Se c’è una cosa che non manca mai in estate, oltre al caldo torrido, è la crisi idrica.
Sasi, acqua e Basterebbe: “Sono pronto a dimettermi”. E a Lanciano, ieri sera, si è alzato un vero e proprio polverone al consiglio comunale straordinario, richiesto già ad agosto grazie anche alla spinta degli articoli di Zone d’Ombra TV. I vertici della SASI, la società di gestione delle acque, sono stati messi all’angolo e hanno dovuto rispondere alle incalzanti domande dei consiglieri e dei cittadini, tutti uniti da un’unica esigenza: capire cosa stia succedendo con la gestione dell’acqua.
La serata è stata lunga e densa di colpi di scena, ma il momento clou è arrivato con l’intervento del presidente della SASI, Gianfranco Basterebbe, che con un atteggiamento a metà tra il presuntuoso e l’eroico, ha annunciato di essere pronto a dimettersi: “Io sto qui per farvi un favore. Io me ne posso andare da domattina e sarei l’uomo più contento del mondo”. Ma il pubblico, ormai allenato alle dichiarazioni roboanti, è rimasto freddo, forse ricordando che Basterebbe è alla guida della società solo perché, parole sue, è stato pregato in ginocchio. Da chi? Non è chiaro, forse dagli stessi rubinetti che da mesi rimangono ostinatamente asciutti.
Il grande favore di Basterebbe: una guida reluttante?
Il presidente ha difeso la gestione SASI descrivendola come un’impresa titanica: “Gestiamo un ferro vecchio, stiamo operando con un finanziamento di 15 milioni per 16 comuni, per cercare le perdite”. E che perdite! Si parla di un 64% d’acqua che si disperde nelle tubature, un numero che sembra uscire direttamente da un film di fantascienza, più che da una gestione moderna. Basterebbe ha anche paventato scenari apocalittici per l’anno prossimo, nel caso in cui la neve non dovesse arrivare: “A maggio eravamo pronti per la crisi, ma non per l’emergenza”, ha sottolineato, ammettendo candidamente che un vero piano d’emergenza non c’era.
“Gli unici soldi sono arrivati dalla Regione venerdì scorso, 9 milioni e 900 mila euro”, ha spiegato, sottolineando che la pioggia di finanziamenti promessi dai ministeri e dal PNRR è ancora un miraggio. Perché la SASI, insomma, di documenti concreti a sostegno delle proprie rivendicazioni non ne ha portati neanche uno. Non un report, non un grafico, nulla che possa dare concretezza ai presunti “grandi successi” tanto sbandierati. Una situazione che ha fatto sorridere amaramente molti presenti: soldi e progetti sulla carta, ma i rubinetti restano a secco.
L’altra faccia della medaglia: Il patrimonio “ferraglia”
Ma c’è un’altra notizia che ha tenuto banco: il patrimonio che Basterebbe ha definito “ferraglia” della SASI, che secondo una stima del tribunale di Lanciano varrebbe 150 miliardi. Una cifra stratosferica che ha scatenato la fantasia di molti, chiedendosi se non fosse il caso di convocare i sindaci per verificare la fiducia nei confronti del CDA. D’altronde, con un patrimonio del genere, qualcuno potrebbe davvero pensare di vendere tutta quella ferraglia e ripianare qualche bilancio. Ma, come spesso accade, le cifre stimate restano su carta, mentre la realtà è ben diversa. E qui entra in gioco il vicesindaco di Lanciano, che ha chiesto proprio questo: convocare i sindaci e fare chiarezza sulla fiducia nel CDA. Perché la fiducia, quando c’è di mezzo l’acqua, vale più di ogni ferrovecchio.
Le domande scomode: perché non si dimette?
Un momento particolarmente significativo è stato quando il consigliere D’Intino ha rivolto una domanda che molti si facevano sottovoce: “Se non riesce a incidere, perché non si dimette?”. Una domanda semplice ma tagliente, che ha risuonato in tutta la sala. Dopotutto, con l’acqua che manca e una gestione che sembra arrancare, le dimissioni del presidente potrebbero sembrare una scelta logica. Ma Basterebbe, pur pronto a mettersi da parte, ha fatto intendere che la sua presenza è quasi un atto di magnanimità. Una posizione che ha fatto sollevare più di un sopracciglio, soprattutto quando è stato ricordato l’articolo 1559 del Codice Civile, che impone al gestore l’obbligo di risolvere le questioni e risarcire i danni in caso di rotture ordinarie. E con il 61% di perdite, la situazione attuale è tutto fuorché “straordinaria”.
Il direttore tecnico e le promesse: 80 Milioni per le reti
Per cercare di mettere una pezza alla situazione, il direttore tecnico della SASI, Pio D’Ippolito, ha cercato di spiegare i piani futuri. “Abbiamo presentato un progetto di 80 milioni per la sostituzione delle reti. E lo abbiamo fatto nel momento giusto”, ha affermato, quasi come se ci fosse da rallegrarsi. Certo, meglio tardi che mai, ma intanto l’acqua continua a scarseggiare. D’Ippolito ha precisato che il primo progetto da 50 milioni è stato rifiutato per una scelta strategica: meglio tanti piccoli interventi che uno solo grande. Un ragionamento che ha portato ad ottenere 70 milioni suddivisi tra sei gestori, con la SASI che ne ha ricevuti 15, la cifra più alta rispetto agli altri.
L’obiettivo è ambizioso: recuperare il 38% delle perdite. “Abbiamo iniziato con i comuni più grandi e disponiamo già di una mappa precisa sulla condizione delle reti”, ha spiegato D’Ippolito, elencando i passaggi eseguiti con l’ausilio di satelliti e interventi a terra. Sono state coinvolte ditte locali di Lanciano, Ortona e Vasto, che stanno operando sul campo per riparare le perdite individuate. Ma resta un’amara constatazione: “Se questo progetto fosse stato fatto 20 anni fa, oggi avremmo un patrimonio meno compromesso e la situazione sarebbe diversa”.
Gli scenari futuri: tra promesse e realtà
Nonostante le parole e i progetti, la realtà dei fatti resta preoccupante. La Commissione d’inchiesta sull’Emergenza idrica in Abruzzo non ha avuto pietà: la regione è all’ultimo posto per la gestione delle risorse idriche. Con una percentuale di perdite che si aggira intorno al 64%, la SASI ha davanti a sé un compito arduo. L’obiettivo di recuperare il 38% delle perdite potrebbe sembrare un miraggio, ma secondo D’Ippolito si sta facendo tutto il possibile per centrarlo.
Conclusione: l’acqua continua a mancare, le risposte pure
Il consiglio comunale di ieri sera, in fin dei conti, ha lasciato molti punti interrogativi. Se Basterebbe deciderà davvero di dimettersi, e se le promesse di finanziamenti e interventi diventeranno mai realtà, resta da vedere. Ma una cosa è certa: mentre i vertici della SASI continuano a parlare di miliardi e progetti, i cittadini continuano a fare i conti con l’acqua che manca. E forse, più che di promesse, ci sarebbe bisogno di un po’ di trasparenza e, finalmente, di risultati concreti. Perché, alla fine, la vera emergenza non è solo la mancanza d’acqua, ma anche quella di risposte chiare e azioni decisive.