Dopo le polemiche scattate in seguito alle multe elevate con lo Scout Speed, un dispositivo capace di sanzionare “in movimento” sia gli automobilisti che circolano davanti all’auto dell’ente sia quelli che procedono accanto, dietro e persino chi viaggia nella direzione opposta, la Provincia di Chieti fa marcia indietro. Anzi, se ne lava le mani dicendo di non aver mai autorizzato una scellerata operazione repressiva.
A dirlo è il vice presidente della Provincia, Antonio Tamburrino, che (tanto per capire in che mani siamo) riferisce che l’installazione dello Scout speed non è avvenuta in seguito a un indirizzo politico ma bensì per volontà del dirigente di settore Giancarlo Moca.
Dunque, secondo Tamburrino il dirigente di settore avrebbe così ampio margine di decisione tale da autorizzare il noleggio dello Scout speed (costo 45mila euro) e ordinare agli agenti il pattugliamento delle strade provinciali. E senza che gli amministratori ne sappiano nulla. Presidente, vice presidente e assessori, stando alle dichiarazioni di Tamburrino, avrebbero ignorato che per 60 giorni gli agenti della provinciale elevavano 1.600 multe in giro per la regione. Appare quantomeno strano, inoltre, che Tamburrino, insieme ai suoi colleghi, non abbia mai aperto un giornale per sapere che, ad esempio, nel vastese erano stati accesi gli apparecchi sulla Adriatica 16 a nord di Vasto e sulla Trignina da oltre due mesi.
Così, mentre cinghiali e buche causavano incidenti, gli agenti provinciali scorrazzavano sulle strade alla ricerca della multa facile. E senza che Pupillo e Tamburrino ne sapessero nulla.
Tamburrino, con la sua giunta, fa quasi tenerezza.