Il nuovo soggetto degli ex 5 stelle alla Camera prende forma. Nasce la componente degli ex grillini nel gruppo Misto a Montecitorio: si chiama “L’alternativa c’è”.
Al momento è composta da 13 deputati dissidenti, espulsi per aver votato contro la fiducia al governo Draghi. Il nome si riferisce allo slogan scandito da diversi ribelli il giorno della fiducia in Aula per esprimere il proprio dissenso al nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi.
La nuova componente sarà costituita ufficialmente anche al Senato, dove la pattuglia dei ribelli ha raggiunto l’accordo con Italia dei Valori per utilizzare il simbolo di Idv. Il simbolo sarà una ruota dentata con all’interno una stella tricolore.
In tanti tra i dissidenti ex 5 stelle sono sul piede di guerra. E, oltre ad avviare un ricorso legale, potrebbero chiedere anche un risarcimento danni.
Il nuovo gruppo
La decisione degli ex deputati grillini arriva dopo una riunione oggi a Montecitorio. I deputati confluiti in ‘L’alternativa c’è sono: Baroni, Cabras, Colletti, Corda, Giuliodori, Maniero, Paxia, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, e Vallascas. Si dovrebbe aggiungere anche Paolo Romano. La richiesta è stata comunicata dai deputati al termine dell’esame del Milleproroghe. La formazione della nuova componente rappresenta uno strumento parlamentare utile per poter intervenire con maggior forza sul merito delle questioni che il Parlamento sarà chiamato a discutere ed approvare.
“Un’alternativa politica, plurale”, spiega il deputato Pino Cabras. ‘L’alternativa c’è’ sarebbe, comunque, all’opposizione con Fratelli d’Italia, unico partito finora ad aver negato il suo appoggio al nuovo governo. “Noi vogliamo essere un’alternativa credibile per dare voce a tutti gli italiani che non si sentono rappresentati da questo governo. Non solo quindi un’alternativa al M5S. Ognuno di noi porterà le proprie competenze all’interno di questo progetto e la nostra sarà un’opposizione costruttiva – osserva Maria Laura Paxia, anche lei tra gli espulsi dal Movimento – La nostra ambizione è quella di crescere. Di Battista? Questo progetto non è stato fatto guardando a lui. Il suo – prosegue la deputata siciliana – sarebbe un supporto graditissimo, se vuole dare una mano siamo contenti ma in prima linea ci siamo noi in Parlamento: dobbiamo dimostrare di saper fare opposizione”.
“Ci sono colleghi che osservano con interesse le nostre mosse. Penso che a breve arriveranno altri parlamentari”, conclude Paxia. Si punta alle presidenze delle Commissioni di garanzia, che ora sarebbero tutte appannaggio del partito di Giorgia Meloni. “Non solo Vigilanza Rai – ammette Cabras – vorremmo dire qualcosa anche su Copasir e Cassa depositi e prestiti”.
Il nuovo gruppo in Senato
Una parte dei senatori espulsi ha deciso di creare un gruppo grazie all’utilizzo dei simbolo di Italia dei Valori. Oggi è stato fatto “l’accordo con Idv per la cessione del simbolo del vecchio partito di Di Pietro necessario, almeno a Palazzo Madama, anche per costituire una nuova componente dentro i gruppi del Misto. Ignazio Messina, detentore del simbolo Idv, ha posto come unica condizione per la cessione del simbolo la creazione di un gruppo che abbia un progetto con alla base valori condivisi”. Per ora, spiega la senatrice Bianca Laura Granto, “hanno aderito al progetto 6 senatori ma potrebbero associarsi altri parlamentari più avanti. Stiamo aspettando delle conferme: alcuni ci hanno chiesto di aspettare gli sviluppi del ricorso contro il Movimento”.
Class action contro le espulsioni
Un altro gruppo di ribelli in Senato è pronto alla battaglia, intenzionato a fare ricorso per impugnare l’espulsione dal Movimento. Azioni legali, quindi, che stanno prendendo piede in Parlamento per promuovere una “class action”. Un gruppo di 5 senatori ha iniziato una raccolta di deleghe per avviare un ricorso collettivo in Tribunale e chiedere una sospensiva dei provvedimenti di espulsione dal Movimento. A presentare l’istanza sarà l’avvocato genovese Daniele Granara, che domani pomeriggio vedrà i ribelli grillini, almeno quelli che gli hanno affidato il mandato di procedere contro il Movimento 5 Stelle chiedendo l’annullamento della delibera di espulsione.