzione degli impianti”, spiega la Fiom. “Non è possibile continuare a contare giorno dopo giorno vittime sui luoghi di lavoro, i lavoratori e le lavoratrici non possono vivere con l’incubo di non ritornare a casa. Le aziende che non investono sulla sicurezza andrebbero penalizzate seriamente. Abbiamo chiesto subito un incontro urgente alla Direzione di Fca per capire come sia potuto accadere un incidente cosi drammatico. Resta però una piaga che dalle Alpi alla Sicilia sta investendo in modo trasversale tutti i settori, dal metalmeccanico a quello edile passando per i trasporti e la logistica”, aggiunge il Coordinatore Fim Cisl, Raffaele Apetino.
Ritmi frenetici
A denunciare la situazione in Sevel la Confederazione Cobas e Cobas del lavoro privato. “Noi, non essendo autorità inquirente, non possiamo emettere sentenze a cuor leggero”, dicono. Poi, aggiungono, che “Le lamentele sui ritmi infernali, sulle relative malattie articolari, che tanti operai Sevel lamentano” sono all’ordine del giorno.
Le risposte che non arrivano
“Siamo ancora in attesa di essere convocati nonostante l’azienda nella riunione del 2 luglio 2019 aveva preso l’impegno che entro metà ottobre si sarebbe svolto un incontro per comunicare il budget del 2020 e i relativi volumi produttivi. Così come stiamo aspettando risposte formali alle nostre richieste d’incontro per discutere delle turnazioni e del futuro dello stabilimento”. Così i sindacati della Sevel cristallizzavano la situazione in Sevel il primo dicembre scorso. “Questa mancanza di confronto è mal giudicata dai lavoratori che attraverso l’adesione agli scioperi ritiene la FIOM un interlocutore credibile per portare aventi le loro istanze. I lavoratori dicono basta al comportamento di quanti fanno girare informazioni sulle chat o rassicurano alle macchinette del caffè. I lavoratori vogliono avere un reale confronto ufficiale attraverso le assemblee. La FIOM, a partire dai prossimi giorni convocherà le assemblee per un continuo confronto e coinvolgimento delle Lavoratrici e Lavoratori unici interlocutori affidabili in questo percorso. La FIOM continuerà a battersi per sostenere le ragioni dei Lavoratori”.
E perché con un morto di mezzo e le risposte che continuano a non arrivare, i sindacati non scioperano?