Pensando all’inchiesta sui giudici ci viene da pensare alle tante inchieste partite con le perquisizioni e gli arresti all’alba con tanto di elicotteri e pm in giacca e cravatta pronti alle dichiarazioni a reti unificate.
Giudici pronti a mettere manette una volta a quelli di sinistra, una volta a quelli di destra con l’obiettivo, tanto agognato, di salire in cima e occupare poltrone e potere. Quanti sono finiti in galera per mesi e giorni per poi essere scagionati da ogni accusa dopo anni di processi mediatici? In tanti, in troppi. Ma, guarda caso, quando di mezzo ci sono i giudici qualcosa, stranamente, cambia. Anzi, si ridimensiona.
Nel caso di Palamara, seppur ci siano in ballo accuse gravissime, tra l’altro fatte a un magistrato nel pieno delle sue funzioni, non sono scattate misure preventive. Certo, non siamo giudici e non entriamo nel merito delle indagini. Quantomeno ci sentiamo di rilevare, però, che le azioni messe in campo stridono con quelle riservate (spesso) a qualche politico che aveva rubato la marmellata.