“Urlavano: vi uccidiamo”, “ci hanno picchiati per ore”, “ho ancora paura”, “ci hanno costretto a metterci in ginocchio con la faccia al muro, poi ci hanno picchiato con manganelli”.
Queste sono solo alcune delle frasi pronunciate dai detenuti del carcere Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere. Il 6 aprile del 2020 sono stati vittime del pestaggio da parte di agenti della Polizia Penitenziaria. Una vicenda che ha indignato gli italiani ed è stato condannata all’unanimità dalle forze politiche, documentata da un video, messo agli atti, che mostra “la mattanza” avvenuta tra le mura del carcere.
Nel racconto dei detenuti figurano violenze inaudite: “qualcuno si è fatto la pipì addosso, a qualcun altro furono tagliati barba e capelli. Il giorno dopo ci hanno fatto stare in piedi non so per quanto tempo vicino alle brande, come fossimo militari”, e ancora “chi provava a voltare lo sguardo verso gli agenti veniva colpito al volto. Ricordo che gli agenti formavano una sorta di corridoio umano, in mezzo ai quale eravamo costretti a passare subendo schiaffi, pugni e manganellate”.
Ed ora si è deciso per la sospensione dei 52 agenti della Polizia Penitenziaria che sono rimasti coinvolti nel pestaggio. In 8 sono finiti in carcere e 18 ai domiciliari, mentre 23 sono stati raggiunti dalla misura della sospensione dal lavoro. In tutto gli indagati sono 117.
E intanto, dopo il video che documenta la vicenda del carcere Francesco Uccella, ora spunta fuori anche il filmato che testimonia le percosse subite da un detenuto straniero, afflitto da schizofrenia, morto in cella 28 giorni dopo le violenze, e che figurava tra i 15 detenuti del reparto Nilo classificati come “pericolosi”. Il giovane assumeva oppiacei, neurolettici e benzodiazepine che gli venivano somministrati affidandosi “a un’ inopportuna autogestione terapeutica”, definita una prassi dai detenuti. La causa della morte sarebbe stata l’assunzione di una eccessiva quantità tossica di farmaci che avrebbe causato un edema polmonare acuto e conseguentemente un infarto.
All’indagine penale della magistratura si affiancherà ora l’indagine ispettiva della Procura di Santa Maria Capua Vetere disposta dalla Ministra Cartabia. Inchiesta partita in accordo con il capo del Dap Petralia, che sarà estesa anche a tutti gli episodi analoghi che si sono eventualmente verificati all’interno di altri penitenziari. Lo scopo è chiaro: non si fanno sconti a chi ha sbagliato. Una logica mirata anche a tutelare tutti quegli agenti che svolgono il loro lavoro in modo impeccabile.
Nel frattempo si sono tenuti 9 dei 52 interrogatori di garanzia programmati che termineranno il 7 luglio, di cui 3 in videocall dal penitenziario. A sostenere la videoconferenza sono stati Salvatore Mezzarano, Oreste Salerno e Pasquale De Filippo. E proprio quest’ultimo, in un’ora e mezza di interrogatorio, ha contestato le accuse mossegli. Quello ritenuto co-organizzatore ed esecutore del pestaggio, l’ispettore Marzano, ha invece rilasciato una dichiarazione spontanea. Il funzionario ha sostenuto di aver solo eseguito gli ordini impartiti dai suoi superiori. Tutti gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.