Medici e infermieri si sentono profondamente delusi dalla recente manovra del governo Meloni.
Sanità: per il Gimbe l’incremento dei fondi è di poco più di 1 miliardo. Nonostante gli annunci iniziali che parlavano di un finanziamento sanitario di oltre 3 miliardi, il Fondo sanitario nazionale per il 2025 è stato incrementato di soli 1,3 miliardi, molto al di sotto delle aspettative e delle necessità del settore. La Fondazione Gimbe, analizzando la manovra, denuncia la discrepanza tra gli annunci e i fatti: “Si tratta di una vera e propria ‘cosmesi’ del Fondo sanitario nazionale – osserva il presidente Nino Cartabellotta – in quanto l’incremento reale si ferma a 1,3 miliardi contro i 3,5 miliardi proclamati dall’esecutivo”. La risposta delle organizzazioni professionali è stata immediata, con un annuncio di sciopero previsto per il 20 novembre.
Finanziamenti e “numeri fuorvianti”
La manovra prevede un aumento di 2,5 miliardi per il Fondo sanitario nel 2025 (+1,9%), dei quali solo 1,3 miliardi sono nuovi fondi, mentre gli altri 1,2 miliardi derivano da precedenti provvedimenti. Gimbe segnala come la presentazione degli stanziamenti per gli anni successivi risulti “fuorviante”, con valori cumulativi che non rappresentano i reali aumenti annuali. Questo approccio, sostiene Cartabellotta, non permetterà di realizzare il piano straordinario di assunzioni né di eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario, disattendendo le aspettative del ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Il Fondo Sanitario e le risorse future: un rilancio mancato
Secondo le stime, il Fondo Sanitario Nazionale raggiungerà i 136,5 miliardi nel 2025, i 140,6 miliardi nel 2026 e i 141,1 miliardi nel 2027. Tuttavia, gli incrementi reali per gli anni successivi rimangono modesti, con appena 536 milioni nel 2027 e circa 1,2 miliardi nel 2030. “Nonostante i proclami, il Fondo non viene rafforzato in modo progressivo – continua Cartabellotta – e il Servizio Sanitario Nazionale resterà in difficoltà nell’affrontare le crescenti richieste dei cittadini e dei professionisti”.
Il personale sanitario: incrementi marginali e contraddizioni
La manovra include piccoli aumenti di indennità per specifiche categorie, come il pronto soccorso (50 milioni nel 2025 e 100 milioni nel 2026) e un incremento salariale per i medici in formazione specialistica, che vedranno il loro stipendio passare da 26.000 a circa 28.000 euro annui per le specialità meno ambite. Tuttavia, per il presidente Gimbe, si tratta di interventi insufficienti per attrarre giovani medici verso specialità poco richieste. “Le risorse per il personale, già limitate, non basteranno per rimuovere il tetto di spesa e coprire le assunzioni promesse”, sottolinea Cartabellotta.
Le Regioni costrette a tagliare o razionalizzare
L’articolo 47 della nuova Legge di Bilancio prevede che siano le Regioni a finanziare 15 misure con risorse proprie. Secondo Cartabellotta, le risorse annuali del Fondo sanitario non bastano a coprire le necessità regionali, obbligando le amministrazioni locali a razionalizzare le spese, tagliare servizi o aumentare le tasse locali. In particolare, l’aumento del Fondo nel 2026, di circa 4 miliardi, non sarà sufficiente a coprire le spese aggiuntive previste, come quelle per la disabilità e le dipendenze comportamentali.
Un futuro incerto per il SSN
Con incrementi annuali ridotti, la manovra 2025 non offre un rilancio significativo del Servizio Sanitario Nazionale. “Gli aumenti sono cumulativi, non annuali, e non garantiscono una crescita reale del Fondo fino al 2030”, osserva Cartabellotta. Parte dei fondi sarà vincolata ai rinnovi contrattuali tra il 2028 e il 2030 e destinata a pochi obiettivi prioritari, lasciando il SSN privo delle risorse necessarie per affrontare le emergenze e mantenere la sua funzione universale.
In un quadro di risorse insufficienti e di necessità crescenti, il malcontento tra i professionisti del settore sanitario è destinato a crescere, mentre la manovra sembra destinata a inasprire le tensioni con il governo, spingendo sindacati e operatori verso ulteriori azioni di protesta.