Sasi, chiacchiere, "distintivi" e Digos. Senza un piano per il 2025
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Nessuna sorpresa nel corso della lunga assemblea della SASI, società responsabile del servizio idrico e della depurazione per 87 Comuni della provincia di Chieti, finita sotto i riflettori a causa delle continue emergenze idriche e delle proteste dei cittadini.

L’incontro, tenutosi al Polo Museale di Lanciano, ha visto la presenza di 59 sindaci (su 63 quote totali), ma ciò che ha stupito di più è stata l’inspiegabile presenza di forze dell’ordine e di un numero considerevole di addetti alla sicurezza privata. Una presenza che ha fatto pensare a possibili tensioni o proteste annunciate, lasciando negli amministratori la sensazione di un clima più teso del previsto.

Un quadro iniziale tra bilanci e pianificazioni

Il presidente Gianfranco Basterebbe ha esordito con una relazione dettagliata sulla situazione attuale della SASI. Secondo Basterebbe, la società gode di buona salute economica, con un bilancio in attivo e una serie di interventi infrastrutturali pianificati per risolvere, entro il 2026, le difficoltà legate alla scarsità d’acqua. Nel frattempo, però, resta necessario convivere con turnazioni e chiusure programmate.

Basterebbe ha rassicurato i sindaci che, durante le festività natalizie, la popolazione potrebbe beneficiare di qualche ora in più di acqua, salvo imprevisti. E ha promesso un nuovo incontro subito dopo le feste, con la partecipazione del presidente dell’Ersi e dell’assessore regionale Emanuele Imprudente, per discutere di ulteriori soluzioni operative, incluse nuove fonti di approvvigionamento.

La crisi idrica: numeri che parlano chiaro

Basterebbe ha ricostruito la situazione partendo dai dati nazionali: la scarsità idrica ha colpito l’intero Centro-Sud e l’Abruzzo non è stato risparmiato. L’osservatorio nazionale segnala, infatti, uno stato di severità medio-alta, con il Chietino e il Pescarese tra le zone più critiche. La sorgente del Verde, fonte principale per il territorio, ha una portata attuale di 800 litri al secondo, ai quali si aggiungono 200 litri grazie a 4 pompe ausiliarie. Un totale di 1000 litri che resta però insufficiente rispetto ai 1400 litri necessari per soddisfare il fabbisogno complessivo. Anche le sorgenti minori hanno registrato cali drastici.

Per contrastare l’emergenza, sono state acquistate autobotti e cisterne, utilizzate nei territori più colpiti dalla carenza d’acqua.

Pianificazione e investimenti: uno sguardo al futuro

La SASI ha avviato una serie di interventi mirati per migliorare le infrastrutture e ridurre le perdite d’acqua. Tra questi, la digitalizzazione delle reti e la mappatura delle perdite, già in corso in 16 Comuni. L’obiettivo, da completare entro il 2025, è ridurre le perdite del 38%, come richiesto dal PNRR, e concludere i lavori entro il 2026.

Inoltre, la SASI ha presentato due progetti al Piano nazionale interventi infrastrutturali, per un totale di 92 milioni di euro, destinati alla riduzione delle perdite e alla sostituzione delle reti idriche obsolete.

La proposta di aggregazione: gestione pubblica a rischio?

Tra i temi affrontati, la proposta di aggregazione tra SASI e ACA per contrastare l’ipotesi, paventata nel 2027, che l’acqua abruzzese finisca sotto il controllo di società private come Acea. L’obiettivo dichiarato è mantenere la gestione pubblica del servizio idrico, ma al momento si tratta di uno studio di fattibilità ancora in fase embrionale.

I sindaci: la voce del territorio

Gli interventi dei sindaci sono stati diretti e, in molti casi, critici:

  • Sindaco di Casalbordino: “Non sappiamo ancora quanta acqua abbiamo nei serbatoi. È assurdo.”
  • Sindaco di Schiavi d’Abruzzo: “Abbiamo speso decine di migliaia di euro per l’acqua. E per il prossimo anno, c’è un piano o navighiamo ancora a vista?”
  • Donatello Di Prinzio: “Abbiamo disponibilità di 85 litri al secondo, ma l’acqua continua a mancare. Perché?”
  • Sindaco di Casalanguida: “I serbatoi sono in condizioni pessime. Stiamo già tardando a programmare il 2025.”

Molti sindaci hanno ribadito che senza soluzioni concrete si rischia di aggravare una situazione già insostenibile, con conseguenze potenzialmente esplosive per i territori.

Un futuro ancora incerto

Nonostante le promesse di Basterebbe, ciò che preoccupa è la mancanza di un piano d’emergenza concreto per il 2025. Le difficoltà di approvvigionamento idrico, unite a infrastrutture obsolete e ai cambiamenti climatici, lasciano presagire un peggioramento della situazione nei prossimi anni.

L’assenza di risposte chiare e di soluzioni immediate lascia spazio a timori più grandi: se i problemi non verranno affrontati con un piano strategico efficace, si rischiano forti tensioni sociali nei territori più colpiti. Una situazione che né la SASI né i sindaci possono permettersi di ignorare.

La realtà è che la crisi idrica in Abruzzo non è più un’emergenza temporanea, ma una bomba a orologeria che richiede interventi concreti e urgenti. Senza un cambio di rotta, il rischio è che, anche nel 2025, ai cittadini non restino che promesse vuote e rubinetti a secco.

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