Le elezioni comunali del 2019 a Bari sono state scosse da un’imponente indagine della polizia che ha rivelato un’interferenza dei clan mafiosi nel processo elettorale.
Scandalo elezioni Bari 2019. A febbraio scorso le forze dell’ordine hanno eseguito due diverse ordinanze di custodia cautelare, coinvolgendo circa 130 individui ritenuti responsabili di associazione mafiosa, estorsioni, detenzione di armi da fuoco, traffico di droga e altri reati gravi, tutti aggravati dal coinvolgimento della mafia.
Le indagini hanno portato all’arresto di 110 persone, di cui 32 già detenute, mentre altre 25 sono state poste ai domiciliari e due sono state colpite da misure interdittive. Tra gli arrestati figurano politici di spicco e membri dei clan mafiosi locali, tra cui l’avvocato Giacomo Olivieri, già consigliere regionale, e la moglie Maria Carmen Lorusso, attuale consigliera comunale di Bari. Anche figure di rilievo come Tommy Parisi, cantante neomelodico e figlio del boss di Japigia Savinuccio, e i capoclan Savino Parisi ed Eugenio Palermiti sono stati coinvolti nelle misure cautelari.
Il cuore dell’indagine si concentra sul presunto scambio elettorale politico-mafioso.
In particolare riguardante le consultazioni amministrative del 26 maggio 2019. Si sospetta che i clan mafiosi abbiano influenzato il voto a favore di candidati favorevoli ai loro interessi, incluso il supporto elettorale fornito a Maria Carmen Lorusso. Gli investigatori hanno individuato un sodalizio tra i clan Parisi e Palermiti, guidato da Savinuccio Parisi ed Eugenio Palermiti, attivamente coinvolto nell’operazione.
Il coinvolgimento della politica non si ferma qui.
Si ritiene che Olivieri abbia svolto il ruolo di “procacciatore di voti”, rivolgendosi a soggetti mafiosi per garantire il successo elettorale della moglie. L’indagine ha svelato anche minacce e ricatti nei confronti di istituzioni finanziarie e aziende, come nel caso della Banca popolare di Bari, dove Olivieri avrebbe minacciato uno scandalo mediatico per estinguere un debito.
Parallelamente agli arresti, sono in corso sequestri patrimoniali di beni e patrimoni riconducibili alle attività criminali degli indagati, per un valore approssimativo di 20 milioni di euro. Questo fenomeno non è nuovo a Bari, dove le elezioni del 2019 sono state già oggetto di un’altra indagine sulle interferenze tra politica e mafia, che ha portato all’arresto della consigliera comunale Francesca Ferri e di altri individui.
Nonostante queste rivelazioni sconcertanti, il procuratore di Bari Roberto Rossi ha sottolineato che il fenomeno di inquinamento del voto è circoscritto e non incide sull’attività generale dell’amministrazione. Tuttavia, è evidente che la lotta contro la criminalità organizzata rimane una sfida prioritaria per la città.