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Se tocchi la sanità privata puoi essere accusato di abuso d’ufficio. In Abruzzo è così.

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Lo ammetto, sulla sanità abruzzese molte cose non mi sono mai tornate. E, sicuramente, per un mio limite. Non mi sono mai tornati, ad esempio, i milioni di euro tagliati alla sanità pubblica e i milioni di euro dati, specie dall’attuale governo regionale, alle cliniche private. La questione, poi, si fa un po’ più complicata quando interi governi regionali vengono abbattuti da bombe lanciate dalla magistratura, magari a ridosso di elezioni.

di Antonio Del Furbo 

L’ultima, per intenderci, è la vicenda capitata all’ex presidente della Regione, Gianni Chiodi.

La Procura di Pescara, a seguito di una denuncia presentata da Luigi Pierangeli, indagò Giovanna Baraldi l’ex sub commissario per la sanità della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi e l’ex assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni. L’accusa fu quella di presunte anomalie nella gestione dei tetti di spesa per le cliniche private abruzzesi. Tra le intercettazioni dei carabinieri spuntò anche quella della Baraldi:

“Lo capite che è una questione di potere! Questa è una guerra tra poteri, non è un problema di soldi. Allora, se è una guerra tra poteri e lui vuole avere ragione, dobbiamo fare una strategia psicologica”.

La guerra di poteri di cui parlava la Baraldi  era quella con i titolari delle cliniche private, primo fra tutti Luigi Pierangeli.

I filoni su cui procedette l’inchiesta erano sostanzialmente tre: quella della Regione governata dal centrodestra che aveva serie difficoltà politiche con Daniele Toto, che, secondo la Baraldi, rappresentava gli interessi politici di Pierangeli. L’altro aspetto, non secondario, era il duro braccio di ferro che la Regione aveva con le cliniche e in particolare con lo stesso Pierangeli. Infine, la presenza spesso inspiegabile, di Ettore Sansavini, colosso della sanità nazionale.

Dalle ricostruzioni degli inquirenti venne fuori che la Baraldi incontrò Sansavini a Pescara almeno un paio di volte. Ma Sansavini non incontrò solo il sub commissario. Un paio di incontri lo fece anche con Pierangeli: a Lugo di Romagna e a Pescara. In uno dei colloqui Sansavini disse a Pierangeli:

“Se ti sei stancato di queste beghe, sappi che io potrei prendere in affitto le vostre case di cura”.

Sansavini si sarebbe reso disponibile anche a un eventuale acquisizione di Villa Pini. Tutta la questione farebbe credere che, a questo punto, Sansavini facesse da tramite per ‘spingere’ Pierangeli a non opporsi ai voleri della politica. 

Dal punto di vista politico, per arginare le richieste di Toto, la Baraldi si rivolse all’allora senatore dell’Idv, Alfonso MascitelliBaraldi arrivò a parlare con il ministro della Salute, Ferruccio Fazio:

“Professore, basta che lei prima massacri Toto perché non ne posso più”.

“Caro prof, Chiodi ed io abbiamo bisogno di un suo intervento per fermare attacchi contro il nostro lavoro provenienti da un deputato Pdl, Toto che difende i privati

Il ministro rispose:

“Guardi io domani sono alle undici al partito, proprio perché vado a dire queste cose perché adesso basta”.

Arrivato all’Aquila, Fazio dice a Chiodi:

“Sono disposto a dire qualunque cosa. No perché io dico che i privati devono firmare”.

Chiodi lo blocca:

“No, questo forse non è il caso”. 

Dunque Chiodi si mostrò cauto sulla vicenda cosa che non farebbe mai pensare a una intimidazione nei confronti dei privati. Infatti, appresa la notizia del suo coinvolgimento nell’inchiesta disse:

“Sono esterrefatto e dispiaciutoRicordo che quella con le cliniche private fu una trattativa difficile e di fondamentale importanza per le sorti del sistema sanitario regionale e per la sua moralizzazione. Del risultato ne hanno beneficiato i cittadini. In Abruzzo accadeva sempre il contrario. Studierò le carte che ancora non ho. Resta, oltre a tanta amarezza, l’orgoglio di aver difeso gli interessi generali.

