A Cagliari, si è svolta una manifestazione contro l’espansione incontrollata delle energie rinnovabili, percepita da molti in Sardegna come un’invasione, in particolare per quanto riguarda la diffusione delle pale eoliche.
Sardegna in piazza: proteste contro l’espansione incontrollata delle rinnovabili. La protesta è promossa dal comitato Pratobello 24, capeggiato dal sindaco di Orgosolo, Pasquale Mereu. Questa mobilitazione coincide con la consegna in Consiglio regionale delle firme raccolte per un’iniziativa di legge popolare, presentata lo scorso 30 luglio a Orgosolo e sostenuta inizialmente da una trentina di sindaci.
“Pratobello 24 non mira a bloccare la transizione energetica”, ha dichiarato Mereu alla vigilia della protesta, “ma vuole garantire che questa avvenga nel rispetto del territorio e a favore della popolazione sarda, non delle multinazionali”. La manifestazione si è svolta in un contesto di crescente tensione, alimentata dall’approvazione di un disegno di legge regionale che definisce le aree idonee per i nuovi impianti rinnovabili, approvato con tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza stabilita dal Ministero dell’Ambiente. Diverse associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, Kyoto Club, Greenpeace e WWF Italia, si sono opposte alla misura.
La mobilitazione popolare
Durante il periodo di raccolta firme si sono certificate oltre 210mila adesion. “È un risultato straordinario”, ha commentato Mereu, sottolineando l’importanza di una partecipazione così ampia. “I sardi vogliono essere parte attiva nelle decisioni che influenzeranno il futuro della loro terra.”
La manifestazione di Cagliari segue altre proteste avvenute durante l’estate, ma ha assunto un rilievo maggiore in seguito all’approvazione del disegno di legge sulle aree idonee, che ha superato una moratoria di 18 mesi che bloccava nuovi impianti. Il nuovo provvedimento riguarda anche i progetti già autorizzati ma non ancora avviati.
La critica delle associazioni ambientaliste
Le principali organizzazioni ambientaliste, pur riconoscendo l’impegno della giunta regionale nell’affrontare una questione delicata e rimasta a lungo in sospeso, hanno espresso preoccupazioni sulla sostanza del disegno di legge. “Di fatto, la maggior parte del territorio sardo è stata classificata come non idonea per gli impianti rinnovabili”, hanno dichiarato Legambiente, Kyoto Club, Greenpeace e WWF Italia.
Secondo le associazioni, la normativa si concentra principalmente su lunghe liste di aree non idonee, mentre solo una parte molto ridotta riguarda le zone favorevoli allo sviluppo delle energie rinnovabili. “L’assenza di criteri chiari e uniformi a livello nazionale ha complicato ulteriormente la situazione”, hanno affermato. Il risultato, secondo le associazioni, è che la Regione rischia di tradurre in legge preoccupazioni ingiustificate, alimentate da una campagna mediatica contraria alle rinnovabili e sostenuta dagli interessi legati ai combustibili fossili.