La tanto attesa conferenza stampa della SASI si è svolta con un annuncio che sembra quasi una vittoria: i rubinetti – forse – non verranno più chiusi per l’emergenza idrica.
SASI, nel 2025 l’acqua non mancherà (forse). E l’azienda ci porta in tribunale. Ma è davvero un risultato straordinario o solo una gestione dell’emergenza che si ripete ciclicamente senza risolvere il problema alla radice?
Durante l’incontro con la stampa, il presidente della SASI, Gianfranco Basterebbe, ha snocciolato numeri e dati già noti, parlando di investimenti, progetti e miglioramenti. Tuttavia, la realtà che emerge è sempre la stessa: un sistema idrico fragile, reti colabrodo con una dispersione del 60% e soluzioni che si basano più sulle condizioni climatiche favorevoli che su interventi strutturali di lungo periodo.
L’intervista a Basterebbe
Dopo mesi di richieste respinte, sorprendentemente Basterebbe ha accettato di rilasciare un’intervista a margine della conferenza. Un cambio di atteggiamento improvviso, forse dovuto alla consapevolezza che il nostro lavoro non è guidato da strumentalizzazioni, ma dalla ricerca della verità. Tuttavia, molte questioni restano ancora senza risposta.
Nel frattempo, la SASI ha preferito non confrontarsi con domande più scomode, liquidandoci con una PEC in cui sostiene che “l’azienda è impegnata in iniziative legali volte a tutelare la propria immagine” e che non vi sarebbero “garanzie sulla necessaria completezza e correttezza dell’informazione”. Insomma, niente interviste quando si tratta di domande scomode, ma nessuna esitazione nel portare i giornalisti in tribunale.
Le domande che attendono risposte
Nel nostro approfondimento video, abbiamo raccolto venti domande cruciali che avremmo voluto porre al presidente Basterebbe. Tra queste:
- Come vengono assegnati gli incarichi dirigenziali e con quali criteri?
- Perché le assunzioni sembrano privilegiare sempre persone legate a politici e dirigenti della SASI?
- Quali sono le reali motivazioni dietro la mancata trasparenza sugli appalti e le consulenze affidate a società vicine ai vertici aziendali?
Questi interrogativi restano aperti e, per ora, senza risposta. Resta da vedere se la SASI sceglierà di rispondere davanti all’opinione pubblica o solo davanti a un giudice.