Sulla vicenda intervenne anche il Capogruppo in Consiglio Regionale di Forza Italia, Mauro Febbo:

“Sono assolutamente esterrefatto. Quando ci insediammo in Regione, nel gennaio del 2009, ci trovammo di fronte una situazione a dir poco drammatica. In particolare, tutto quello che ruotava attorno alla sanità privata era una vera e propria giungla, per usare un eufemismo. Di fronte a questo scenario era palesemente chiaro come, proprio la sanità privata, incidesse all’interno della struttura politico-amministrativa dell’esecutivo regionale, determinandone le scelte”.

Poi il riferimento alla delibera di giunta dell’aprile 2008, che fissava i tetti di spesa della sanità privata:

“non fu mai pubblicata sul Bura e per questo non divenne mai efficace. Denunciammo la vicenda più volte, ma non ne abbiamo saputo più nulla. L’unica attività di ostruzionismo che il centrodestra ha portato avanti con determinazione è stata contro le lobby del potere che si annidano nel sistema sanitario“. 

La battaglia tra politica e sanità privata, comunque, va a vanti da molti anni. Con Ottaviano Del Turco fu approvata sia la famosa legge 20, che prevedeva la riduzione dei ricoveri, sia la legge 6, per il taglio dei posti letto. 
L’Aiop si rese disponibile ad accettare le cifre indicate dall’assessore Lanfranco Venturoni compatibili, tra l’altro, con i Piani di rientro. Ma i pagamenti non avvennero. 

Ieri, in udienza a Pescara, Pierangeli, per mezzo di suoi avvocati, torna ad attaccare Chiodi che avrebbe fatto firmare alle cliniche private i contratti di assistenza ospedaliera facendoci rientrare anche il pagamento dei crediti. Tutto, sempre secondo l’accusa, avvenuto con pressioni e senza rendere pubblico il metodo utilizzato per produrre i tetti di spesa.

In un’intervista al Centro Pierangeli dichiarò quale fosse il punto centrale di tutta la vicenda parlando di Chiodi:

“Non risponde a formali istanze di accesso sulla trasparenza amministrativa, si rifiuta di fornire i dati sulle attività svolte dalla  strutture sanitarie nonostante determinino l’esborso di denaro pubblico e la cui conoscenza dovrebbe essere alla base di un qualsiasi rapporto civile con una pubblica amministrazione soprattutto se si adombrano dubbi; non rispetta le sentenze dei tribunali amministrativi e civili, il che rappresenta un indice di scarsissima civiltà della nostra Regione; non rispetta gli impegni, assunti peraltro nell’interesse della Regione, e perfino i contratti sottoscritti”.

Fin qui i fatti e la politica.  

Ora mi chiedo: come mai due Giunte sono cadute sotto il fuoco incrociato della sanità privata? Perché la Giunta Del Turco è crollata sotto i colpi del grande accusatore Vincenzo Angelini reso credibile, tra l’altro, quattro volte e per altre sedici non è stato ritenuto credibile? E perché dopo tante ‘sofferenze’ la clinica Villa Pini è finita in mano al gruppo Pierangeli? 

Dopo l’inchiesta Sanitopoli, infatti, la clinica è fallita e venduta all’asta. Gli imprenditori che lo hanno rilevata fanno capo, appunto, a Luigi Pierangeli, patron delle cliniche private, presidente dell’Aiop ed editore televisivo.

Tutto questo mentre, sullo sfondo, la sanità pubblica è al collasso. L’Intersindacale Sanitaria Abruzzese è in stato di agitazione perché attende da due anni un incontro con l’attuale presidente di Regione, Luciano D’Alfonso. Al centro del dibattito il taglio del personale e l’aumento della spesa pubblica.

Se ne uscirà mai? 

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